Terrorismo, anche il cardinale spara sui cattolici
Timothy Dolan, arcivescovo di New York, in una intervista fa una analogia tra l'Isis e l'Ira in Irlanda del Nord, per dimostrare che quello del Califfo non è il vero islam. Un paragone inaccettabile sotto tutti i punti di vista, e una tendenza preoccupante ad attribuire colpe ai cattolici per salvare l'islam.
Si può comprendere il desiderio di aiutare il mondo musulmano a prendere le distanze dai terroristi islamici, magari promuovendo anche una revisione dell’islam; ed è certo da apprezzare la volontà di non esasperare ulteriormente la tensione. Ma per quale motivo lo si deve fare raccontando menzogne sul Cristianesimo? O tirando in ballo i cattolici quando non c’entrano nulla?
È ingiustificabile, sebbene comprensibile, quando lo fa il presidente americano Barack Obama, quando – lo ricorderete – aveva proposto un parallelo con il rogo degli eretici nel Medioevo quasi per giustificare le terribili immagini del pilota giordano bruciato vivo in una gabbia (clicca qui). Ma se a proporre certe analogie è addirittura un cardinale di Santa Romana Chiesa c’è di che rimanere basiti, soprattutto quando questo cardinale è Timothy Dolan, arcivescovo di New York, non certo conosciuto per essere un fanatico progressista.
Eppure il cardinale Dolan è riuscito a mettere sullo stesso piano l’Isis con l’Ira, l’Esercito Repubblicano Irlandese responsabile di diversi attentati terroristici in Irlanda del Nord e in Inghilterra dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo scorso. In una intervista alla CNN, affermando che i terroristi dell’Isis «non sono veri islamici», si è lanciato in questa analogia: «Ricordate 30, 35, 40 anni fa l’Ira in Irlanda? L’Ira diceva di essere cattolica. Ed erano battezzati; avevano una identità cattolica. Quello che facevano però era una perversione di ogni cosa la Chiesa affermasse. E a grande merito dei vescovi irlandesi bisogna dire che ogni volta che l’Ira faceva saltare un’auto, una casa o una caserma dell’esercito britannico, i vescovi irlandesi dicevano “non sono cattolici”».
Con tutto il rispetto che gli si deve, bisogna però dire chiaramente che il cardinale Dolan ha le idee abbastanza confuse sia sull’Isis che sull’Ira, oppure l’ansia di apparire politicamente corretto ha ormai preso il sopravvento sul compito di affermare la verità.
Lasciamo pure perdere l’aspetto quantitativo e qualitativo degli atti di terrorismo (e senza considerare che l’Ira aveva di fronte anche terroristi di segno opposto), che già da solo dovrebbe scoraggiare qualsiasi tipo di paragone: sarebbe come fare un’analogia tra la Germania nazista e il Venezuela di Chavez. Per quanto sia condannabile e perverso questo regime sarebbe piuttosto arduo paragonarlo con i campi di sterminio di hitleriana memoria. Ma qui siamo ancora nel campo del buon senso. E lasciamo stare anche il riferimento al battesimo come prova della "responsabilità" cattolica. Con questo metro di giudizio allora anche il nazismo e il comunismo andrebbero addebitati al cristianesimo. E anche qui basterebbe il buon senso per evitare di dire sciocchezze.
Ciò che è davvero grave invece è l’equazione “l’Isis sta all’islam come l’Ira sta al cattolicesimo”. Eh no, questo è inaccettabile. Non solo perché – come giustamente ricordato da Dolan (almeno questo) – i vescovi cattolici non hanno mai approvato gli atti terroristici, ma neanche l’Ira si è mai sognata di proclamarsi un esercito cattolico. Al contrario l’Ira aveva una chiara identità marxista e mai nessun suo leader ha affermato o lasciato capire che si stavano battendo per una forma più pura di cattolicesimo o per convertire i protestanti alla vera religione. L’Ira combatteva per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord, era un esercito repubblicano contro le milizie lealiste e le «truppe di occupazione britanniche». In modi sbagliati, con atti terroristici ingiustificabili, con il terrore anche nei confronti della popolazione cattolica, ma mai in nome della fede cattolica.
Il che non è evidentemente il caso dell’Isis, che sta invece combattendo una guerra d’invasione e di terrore e lo fa dichiaratamente in nome dell’islam. Una perversione? Prima il cardinale Dolan dovrebbe dimostrare che altri paesi islamici si comportano in modo così diverso dallo Stato Islamico di al Baghdadi: l’Arabia Saudita ad esempio, dove le decapitazioni sono forse più frequenti che nel Califfato e nelle persecuzioni contro chi non è in linea con il regime non si scherza di certo. Il fatto è che non c’è un solo stato islamico (esiste una Conferenza dei paesi islamici) dove ci sia non dico libertà e democrazia, ma neanche il minimo rispetto dei diritti umani fondamentali a cominciare dalla libertà religiosa.
Come abbiamo detto più volte un conto è affermare che magari la maggioranza dei musulmani è contro la violenza, un altro è dire che la violenza e il fondamentalismo non c’entrano nulla con l’islam. Chiudere gli occhi sulla realtà non solo ci rende vulnerabili ma non aiuta neanche coloro che all’interno dell’islam stanno cercando di promuovere una riforma religiosa.
Ora però sembra che in questo processo di auto-dissolvimento abbiamo fatto un passo ulteriore: per dimostrare che il terrorismo non c’entra nulla con l’islam ci stiamo inventando l’esistenza di un terrorismo cattolico. Di cui ovviamente noi dobbiamo vergognarci, mentre il Califfo avanza indisturbato tagliando teste e seminando terrore.