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IL DOCUFILM

Terra di Maria, inchiesta sui moderni figlioli prodighi

Con Terra di Maria, il regista spagnolo Manuel Cotelo segue il percorso di personalità di rilievo la cui esistenza è cambiata dall’incontro con Maria. Persone reali, scovate in tutto il mondo, che, in un certo momento della loro esistenza, hanno sentito il richiamo della conversione e sono tornati alla casa del Padre.

Cultura 08_12_2014
La locandina

Dopo L’Ultima Cima, dove si dava testimonianza della vita speciale di Don Pablo Domínguez, un prete straordinario tragicamente scomparso sul monte Moncayo, il regista spagnolo Juan Manuel Cotelo torna ad addentrarsi nel territorio della fede indagandone, ancora una volta, il mistero profondo. E lo fa con un lavoro attraverso cui la fiction si mischia alla realtà nel corso di un lungo viaggio, un vero e proprio pellegrinaggio, intorno al mondo per incontrare personalità di rilievo la cui esistenza è stata letteralmente cambiata dall’incontro con Maria.

Indossando i panni di un moderno 007, Juan Manuel Cotelo viene chiamato a una missione particolare: quella di scoprire cosa si cela dietro la gente che, ancora oggi, affida la propria vita alla provvidenza, a Dio e soprattutto alla Madonna nel tentativo dichiarato di sminuirne le convinzioni con domande provocatorie. Così, improvvisandosi Avvocato del Diavolo, Cotelo gira il mondo in lungo e in largo per incontrare e intervistare personalità di ogni genere e appartenenza. In alcuni casi si tratta di uomini e donne ben lontane dal mondo cattolico che, nel corso della loro vita, si sono ritrovati a un punto di non ritorno. Smarriti di fronte a un desiderio di felicità inappagato, questi uomini hanno banalmente ricercato la loro felicità nella materialità viziosa di quelle illusioni quotidiane che gratificano solo momentaneamente l’animo umano salvo poi lasciarlo precipitare nel vuoto di un profondo senso di solitudine. In altri casi, la testimonianza è quella di uomini o donne che hanno scelto di dedicare la propria vita a una missione cristiana per testimoniare l’amore di Dio in giro per i quartieri più malfamati o abbandonati delle periferie esistenziali. 

In questo modo, Cotelo racconta al mondo la storia di John Bruchalski, un ginecologo americano che, spinto dalla convinzione di agire per il bene e per la libertà della donna, ha dedicato anni della sua vita a praticare aborti. “Mi guardavo intorno e mi rendevo conto che aumentavano le infezioni, le depressioni, le famiglie distrutte… mi chiedevo cosa ci fosse di sbagliato”, racconta Bruchalski in Terra di Maria. Lui, un uomo che aveva scelto di dedicare la sua vita a preservare quella degli altri uomini, si era ritrovato nella condizione di deciderne, al contrario, la fine. È quanto gli fa notare una sua infermiera in uno scambio di battute che si rivela liberatorio se non addirittura fondamentale. Il dottore di fronte ad una realtà tanto semplice quanto disarmante non può che cominciare a muovere i primi passi in un territorio a lui del tutto sconosciuto e fino ad allora ignorato che lo conduce addirittura al Santuario di Guadalupe. 

Preziosa la testimonianza della modella Amada Rosa Pérez di Bogotà. Quando successo, fama, soldi, bellezza non bastano a fare la felicità, probabilmente questa va ricercata altrove. E quando lo yoga, il reiki, il feng-shui e persino i tarocchi non le danno le risposte che cerca per star meglio, Amada decide di entrare per caso in una chiesa. Qui si sente accolta da un abbraccio materno e da un senso di protezione e amore fino ad allora dimenticato tanto da riuscire a chiedere anche perdono per i suoi tre aborti. Un messaggio importante soprattutto per tutti quei giovani che ricercano la felicità inseguendo i falsi miti della modernità. Commovente la testimonianza di Silvia Buso, una ragazza padovana a cui, a soli diciassette anni, viene diagnosticata una paraplegia e un destino su una sedia a rotelle. Dopo nove mesi, durante un viaggio a Medjugorje, Silvia riprende a camminare. Per non dimenticare, infine, Salvador Íñiguez, un giovane messicano di Guadalajara, che di mattina lavora come infermiere geriatrico e di notte passa da un bordello all’altro della città per avvicinare prostitute e travestiti e ricordare loro che Dio li ama, sempre, comunque e nonostante... 

Il regista spagnolo prova, con Terra di Maria, a lanciare un messaggio di speranza con l’auspicio che venga raccolto da chi è ancora alla ricerca di una propria esigenza di felicità ma lo fa con un docufilm che, a tratti, risente di una confezione un po’ troppo forzata e pensata. L’avvio, ben lontano dall’essere divertente, come da molti sostenuto, risulta quasi inutile e ne banalizza il senso profondo. Le gag e la battute di Cotelo, che già non erano mancate ne L’Ultima Cima, in questo caso non aggiungono nulla a un lavoro il cui reale merito risiede nella parole, negli sguardi, nei sorrisi e nelle testimonianze di quelle persone che hanno avuto il coraggio di andare oltre il loro (pre)-giudizio per aprire il cuore a un mistero più grande. Limiti non da tutti condivisibili e sicuramente perdonabili da chi riuscirà a riconoscere in questo secondo lungometraggio il pregio di aver portato in primo piano il cambiamento di uomini smarriti ritornati al Padre. Il film, seppur ad avviso di chi scrive molto meno toccante ed emozionale rispetto a L’Ultima Cima, apre a una riflessione sul mistero della fede e, nonostante la cornice un po’ troppo semplicistica, giunge ad una semplice quanto fondamentale conclusione: il mordente di tutto è proprio l’amore, quello disinteressato che muove e smuove tutto, un amore che è per tutti e aspetta soltanto che l’uomo abbia il coraggio di sdoganarsi dalla condizione di prigionia che crede di aver scelto in totale libertà per aprirsi a un bene più assoluto.