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ORA DI DOTTRINA / 36 - LA TRASCRIZIONE

Tentazione di Dio e spergiuro - Il testo del video

Tentare Dio significa metterlo alla prova, per vedere se è capace di fare una certa cosa, in pratica dubitando di Lui. Lo spergiuro riguarda invece chiamare a testimoniare Dio a sostegno di una menzogna. Entrambi sono peccati gravi contro la virtù di religione.

Catechismo 11_09_2022

Siamo ormai giunti agli ultimi incontri riguardanti il Primo Comandamento in relazione al primo articolo del Credo, "Credo in unum Deum"; oggi vedremo due vizi contrari alla virtù di religione per difetto, dopo aver visto quelli per eccesso:

- La tentazione di Dio

- Lo spergiuro

Vorrei però anteporre all’argomento di oggi la risposta ad una domanda che ci ha posto un lettore sul tema dell'idolatria, trattato nelle scorse lezioni.

La domanda è la seguente:

- È stato detto che l'idolatria è il peccato più grave; ma non si era prima spiegato che era la bestemmia il peccato più grave?

Quando abbiamo parlato della bestemmia, il riferimento era alla quaestio 13, art. 3, della Summa Teologica (II-II). In tale articolo, San Tommaso afferma appunto che la bestemmia è il peccato più grave. D'altra parte quando abbiamo parlato dell'idolatria con riferimento alla quaestio 94, anche in quel caso all'art. 3, si dice che se si considera il peccato dal punto di vista del peccato stesso, l'idolatria è il peccato più grave. Ebbene, come si conciliano queste due affermazioni?

Risposta: Sia quanto detto sull'idolatria che sulla bestemmia fanno riferimento al discorso sui PECCATI CONTRO LA FEDE, in particolare l'incredulità o la miscredenza (quaestio 10, articolo 3). Anche in questo caso, si era detto che la miscredenza o incredulità è il peccato più grave. Il punto è dunque capire come incredulità, bestemmia e idolatria siano tra loro connessi.
San Tommaso infatti include la BESTEMMIA all'interno della miscredenza, l'aggravante dell'avversione della volontà a Dio di tipo intellettivo o affettivo.
Questa precisazione permette di capire, perciò, che non vi è contraddizione: la bestemmia è in qualche modo inclusa nella miscredenza, perciò, in tal senso, di entrambe si può dire che sono il peggior peccato.

Facciamo un discorso analogo per l'IDOLATRIA (quaestio 94, articolo 3, ad. 2). L’obiezione è questa: un peccato tanto più è grave quanto più è contro Dio; ma uno agisce più direttamente contro Dio bestemmiando o impugnando la fede, piuttosto che prestando ad altri il culto divino come avviene nell'idolatria. Perciò la bestemmia e l'impugnazione della fede sono peccati più gravi dell'idolatria.
A tale obiezione, san Tommaso risponde che in verità l'idolatria include una grave bestemmia, poiché si nega a Dio l'assoluta singolarità del suo dominio, offrendo ad altri atti di culto. Inoltre l’idolatria è contro la fede, perché impugna la fede con i fatti.
L'idolatria pertanto è un sottogruppo della bestemmia che a sua volta è un sottogruppo dell'incredulità.
La miscredenza, infatti, è un peccato contro la fede dal punto di vista dell'intelletto, la bestemmia aggiunge un'avversione dell'affettività, della volizione. L'idolatria è parte della bestemmia e parte dell'incredulità per le ragione che abbiamo appena visto. Ecco perché non c'è contraddizione nell’affermare la bestemmia e l'idolatria come il più grave dei peccati.

Torniamo ora al nostro percorso e riprendiamo dalle quaestiones 97 e 98.

Abbiamo visto i vizi contro la virtù di religione per eccesso, quando cioè si offre un culto a chi non è Dio, oppure al vero Dio, ma con una modalità sbagliata e disordinata.  Abbiamo detto altresì che vi sono vizi contrari alla virtù di religione per difetto. Essi si dividono in due categorie:

- quelli che riguardano DIRETTAMENTE DIO (tentazione e spergiuro);

- quelli che RIGUARDANO LE COSE SANTE (sacrilegio, simonia).

 

- Che cosa significa tentare Dio?

Significa mettere alla prova Dio per vedere se è capace di fare una certa cosa, se è veramente onnipotente, buono, onnisciente...
C'è una differenza tra chi per necessità o per un'utilità si affida a Dio nelle sue preghiere e nel suo agire, e chi si comporta così senza necessità e senza scopo, rifiutandosi di compiere quanto può per evitare dei pericoli.

Tentare Dio e affidarsi totalmente a Dio sono due atteggiamenti opposti.  Anzitutto perché a caratterizzare la tentazione di Dio è la mancanza di utilità e necessità. Pensiamo alla tentazione che il demonio pone a Gesù: "Buttati giù e verranno gli angeli a salvarti" (cf Mt 4, 5-7). L’intervento di Dio era richiesto per pura vanità e curiosità.

In secondo luogo, chi tenta Dio si rifiuta di compiere ciò che è nelle possibilità umane per evitare un certo pericolo e uscire da una certa situazione.

Esempio 1: per vedere se Dio è veramente onnipotente, allora io non mi curo dalla malattia e Lui mi deve guarire. Il sottofondo è che si vuole mettere alla prova Dio, perché non si crede alla Sua perfezione, alla sua bontà.

Esempio 2: Si prenda il caso del profeta Elia, quando chiede a Dio di far scendere il fuoco per bruciare l'olocausto. Ebbene, non c'è in questo caso una tentazione, perché Elia è certo che Dio lo può fare e chiede di farlo, a motivo della grave deviazione del popolo verso il culto di Baal (cf. 1Re 18, 20-40).

Esempio 3: Pensate ancora a Gesù che invoca il Padre per resuscitare Lazzaro, ove specifica che non lo chiede per sé stesso, ma “perché essi credano":  «Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato» (Gv 11, 42).

Tentare Dio dunque è un peccato grave, perché sfida Dio, dubitando di Lui. Perché è un peccato contrario alla virtù di religione per difetto? Perché manca di quel rispetto e di quell'onore che va dato a Dio. Dubitando di Dio, della bontà di Dio, dell'onniscienza di Dio… si rifiuta a Dio quel culto interno che gli è dovuto.

 

- L'altro grande vizio e peccato contro la virtù di religione è LO SPERGIURO, (quaestio 98).

San Tommaso, per darne una definizione, riprende la Summa Sententiarum, attribuita (probabilmente erroneamente) ad Ugo di San Vittore: lo spergiuro è "una menzogna confermata con giuramento".

Due elementi concorrono a costituire lo spergiuro: la menzogna e il giuramento.

San Tommaso specifica che questa forma di menzogna, può assumere anche l'aspetto della mancanza di giustizia o della mancanza di giudizio, che sono in fondo due forme di menzogna.

- La MANCANZA DI GIUSTIZIA si ha quando si giurano cose illecite, ovvero si fa un giuramento per compiere delle cose illecite; quindi si giura qualcosa che non si può e non si deve fare.

- È spergiuro anche giurare qualcosa per MANCANZA DI GIUDIZIO, ovvero mancanza di discrezione. Si giura qualche cosa che si sa di non poter compiere e in tal caso si manca appunto di giudizio nella valutazione.

Perché lo spergiuro è un peccato ed è un peccato contro la virtù di religione?
Giurare significa invocare la testimonianza di Dio come garante di quello che affermo o che intendo fare. Quindi chiamare Dio a testimone di tutte queste falsità significa mancare di onorarlo debitamente. Dio è Dio di verità, Dio di giustizia, Dio di giudizio; chiamarLo a sostegno di un nostro giuramento menzognero significa disonorare Dio, mancarGli di rispetto, di riverenza ed in questo senso si manca della più importante delle virtù morali, che è la virtù di religione.

Ripetiamolo: la virtù di religione conferisce a Dio, quel culto, quell'onore, quella riverenza che gli è dovuta in virtù del suo essere Dio, mediante tutto l'uomo, quindi con atti interni ed esterni.

La tradizione della Chiesa e la tradizione teologica ci consegnano una grande attenzione nei confronti del rapporto tra l'uomo e Dio, in relazione all'onore che a Dio è dovuto. Perciò i peccati contro il primo comandamento sono i peccati più gravi, in quanto ledono direttamente la maestà di Dio che sta e deve stare sempre al primo posto.

Il sistema di diritti e di doveri dell'uomo verso il prossimo si regge nella misura in cui è sostenuto e fondato sull'onore, sul rispetto e sull'obbedienza dovuti a Dio. Se crolla questo, poi gradualmente crolla tutto il resto. Il rispetto che si ha nei confronti di noi stessi e del nostro prossimo è proprio radicato su quell'immagine di Dio che è stata posta in noi nel momento della creazione. Perciò se viene meno il rispetto, l'onore, la dedizione, la devozione dei confronti di Dio, non si capisce come possa stare in piedi quella verso la Sua immagine.