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GENDER

Terni, se ti insegnano che i soldatini sono rosa

"Soldatini rosa e bambole azzurre" per "l’educazione emotiva e alla parità di genere tra donne e uomini" nelle scuole elementari. La promotrice, la consigliera Di Lernia (centrosinistra), nega vi sia dell'ideologia gender. L'assessore Alessandrini (Lega) resta perplessa e avverte che fra i promotori ci sono organizzazioni femministe militanti

Educazione 21_10_2018
Famiglia

I soldatini sono verdi, perché quello è il colore delle divise che sono pensate per mimetizzare i militari, mentre le bambole sono rosa perché quella è la pigmentazione della pelle dei neonati. Vedere in queste realtà cromatiche scelte dettate dal sessismo significa strumentalizzare e piegare all’ideologia dei dati di fatto riscontrabili nella natura delle cose.

Emergono da queste semplici riflessioni le perplessità espresse da un esponente della giunta di Terni e da molti cittadini del capoluogo umbro riguardo al progetto ‘Soldatini rosa e bambole azzurre’, teso all’educazione emotiva e alla parità di genere tra donne e uomini. L’iniziativa è rivolta alle classi terze e quarta delle scuole elementari e promossa da Maria Luisa Di Lernia, consigliere pari opportunità della Provincia, in collaborazione con l’associazione Forum donne di Amelia. “Il progetto non entrerà mai nelle scuole del Comune se resta questo nome e se non vengono esposte nel dettaglio le attività e gli obiettivi dell’iniziativa, che ufficialmente si propone di destrutturare non meglio specificati stereotipi e di rileggere il ruolo delle donne nella letteratura e nelle fiabe. La scuola non deve sostituirsi alla famiglia”, ha messo subito in chiaro l’assessore alla scuola di Terni, Valeria Alessandrini (Lega).

Si è aperto così un braccio di ferro con le proponenti, che venerdì hanno tenuto una conferenza stampa per spiegare che il progetto non ha nulla a che vedere con “oscure teorie gender”. La consigliera provinciale di parità, Teresa Di Lernia (centro sinistra) ha definito l’intervento dell’assessore Alessandrini “un’ingerenza politica sgarbata, in un territorio che non le compete". “Non ci saranno fisicamente bambole azzurre o soldatini rosa” ha aggiunto la Di Lernia. Silvia Coppola, referente del progetto, ha spiegato che il titolo voleva porre l’attenzione su un concetto stereotipato e “abbiamo avuto ragione vista la polemica che ne è nata”. Le ideatrici hanno quindi continuato a parlare di “alfabetizzazione emotiva ed educazione alla differenze”.

Tutti convinti allora? Niente affatto. L’assessore Alessandrini cita alcuni passaggi contenuti all’interno del progetto dove si fa specifico riferimento a tematiche “legate alla personalità, stimolando la riflessione su se stessi, sulle proprie aspirazioni, su come siamo e come vorremmo essere” e riflessioni “sulla propria identità di genere”. L’esponente della giunta eletta appena lo scorso giugno afferma poi che le “piacerebbe approfondire anche la parte relativa a stereotipi presenti nei media, nelle fiabe e nella letteratura, cercando di capire se in questo caso ci sia intenzione, spero proprio di no, di correggere i Fratelli Grimm, cambiare il colore rosso a Cappuccetto o rivisitare chissà come il Pinocchio di Collodi”. “Esistono dei passaggi di tale progetto – prosegue l’assessore - che non mi convincono del tutto soprattutto in relazione all’effettiva efficacia delle metodologie utilizzate per far passare un messaggio universale e condiviso: quello della lotta alla discriminazione”. Valeria Alessandrini ci tiene a ricordare che la lotta alle discriminazioni e la violenza sulle donne è anche una sua battaglia. Per questo motivo ha avviato un progetto in collaborazione con Prefetto e Questore sul contrasto alla droga o al bullismo.

Sentita dalla Nuova BQ, Alessandrini offre una lettura critica della scheda del progetto che tutti possono visionare sulla pagina Facebook Forum donne Amelia. Le attività realizzate si pongono, innanzitutto, come uno stimolo di “cambiamento di prospettiva, alla partecipazione alla messa in discussione dell’ovvio, dello stereotipo”, si legge  nel testo di presentazione. Nello specifico però non vengono indicati quali siano questi stereotipi da abbattere e questo "ovvio" da mettere in discussione. Ad esempio la famiglia composta da un uomo e una donna è da considerare uno stereotipo? Anche la parte in cui si parla di stimolare la riflessione sull’identità di genere lascia spazio a molte interpretazioni, visto che un conto è l’identità sessuale (maschio – femmina) un altro sono le decine di identità di genere indicate dai gender studies tanto in voga negli ambienti progressisti. Altro capitolo è la rilettura delle fiabe e della letteratura. Anche in questo ambito non vengono specificate le modalità e gli scopi. E questo desta ulteriori perplessità, considerando che proprio in questi giorni molti personaggi di Hollywood hanno messo sul banco degli imputati i grandi classici della Disney, perché, a loro detta, offrirebbero una rappresentazione sminuente delle donne. Insomma, tanto per capirci, l'interrogativo è: niente Biancaneve e Cenerentola ai bambini di Terni? “Non sono solo io a non essere convinta del progetto, in questi giorni molte persone mi hanno ringraziato per essermi opposta” ci ha detto ancora Alessandrini invitandoci a leggere i post dei genitori preoccupati sulla sua pagina Facebook.

Per una valutazione completa dell’iniziativa, infine, non si può far finta di non considerare che il Forum donne Amelia è un gruppo femminista che non fa mistero della sua sensibilità politica. Sulla pagina Facebook del gruppo sono infatti presenti post contro il ddl Pillon, sul ruolo delle donne nella resistenza e sono ricondivisi post di Erri De Luca, Laura Boldrini e del gruppo femminista Non una di meno che ha una chiara collocazione nel variegato mondo femminista italiano. Per carità, posizioni legittime ed espresse alla luce del sole, ma che proprio per questo non sono scappate ad alcuni genitori ternani. “C’è il rischio che il progetto abbia connotazione ideologica ben precisa e io come donna eletta dai cittadini ho il dovere far valere le sensibilità della maggioranza delle famiglie di Terni”, conclude Alessandrini.