Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Cecilia a cura di Ermes Dovico
RIPASSO DI STORIA

Terra-senza-mali? Ma per favore....

Con una liturgia ad hoc vogliono riesumare il mito della Terra senza mali, ma una terra così non è mai esistita, né in Amazzonia né altrove. Vale invece la pena ricordare ciò che i missionari del XVI e XVII secolo - molti erano i gesuiti - trovarono all'arrivo in queste terre.

Ecclesia 25_10_2019
Reducciones

Giunge notizia che il giovanotto che è andato a buttare nel Tevere le statuette di Pachamama è denunciato per furto. Vabbè, faremo una colletta per pagargli l’avvocato. In parallelo, però, una bella denuncia per vilipendio del culto cattolico a quelli che il 12 ottobre u.s. (non a caso, anniversario dello sbarco di Colombo) hanno messo in scena, in chiesa, la c.d. Messa per la Terra senza mali, no? Ma sì, misericordia, vediamo di non essere «rigidi» e «fondamentalisti».

La Chiesa è dei preti, e ci fanno quel che vogliono. Anche le chiese sono di proprietà dei preti, e pure la liturgia e le preghiere e il culto di chi pare loro. Possono dunque farne mense popolari, dormitori per africani e perfino dancing, basta trovare la formula «misericordiosa» adatta. I fedeli comuni? I famosi laici il cui ruolo era stato enfatizzato dal Concilio Vaticano II? Il loro ruolo è uno e uno solo: versare l’obolo, e stare zitti. E non si azzardino a secedere rifugiandosi in qualche santuario o in una congregazione di vecchio stampo, ché arriva subito il Kommissario.

In un precedente articolo avevo scritto che in tempi di impero sovietico almeno si poteva scappare in Occidente. Oggi, per trovare un minimo di culto cristiano bisogna scappare in Oriente, nei Paesi che, avendo sperimentato sulla propria pelle (come si diceva nella lingua di legno sessantottarda) il paradiso comunista, di roba del genere non ne vogliono più sapere, nemmeno nella vecchia, frusta e stantia versione clericale della Teologia della Liberazione, risorta come novità e «apertura».

Infatti, a spulciare le cifre, si vede che al calo dell’8xmille alla Chiesa cattolica italiana corrisponde un rialzo di quello per la Ortodossa. Ritenuta più seria e, mi si passi il termine, tradizionale (nel senso di fedele alla Tradizione, almeno alla sua).

La famosa Messa per la Terra senza mali? Pare sia un’invenzione di missionari (si fa per dire) mandati in Amazzonia per evangelizzare e, come i famosi preti operai degli anni Cinquanta, tornati evangelizzati (o, se preferite i Pifferi di Montagna, fate pure). Infatti, alla cerimonia del 12 ottobre gli indios erano pochi, tutti gli altri erano preti e volontari (c’era anche un cardinale) europei. In verità, la Terra senza mali o la terra-senza-male non è mai esistita, nemmeno in Amazzonia.

Infatti, i missionari spagnoli e portoghesi del XVI e XVII secolo trovarono che gli indios la cercavano, quella benedetta terra, a ciò spinti dai loro sciamani. Il nomadismo da età della pietra (tale era la loro condizione) era aggravato proprio da queste continue, estenuanti migrazioni verso la fantomatica terra-senza-male che gli sciamani promettevano ma che si trovava solo nelle loro allucinazioni più o meno artificiali. Una vita da bestie, in un ambiente infernale (altro che «paradiso amazzonico»), in promiscuità ributtante, con cacicchi che potevano prendersi tutte le donne che volevano, con abbandono di anziani e neonati (i gemelli portavano sfortuna, perciò se ne eliminava uno).

Per giunta, una volta trovato di che mangiare, ecco che bisognava lasciare tutto per ricominciare la peregrinazione alla ricerca della terra-senza-male. I missionari gesuiti (quelli di quei secoli, ovvio) organizzarono perciò le Reducciones, perché solo il sedentario mangia ogni giorno, non il nomade alla perenne ricerca dell’isola-che-non-c’è. Non pochi di quei gesuiti ci rimisero la vita per mano di quegli sciamani e quei cacicchi a cui avevano sottratto l’osso. E la Chiesa (quella classica) li ha beatificati.
Tra gli ultimi canonizzati, i martiri di Tlaxcala, catechisti, tre ragazzini, uno ucciso dal padre cacicco e gli altri linciati.

Fece scalpore, anni addietro, quel capo yanomami che si era presentato sul palco dei relatori in una delle tante conferenze internazionali per il «salvataggio» della Amazzonia vestito con una pelle di leopardo. Subissato per attentato all’ecosistema, dichiarò pressappoco così: signori miei, ditemi voi che cosa dovrei fare quando incontro un giaguaro nella jungla. E puntò il dito contro quelli che volevano far restare gli indios all’età della pietra per poterli contemplare come allo zoo. Ma anche noi – disse – vogliamo il frigorifero e case riscaldate, nonché l’aereo perché l’ospedale più vicino è a tremila miglia.
Tempo dopo si scoprì che certi della sua etnia tagliavano gli alberi per rivenderli. Orrore! Diversi Vip – cantanti e attori, ovviamente - si dimisero dal comitato, lagnandosi come Idefix (il cane di Asterix che piange per ogni albero abbattuto perché non sa più dove mingere), ma il capo leopardato ribadì la sua posizione.