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NUOVI GOLPISTI

Tendenze democratiche: Costituzione e moschetto

La difesa a tutti costi della Carta non è altro che un tentativo di delegittimare chi governa, con un linguaggio tutt'altro che pacifista.

Attualità 20_04_2011
Asor Rosa
Da qualche tempo in Italia c’è un partito di intellettuali che si è autoproclamato garante della Costituzione. Le stesse persone, però, non si fanno problemi ad agitare la soluzione del golpe democratico per sloggiare il Presidente del consiglio in carica da Palazzo Chigi. Si tratta di un clamoroso paradosso, tutto italiano. Intendiamoci: le opposizioni fanno il loro mestiere. Esse per definizione e per ruolo criticano, contestano, sbertucciano chi governa, mettendone a nudo reali o presunte inadempienze. Questo è il sale della democrazia. Ma la faccenda si fa preoccupante quando questi austeri sacerdoti della carta costituzionale, improvvisamente, come in un travestimento dei supereroi del fumetto, dismettono il doppio petto e il monocolo da erudito e si infilano i panni del partigiano combattente. 

Uno studioso marxista come Asor Rosa l’ha scritto rosso su bianco sulle pagine del Manifesto del 13 aprile: «Ciò cui io penso è una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale “stato d’emergenza”, si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole».Il discorso è un po’ tortuoso, ma non manca di chiarezza: carabinieri e poliziotti che prendono in mano la situazione e creano uno stato d’emergenza per liquidare Berlusconi e tutti i suoi alleati. Insomma: un golpe.

Questo genere di “democratici” è obiettivamente pericoloso. Ed è pericoloso  perché usa un linguaggio ambivalente: da un lato, sembrano esibire autocontrollo, moderazione e buon senso; dall’altro, paiono pronti a usare le parole come pietre, e a gettare benzina sul fuoco di una vera e propria rivolta. Questi democratici ricordano, senza possederne per altro la simpatia, il Peppone di Guareschi, che un giorno disse ai suoi compagni: “Dobbiamo rimanere nella legalità, a costo di imbracciare il mitra”. Ecco, i “democratici violenti” esprimono questo ossimoro: grondano pace e tolleranza da tutti i pori, ma in tasca portano bombe e munizioni. Ovviamente, nessuno pensa che il golpe stia per materializzarsi a suon di pistolettate e di barricate in piazza. Però la violenza si può manifestare in tante forme. Ad esempio, scrivendo e dicendo che chi governa non ha più il diritto di farlo. Ora, la democrazia è una faccenda piena di difetti, e di difetti evidentissimi. Ma funziona proprio attraverso il conteggio dei voti, da effettuarsi prima nelle urne, e poi in Parlamento. Fintanto che non i verifichino fatti nuovi sotto questo profilo, finchè l’algebra non condanna una maggioranza a farsi da parte, bisogna portare pazienza.

Il democratico golpista ha forse anche una sua spiegazione più profonda. Il filosofo del diritto tedesco Karl Schmitt aveva a suo tempo messo in luce come, con il ‘900, il mito del partigiano prenda il posto del soldato che combatte per una terra e un’identità di popolo. Il partigiano – secondo Smith (Teoria del partigiano, 1963) – rappresenta l’uomo che combatte per un’ideologia, per una fazione, il che fa di lui un soggetto pericoloso e potenzialmente violento.

Una certa retorica della Costituzione italiana, dipinta come una specie di testo sacro di origine divina, contribuisce a creare questo clima surreale, nel quale ci sono i buoni – quelli che si identificano con i “valori” dei padri costituenti – e i cattivi, cioè gli altri. La prima mossa da fare, per evitare il golpe e i suoi derivati, è riportare la Costituzione là dove è nata, cioè su questa terra: una legge come tante altre, criticabile e modificabile, fatta non da Dio ma dagli uomini, e per di più sotto lo scacco di una forte componente costituente social-comunista. Meglio non dimenticarselo mai.