Terni: il Vescovo nel mirino per la lettera sull'aborto
Mons. Soddu ricorda che il nascituro «non è un “grumo di cellule” ma una persona umana» e si scatena la polemica: anche per il mondo laico ci sono temi "non negoziabili" (benché al contrario).
Una lettera del Vescovo di Terni, mons. Francesco Antonio Soddu scatena le polemiche. Alla Chiesa si riconosce diritto di parola solo quando parla di migranti o ecologia, ma nessuno osi toccare i nuovi tabù laici.
Mons. Soddu ha parlato di aborto condividendo la proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte”, volta ad aggiungere alla legge vigente (194/1978) l'obbligo per il medico di «far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso». «La finalità – commenta il presule – è quella di accrescere la consapevolezza della donna affinché possa decidere più liberamente e più consapevolmente se ricorrere o no all’aborto. Il suo senso è aiutare la donna a rendersi conto che ciò che ha nel grembo non è un “grumo di cellule” ma una persona umana. Per l’esattezza, la persona di suo figlio».
Apriti cielo! Sul Vescovo piove subito l'accusa di "lesa laicità" dello Stato. «Purtroppo c'è una parte del Paese – dice Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra – che vorrebbe che le leggi dello Stato si fondassero su alcune convinzioni religiose invece di rispettare il pluralismo e quindi la libertà di scelta di ogni donna». A dire il vero qui, più che di convinzioni religiose si tratta di un battito cardiaco. Se davvero è solo un "grumo di cellule" perché scatena tanto allarme il solo accennarvi? E perché quel mondo laico, che pure accusa la Chiesa di dogmatismo, sembra considerare a sua volta certi temi come "non negoziabili", benché in senso contrario?