Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Rosa Venerini a cura di Ermes Dovico
SCHEGGE DI VANGELO

Testimonianza di vita

Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Mc 6,17-29

Schegge di vangelo 29_08_2013

Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri. Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre: «Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro. Mc 6,17-29

Questo brano registra un concentrato della corruzione umana: lussuria, potere, ambiguità, inganno, delitti… Non c’è limite alla discesa nell’abisso del male. Ma questo episodio diventa anche un segno rivelatore. Giovanni è il bambino che aveva sussultato nel grembo di Elisabetta percependo la presenza di Gesù; è il Battista che aveva annunciato e indicato la venuta del Messia sulle rive del fiume Giordano; è il profeta che ha imitato Gesù dicendo chiaramente il suo giudizio sul bene e sul male; ora ne anticipa anche il destino di morte. Giovanni è testimone di Cristo non soltanto con il suo grido, ma anche con la sua vita. La sua missione che pareva conclusa viene ripresa nel modo più intenso e decisivo. Il martirio al quale viene sottoposto, è il suo ultimo e totale contributo per la realizzazione del disegno di Dio. Che ne sappiamo noi se il modo più efficace per annunciare Cristo consiste nelle parole con le quali lo proclamiamo o non piuttosto nella vita con la quale siamo chiamati a testimoniarlo, magari fino al martirio?