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Te la do io la contraccezione
Francia, contraccettivi a scuola per evitare le gravidanze delle adolescenti. Ma il risultato è l'opposto. Per diversi motivi, ma la questione di fondo è educativa: il sesso non è un gioco, e si rischia di diventare adulti avendo conosciuto corpi, non persone.
Attualità
29_04_2011
In una scuola francese, di fronte all’emergenza ragazze minorenni-incinte, qualcuno ha avuto la pensata: perché non distribuire anticoncezionali nell’infermeria della scuola? Così eviteremo che le ragazze rimangano incinte e, secondariamente, che siano “costrette” all’aborto.
Cos c’è che non funziona in questo ragionamento, apparentemente così banale?
Tutto, purtroppo. Cerchiamo di capire perché.
Anzitutto i dati scientifici dimostrano ormai molto bene che la disponibilità di anticoncezionali non favorisce la diminuzione dei concepimenti e degli aborti. Al contrario. Sappiamo che ormai la contraccezione è sempre più diffusa in molti paesi “moderni”, dalla Francia, all’Italia, a Cuba, per citare un paese non europeo. Eppure ciò non toglie che specie in Francia e a Cuba, il numero degli aborti di minorenni sia sempre in costante crescita, oppure, in certi periodi, costante.
Questo per un principio banale: mettere a disposizione dei giovani metodi per non avere figli, in una cultura pansessualista come la nostra, non fa altro che incoraggiarli ad avere un maggioro numero di rapporti: “tanto, non c’è il pericolo di rimanere incinte”. Si crea così un circolo vizioso: l’idea che si possa fare “sesso sicuro” determina una crescita del sesso tra minori, e, inevitabilmente, per la fallacia degli anticoncezionali, per incuria, e per mille altri motivi, questo facilita gravidanze indesiderate e premature.
Ma la questione di fondo è più profonda, ed è educativa. Ogni educatore sa che per ottenere x deve chiedere x+5. Cioè che per raggiungere ogni traguardo bisogna mirare in alto; bisogna offrire ai giovani modelli positivi; bisogna indicare non un presunto “male minore”, ma il bene. Non diciamo ai nostri bambini piccoli: “Mi raccomando, se butti per terra le carte, per piacere, buttane poche”; e neppure: “Se proprio vuoi picchiare tuo fratellino, non in faccia, ma sul sederino, per favore”.
Perché se lo facessimo, sapremmo molto bene che il figlio butterà per terra le carte, prima piccole, poi grandi; che continuerà a picchiare il fratellino, prima piano, poi magari più forte…
Insomma: educare significa far capire chiaramente che esiste una distinzione tra bene e male, tra giusto e sbagliato. Che occorre sempre tendere al bene, perché è esso che ci realizza, anche se costa fatica e richiede impegno.
Nell’ambito che stiamo analizzando significa far capire ai giovani che il rapporto carnale tra due persone non è un gioco, un passatempo qualsiasi, bensì qualcosa che esige amore vero, rispetto, maturità, senso di responsabilità… Citando Venditti: “Non c’è sesso senza amore, è dura legge nel mio cuore”.
Cosa succede, allora, se in una scuola - dove i ragazzi si aspettano di ricevere segnali chiari; dove osservano il comportamento e ascoltano l’insegnamento di persone che ritengono dei modelli- si dice loro: “l’importante è l’anticoncezionale”? Che la scuola non avrà fatto che assecondare l’istinto più brutale, il pansessualismo imperante, la infinita serie di bisogni sessuali indotti propri di una società che propina sesso senza amore in tv, sui giornali, per radio…ad ogni ora del giorno.
Il giovane allora penserà: “L’importante non è l’amore, la responsabilità, ma l’anticoncezionale, l’importante è che non ci siano conseguenze (immediate)…”. Così non solo finirà per avere rapporti carnali prima del tempo e con le persone sbagliate, ma addirittura per perdere per strada persino il concetto di amore.
Perché chi viene educato ad avere rapporti sin da giovane, purché “protetti” , diventerà quasi inevitabilmente un avido consumatore di sensazioni, un edonista, incapace un giorno, quando incontrerà la persona della sua vita, di riconoscere, la grandezza dell’unione sponsale; incapace di fedeltà, quando verranno i momenti difficili; incapace di auto-dominio, e dunque, di costruire la sua vita affettiva secondo l’ordine naturale e la legge di Dio.
L’unico vero controllo delle nascite, scriveva G. K. Chesterton, è l’autocontrollo. Nella società degli anticoncezionali, magari persino nelle scuole, invece, non aumentano solo le gravidanze premature; non aumentano solo, spesso, gli aborti, come “rimedio” all’errore; non aumenta solo l’incapacità di guardare ai figli come ad un dono e non come ad un impiccio; non aumentano solo, come accade oggi, la sterilità femminile, dovuta anche alla precocità dei rapporti, e l’impotenza, maschile, ovvia conseguenza di un eccesso di sesso, ma crescono anche i tradimenti, le separazioni, i divorzi: l’infelicità, insomma.
Negli ultimi trent’anni, in parallelo alla crescita di modelli affettivi deresponsabilizzati, separazioni e divorzi nel nostro paese sono quasi quadruplicati. Uno dei motivi è senz’altro la distruzione di quel periodo fondamentale di conoscenza tra un maschio e una femmina che è il fidanzamento: periodo in cui due persone si conoscono, non dal punto di vista fisico, sessuale, carnale, ma spirituale. Perché solo quando si saranno veramente conosciuti, apprezzati, compresi, ad un livello profondo, la loro unione carnale sarà vera, sentita, viva, e non un uso, momentaneo ed effimero, del corpo altrui, per piacere proprio.
Quando invece l’unione carnale, cosiddetta “sicura”, diventa solo un gioco, si finisce per prendere abbagli colossali. Si arriva a credere che quella persona che soddisfa, in un dato momento, il nostro desiderio fisico, sia poi capace anche di essere anche il compagno o la compagna di una vita. E ci si sposa avendo conosciuto corpi, non persone, con il rischio di accorgersene quando è troppo tardi…