Tesserino e registri: ecco le regole per i lobbisti
La Giunta per il regolamento della Camera ha approvato un insieme di regole che rendono più trasparente il lavoro dei cosiddetti lobbisti. Così, la regolamentazione delle lobbies, cioè la disciplina delle attività di rappresentanza degli interessi, inizia a prendere forma anche nel nostro Paese. Presto anche al Senato.
Se ne discute da oltre mezzo secolo e senza mai intravvedere uno sbocco. Due giorni fa, invece, si è cominciato a fare sul serio, anche se siamo solo agli inizi. La regolamentazione delle lobbies, cioè la disciplina delle attività di rappresentanza degli interessi, inizia a prendere forma anche nel nostro Paese, grazie all’approvazione, da parte della Giunta per il regolamento della Camera, di un insieme di regole che rendono più trasparente il lavoro dei cosiddetti lobbisti.
Ad aver scritto il testo Pino Pisicchio, capogruppo del Gruppo Misto alla Camera e già presentatore, negli ultimi vent’anni, di importanti proposte di legge in materia. Non si tratta, quindi, di una vera e propria legge, dal momento che questa novità interviene solo su coloro che svolgono attività di lobbying presso la Camera dei deputati. Tuttavia, analogo passo potrebbe essere fatto dal Senato e da questo attivismo dei due rami del Parlamento potrebbe riattivarsi, questa volta in maniera risoluta, il processo legislativo di approvazione di una normativa vera e propria in materia, così come accadde negli Stati Uniti oltre 70 anni fa, e così come è accaduto in tantissimi Stati europei ed extra europei negli ultimi trent’anni.
Ma cosa cambia in concreto? La Giunta di Montecitorio ha approvato la regolamentazione dei soggetti che frequentano la Camera allo scopo di sensibilizzare il legislatore verso provvedimenti favorevoli alla propria categoria o alla propria azienda o associazione. Niente più faccendieri che mestano nel torbido, giocando sull’anarchia della loro attività di persuasione e mediazione, niente più persone che tutti gli addetti conoscono ma che non risultano in alcun registro. Ora i lobbisti dovranno dotarsi di tesserino e iscriversi a un registro, che sarà pubblicato sul sito della Camera dei deputati. I lobbisti dovranno anche presentare ogni anno una relazione sulle attività svolte, indicando in modo trasparente i mezzi impiegati per svolgerle e le loro finalità, oltre che i nominativi dei deputati incontrati.
É prevista una gradualità delle sanzioni, dalla sospensione dell’accesso alla Camera per alcuni giorni, alla cancellazione dal registro. Sarà ovviamente l’Ufficio di Presidenza di Montecitorio a comminare eventuali sanzioni. Rassicurante il fatto che potranno ottenere il tesserino solo quanti non abbiano riportato condanne per diversi reati, tra i quali quelli contro la pubblica amministrazione. Introdotto anche il principio del divieto delle cosiddette “porte girevoli”: chi non è più deputato dovrà aspettare almeno un anno prima di poter svolgere azioni di lobbying, rispetto alle quali potrebbe ovviamente far valere un vantaggio competitivo in termini di conoscenze, sia di funzionari e addetti che di procedure e meccanismi decisionali. Forse si sarebbero potuti fissare anche taluni obblighi relativi alla rendicontazione delle spese sostenute dai lobbisti (e dai loro datori di lavoro).
D'ora in poi, quindi, ci sarà maggiore trasparenza sulle attività di rappresentanza di interessi che dentro Montecitorio vengono svolte nei confronti dei deputati. Il provvedimento in materia di lobbies va ad aggiungersi al Codice di condotta per i deputati, varato anch'esso con l'obiettivo di far emergere e rimuovere ogni potenziale conflitto di interessi. Ora il cammino della definitiva affermazione di una cultura del lobbying deve proseguire in altre sedi. Innanzitutto va ricordato che il governo in carica, che si era impegnato, nel Documento di economia e finanza del 2014, a presentare entro il mese di giugno di due anni fa una propria iniziativa legislativa in materia, non l’ha ancora fatto. Le norme sulla trasparenza delle lobbies devono valere anche per il governo (altrimenti, come tentare di scongiurare altri casi Guidi-Gemelli?), per le amministrazioni centrali e periferiche dello Stato e per gli Enti locali, Regioni innanzitutto. Ci vuole, quindi, una legge specifica che regolamenti le attività di lobbying in tutti gli ambiti istituzionali, non solo alla Camera dei deputati.
D’altra parte, moltissime associazioni di lobbisti spingono per vedere riconosciuto per via legislativa il proprio lavoro e il proprio status. Sarebbe la strada giusta per superare il discredito che investe tuttora le attività di lobbying, considerate illecite a prescindere dai loro contenuti. Tra i requisiti di un lobbista ci devono essere le conoscenze, ma anche la capacità di analisi e di approfondimento di materie complesse, il che rimanda alla necessità di individuare percorsi formativi istituzionalizzati per figure del genere. Il lobbista non può essere considerato soltanto «uno che conosce tanta gente», ma agli occhi dell’opinione pubblica e degli addetti ai lavori deve sempre più accreditarsi come un professionista dotato di capacità comunicative, profonda conoscenza dei processi decisionali e robuste competenze nei settori nei quali opera.