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INTERVISTA / PADRE PATTON

Terra Santa e Medio Oriente, il sogno di una pace tra i popoli

Padre Francesco Patton, confermato alla guida della Custodia di Terra Santa, parla alla Bussola: la situazione è complicata, ma ci sono anche segni di speranza. E incoraggia il ritorno dei pellegrini. «Questo è il luogo dove c'è più unità tra i cristiani, l'ecumenismo è vita quotidiana». «Le scuole cattoliche sono un esempio di convivenza, anche i musulmani scelgono le nostre scuole». «Purtroppo i cristiani continuano a lasciare queste terre».

Ecclesia 16_05_2022
Padre Francesco Patton

«Spero di poter visitare e abbracciare due miei confratelli che vivono nella regione di Idlib, nella valle siriana dell'Oronte, una zona della Siria ancora sotto il controllo dei jihadisti. Finora non ho visitato le loro comunità perché è impossibile entrare e uscire da quella zona. Questo mio desiderio è anche un segno di vicinanza ai cristiani che sono rimasti in quei posti, non lontani dal confine con la Turchia, durante la guerra. Oltre a questo desiderio, ne ho un altro: poter vedere che in Terra Santa e in tutto il Medio Oriente ci sia la pace tra i popoli. Che siano deposte le armi e cessino le ostilità tra fratelli». È padre Francesco Patton, il confermato Custode di Terra Santa, di origine trentine, che parla di queste sue speranze. Dopo essere stato eletto, dal Definitorio Generale dell’Ordine dei Frati Minori Francescani, ha ottenuto l’approvazione da parte di papa Francesco. Alla guida di un "piccolo esercito", di circa 300 frati di varie nazionalità e lingue, la sua giurisdizione si estende in vari paesi: Israele, Palestina, Libano, Siria, Giordania, Cipro, Rodi, oltre al convento del Muski al Cairo.

Ha accettato la riconferma alla guida della Custodia di Terra Santa come un servizio non solo alla Chiesa universale, ma anche alla Chiesa Madre di Gerusalemme, dove tutto è nato.

Un sogno che potrà trasformarsi in realtà?
Padre Patton non risponde. Cita il profeta Isaia: «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell'arte della guerra» (Is, 2).

Esistono in Terra Santa dei gesti di fraternità significativi sia ecumenici che interreligiosi?
Sì. Direi che a livello ecumenico i gesti più significativi, in questi anni, sono stati quelli della collaborazione tra le varie comunità, come il messaggio per Natale e per Pasqua frutto dell’incontro tra i capi delle chiese, coordinati dal patriarca greco ortodosso Teofilo III.

È stato un gesto di fraternità anche quello di avviare e portare a termine i lavori per il restauro del Santo Sepolcro.
Dice bene. Solamente con la disponibilità di tutti nel compiere gesti concreti di unità siamo riusciti a salvaguardare quel luogo santo, a restaurare l’edicola del Santo sepolcro e ad avviare il progetto di restauro dell’intero pavimento, per evitare problemi alla struttura.

Ma si è trattato di un lavoro cosiddetto manuale ...
È dai piccoli gesti che nascono i grandi segni. Questa iniziativa ha sicuramente fatto crescere il dialogo e la fiducia reciproca tra i cristiani di Terra Santa, perché fare le cose insieme aiuta a conoscersi e ad alimentare la stima vicendevole. Aggiungo che il rapporto tra le comunità cristiane, in questi luoghi, è molto fraterno.

Si riferisce al dialogo esistente tra le famiglie?
Non solo. Direi che questo, probabilmente, è il luogo dove c'è più unità tra i cristiani. Può sembrare una cosa strana, paradossale; nel resto del mondo, l'ecumenismo è spesso una questione da salotto, mentre qui l'ecumenismo è vita quotidiana.

Ad esempio?
La comunità cristiana è molto piccola. Meno del due per cento. È normale che un greco ortodosso sposi una latina o che un latino sposi una greca o una siriaca... In quasi tutte le famiglie cristiane l'ecumenismo è di casa.

E anche nella scuola ...
Le nostre scuole sono frequentate per il 50% da cristiani e l'altro 50% da musulmani. Ma la metà degli studenti cristiani va suddivisa tra fedeli di tutte le confessioni.

E per quanto riguarda le fedi ...
Quando si insegna la religione si mettono in evidenza le cose positive, quelle che uniscono, ma non si tace sulle differenze. Non mettiamo mai una fede contro l'altra e soprattutto evitiamo di dar spazio a posizioni fondamentaliste.

Perché le famiglie musulmane scelgono una scuola cristiana per i loro figli?
Trovano nelle nostre scuole una grande serietà formativa. Si fidano di noi. Faccio un esempio: a Gerico, nella nostra scuola, il 96% è composto di alunni musulmani. I genitori fanno a gara a mandare i loro figli a studiare da noi. Purtroppo, qualcuno non viene ammesso perché non ci sono aule sufficienti per aumentare ogni anno il numero di studenti che possono essere accolti.

Ma sono consapevoli di mandare i loro figli in scuole cristiane?
Certo. Sanno che noi festeggiamo il Natale, la Resurrezione. I musulmani di Terra Santa, ad esempio, hanno anche un atteggiamento diverso nei confronti del Cristianesimo, sanno che Gesù è nato qui, conoscono la figura della Madonna. A Betlemme le donne musulmane vanno a visitare la Grotta della Natività e la Grotta del Latte. Ci vanno per chiedere il dono della maternità. Sono musulmane, ma vivendo in un contesto dove le tradizioni cristiane sono molto radicate è evidente che anche loro posseggono dei frammenti di Cristianesimo, quelli stessi che del resto si trovano nel Corano.

Ma c'è anche una scuola che è il fiore all'occhiello della Custodia. Mi riferisco all'Istituto Magnificat...
È una scuola di musica collegata al Conservatorio di Vicenza, nella quale sono riconosciuti i gradi del conservatorio. Si trova a Gerusalemme, ed è una scuola interreligiosa, dove la maggior parte degli insegnanti è ebrea, mentre la maggior parte degli studenti sono palestinesi di religione cristiana e musulmana. È un luogo dove la convivenza è possibile. Una goccia nel mare, ma pur sempre un segno importante.

Una Pasqua di tensione, quella di quest’anno. Morti, feriti, arresti ... E la scia di sangue prosegue.
Le tensioni, purtroppo, non sono una novità a Gerusalemme. Sono fatti che avvengono tutti gli anni in occasione delle festività.

Ma questa volta la violenza non si è fatta attendere.
Non certamente come lo scorso anno, quando ci furono undici giorni di guerra, con lanci di missili da Gaza e un bombardamento massiccio sulla Striscia, da parte israeliana. Abbiamo visto anche un paio di missili illuminare il cielo di Gerusalemme. Quest'anno ciò non si è verificato, ma in occasione delle feste è molto facile che possa esserci qualche momento di turbolenza e anche di violenza, a causa della cultura mediorientale che salda la dimensione religiosa a quella politica.

Perché gli ebrei si recano nella Spianata delle moschee sapendo che è meglio non andarci?
Anche il Gran Rabbinato di Gerusalemme sconsiglia agli ebrei di recarsi sulla Spianata del Tempio. Purtroppo, ci sono gruppi integralisti ebraici che ci vanno per rivendicare un qualcosa che oggi diventa difficile poter ottenere.

Si tratta, dunque, di una provocazione?
Sicuramente, ma qui siamo in un posto dove le provocazioni sono all'ordine del giorno....

Cosa può fare la comunità cristiana per fermare la violenza?
Innanzitutto, evitare di farsi coinvolgere, poi ricordare che va sempre distinta la dimensione politica da quella religiosa.

Oggi l'attenzione dei Grandi del mondo è concentrata sulla guerra tra la Russia e l’Ucraina.
Purtroppo, questo conflitto - ahimè! - sta facendo milioni di profughi e migliaia di morti. È naturale che il mondo sia concentrato su questo.

Gli accordi di Abramo hanno spostato l'attenzione dalla questione israelo-palestinese ...
Certamente. L'attenzione, ora, è rivolta, principalmente, ad un probabile accordo con i paesi attorno ad Israele, anziché ad un processo di pace interno al paese.

Come giudica le recenti prese di posizioni del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov?
Non saprei, e preferisco non rischiare di fare l'esegeta del pensiero altrui.

Ma le parole pronunciata da Lavrov sono state ascoltate ...
Le parole sono parole, però sappiamo che dietro a ciò che si dice, a volte, ci sono anche dei messaggi in codice, e non possedendo il codice per decifrare questo tipo di messaggi, mi astengo.

Putin ha chiesto allo stato d'Israele la restituzione della Chiesa Nevsky, nel centro storico di Gerusalemme. Come mai Israele non restituisce il Cenacolo alla Custodia?
Questo è di competenza di un una trattativa diplomatica tra Santa Sede e stato d’Israele. Io non faccio parte della commissione che si occupa direttamente di questo tema. Lascio a chi di dovere risolvere questo problema assieme agli altri. L'esperienza degli otto secoli di presenza francescana, in questa terra, ci ha insegnato qualcosa

Essere pazienti
Innanzitutto essere pazienti e ad avere obiettivi di lungo termine, non solo di corto respiro

Che messaggio può dare ai cristiani?
Il messaggio che mi sento di suggerire è quello di continuare a essere lievito, sale e luce. Sono categorie che Gesù utilizza in generale per il cristiano rispetto al mondo, ma che si adattano perfettamente ad una condizione, come quella in Terra Santa, dove i cristiani sono numericamente minoritari. Ma vanno, comunque, tenute in considerazione le radici e mantenuta viva la conoscenza della storia. I cristiani devono sentirsi orgogliosi di essere i discendenti delle prime comunità.

Molti cristiani lasciano questa terra ed emigrano altrove.
Purtroppo, ha ragione! Emigrano anche coloro che si sentono fieri di essere cristiani. Penso ai siriani che hanno dovuto lasciare il loro paese durante la guerra e sono giunti in paesi europei, dove la fede sembra scomparsa. La loro testimonianza, qualche volta, ha rivitalizzato le parrocchie che li hanno accolti perché sono cristiani che hanno una seria pratica religiosa.

Con la fine del divieto di spostarsi causato dalla pandemia i pellegrini stanno ritornando in Terra Santa
Questo è un aspetto positivo. I pellegrini, venendo in Terra Santa, devono sentirsi tranquilli, non devono avere alcun tipo di paura. Qui trovano i luoghi della nostra salvezza e le piccole comunità di credenti, discendenti dalla prima, quella di Gesù, che qui ha dato inizio alla Chiesa, che qui vive ininterrottamente fin dal mattino di Pentecoste!.