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NEGATA L'ESTRADZIONE

Terroristi, peggio della Francia c'è il silenzio italiano

La sentenza di Parigi che continua a garantire l’impunità per i terroristi rossi è un’offesa all’Italia e al popolo italiano. Ma i nostri governanti, anziché indignarsi per quanto è accaduto in Francia, continuano a far finta di niente e a parlare di unità europea. 

Politica 01_07_2022

E pensare che il trattato Francia-Italia firmato a novembre scorso parla di “reciproco rispetto delle prerogative giudiziarie in campo penale”. La sentenza di Parigi di due giorni fa, che continua a garantire l’impunità per i terroristi rossi, è un’offesa all’Italia e al popolo italiano. Ma i nostri governanti, anziché indignarsi per quanto è accaduto in Francia due giorni fa, continuano a far finta di niente e a parlare di unità europea, con ossessivo riferimento al conflitto russo-ucraino. Come se fosse quello l’unico fronte su cui misurare la collaborazione con i Paesi confinanti come la Francia.

La Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi mercoledì scorso ha deciso di negare l’estradizione richiesta dall’Italia per i dieci ex terroristi rossi arrestati nell’ambito dell’operazione “Ombre rosse” nell’aprile 2021, tra cui l’ex militante di Lotta Continua, Giorgio Pietrostefani, condannato in Italia come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Calabresi.

Sono in tutto dieci gli italiani condannati per terrorismo negli anni di piombo e rifugiatisi in Francia dagli anni Ottanta, fermati nell'aprile 2021 nell'ambito dell'operazione Ombre rosse. Si tratta di Giorgio Pietrostefani (68 anni), non presente in aula due giorni fa per motivi di salute, Enzo Calvitti (67), Narciso Manenti (65), Giovanni Alimonti (66), Roberta Cappelli (66), Marina Petrella (67), Sergio Tornaghi (63), Maurizio Di Marzio (60), Raffaele Venturi (70), Luigi Bergamin (72).

La Chambre de l'Instruction della Corte ha applicato gli articoli 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 6 (diritto ad un equo processo) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e, dopo un anno e tre mesi, ha respinto in blocco tutte le richieste per i dieci ex terroristi.

Pilatesco il commento del Ministero della giustizia francese: «L'autorità giudiziaria francese ha preso una decisione in modo sovrano e il ministero della Giustizia non ha a commentare questa decisione. Tuttavia, teniamo a riaffermare l'alto livello di fiducia reciproco tra le autorità francesi e le autorità italiane, che condividono entrambe una concezione esigente dello Stato di diritto. La cooperazione giudiziaria tra Francia e Italia si basa attualmente sugli strumenti di riconoscimento reciproco dell'Unione Europea che consentono una grande fluidità negli scambi che si basano sulla fiducia reciproca tra autorità giudiziarie».

Il Ministro italiano della giustizia, Marta Cartabia, sospende il giudizio e attende di conoscere le motivazioni della sentenza, che ha gettato nello sconforto le famiglie di quelle azioni terroristiche degli anni di piombo. Una ferita che dunque non si rimargina. Il giornalista Mario Calabresi, figlio del commissario assassinato, avverte nella sentenza «il sapore amaro del sistema francese, che per decenni ha garantito l'impunità a un gruppo di persone che si sono macchiate di reati di sangue». Un modo elegante per sottolineare che l’Italia ha ricevuto un altro schiaffo dalla Francia, che evidentemente considera la giustizia italiana non all’altezza.

Dunque, non c’è solo il risvolto offensivo nei confronti dei familiari delle vittime e della memoria di queste ultime. C’è la consapevolezza che i francesi considerano gli italiani alleati solo in alcune cose, ma poi non rispettano fino in fondo le istituzioni del nostro Paese, in questo caso quelle giudiziarie.

«Negare l'estradizione da parte della Francia ad un gruppo di terroristi rossi è un atto gravissimo che non ha nulla a che vedere con il garantismo e la libertà di espressione sempre difesi da Parigi. Qui si tratta di partecipazione attiva ad un progetto criminale ed eversivo», scrive su Twitter Antonio Tajani, Coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Partito Popolare Europeo.

«Ci eravamo illusi – attacca la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni - che la dottrina Mitterrand (relativa al diritto d’asilo in Francia, n.d.r.) fosse finita. Prendiamo atto che non è così. I familiari delle vittime meritano verità e giustizia. Il governo Draghi si attivi subito: questi criminali devono scontare in Italia la pena fino all'ultimo giorno. La decisione adottata dalla Corta d’Appello di Parigi è inaccettabile e vergognosa».

In effetti suona come una beffa questa decisione della Corte francese. E’ vero che nessuno potrà restituire all’affetto dei propri cari le vittime del terrorismo degli anni di piombo, ma appare davvero oltraggioso e avvilente accettare che terroristi italiani possano continuare ad essere liberi in un altro Paese e non pagare per le loro nefandezze. Una brutta pagina nella storia della collaborazione tra Francia e Italia, che meriterebbe una ferma presa di posizione da parte dei governanti del nostro Paese.