Tanto tuonò che piovve: il Pdl si è spaccato
È rinata Forza Italia, ma un pezzo del Pdl non ha accettato la trasformazione e ha costituito un gruppo separato. Stiamo parlando delle "colombe" pro-governative: Alfano, Lupi, Formigoni, Cicchitto, Matteoli.
Tanto tuonò che piovve. Il Consiglio Nazionale del Pdl ha decretato ieri il passaggio a Forza Italia ma la componente che fa capo ad Angelino Alfano non ha aderito e ha costituito il "Nuovo centrodestra". La separazione era nell'aria, anche se Berlusconi ha fatto di tutto per evitarla.
Avrebbe voluto un partito interamente nelle sue mani, con Raffaele Fitto "usato" per tenere a bada Angelino Alfano e con la possibilità di ricattare il governo Letta a ogni pie' sospinto. Ora, invece, il governo è più forte perché i voti dei berluscones non sono più determinanti, mentre Forza Italia nasce monco, perché le "colombe" hanno deciso di restare fuori e l'egemonia dei falchi è un dato ormai incontrovertibile. Il Cavaliere si è affrettato a dire che con la nuova compagine di Alfano, Lupi, Formigoni, Cicchitto, Sacconi e altri bisognerà fare accordi e quindi non rompere del tutto, ma nel frattempo i mezzi di informazione berlusconiani stanno già scatenando la "macchina del fango" contro l'ex segretario del Pdl bollandolo come "traditore". Eppure i cosiddetti "governativi" stanno solo continuando a fare quello che avevano concordato con l'ex premier all'indomani delle ultime politiche di febbraio, terminate senza vincitori né vinti, vale a dire appoggiare un esecutivo di larghe intese che congelasse lo scontro politico e pensasse al bene del Paese e, in particolare,all'emergenza economico-finanziaria.
Ancora il 2 ottobre il Cavaliere aveva ribadito il sostegno al governo, dopo aver compreso che quest'ultimo sarebbe comunque rimasto in vita anche senza i suoi voti. Ora il quadro è più chiaro: se il Senato voterà la decadenza di Berlusconi, i parlamentari di Forza Italia ritireranno l'appoggio al governo, che però andrà comunque avanti grazie al sostegno degli alfaniani (una trentina di senatori e 26 deputati). In questo modo, una parte del centrodestra starà al governo e un'altra parte, quella dei falchi berlusconiani, presidierà l'area dell'opposizione, contendendo al Movimento Cinque Stelle il consenso antisistema. Non è detto, dunque, che la frantumazione sia necessariamente una iattura per il centrodestra, destinato comunque a ricompattarsi quando si tornerà a votare per le politiche. Gli alfaniani ovviamente puntano tutte le loro carte sulla permanenza in vita dell'esecutivo almeno fino al 2015 e, anche se non lo dichiarano ufficialmente, sull'uscita del Cavaliere dal Parlamento. A quel punto molti parlamentari oggi entrati in Forza Italia potrebbero essere attratti dalle sirene di un nuovo centrodestra governativo, depurato dagli estremismi di chi, come fanno oggi i falchi, punta alle elezioni anticipate o al caos istituzionale, dimenticando che Napolitano non scioglierebbe mai le Camere anche in caso di fallimento dell'esperienza del governo Letta e che, anzi, favorirebbe la nascita di un governo ancora più ostile a Berlusconi di quello attuale.
Unica incognita per la neonata formazione politica alfaniana, che costituirà gruppi autonomi alla Camera e al Senato, è rappresentata dalle elezioni europee della prossima primavera. Riuscirà a raggiungere la soglia del 4%, considerando che in pochi mesi dovrà strutturarsi sul territorio con proprie sedi? Basterà la mobilitazione dei sostenitori cattolici di Lupi, Formigoni e dei centristi come Mario Mauro, usciti da Scelta Civica e, secondo i bene informati, prossimi alla fusione con Alfano e soci? Pierferdinando Casini, che di scissioni se ne intende, profetizza per Alfano nuovi inaspettati appoggi. Presto si capirà se si tratta di una profezia attendibile.
Ma la valanga che ha spaccato il centrodestra potrebbe presto travolgere anche il centrosinistra. La guerra ingaggiata dallo stato maggiore del Pd contro Renzi, vincitore certo delle prossime primarie, potrebbe scatenare faide interne e scissioni. La componente dell'ex Margherita (quella di Fioroni) non ha feeling con il sindaco di Firenze, mentre D'Alema continua a lanciare siluri all'indirizzo del probabile futuro segretario dei democratici, contestandone la scarsa democraticità. E non è detto che sulla legge elettorale o sulle riforme istituzionali non si creino nuove alleanze trasversali tra pezzi del centrodestra e pezzi del centrosinistra destinate ad archiviare definitivamente la "seconda Repubblica", contrassegnata da un bipolarismo "muscolare" e da due poli raccogliticci e disomogenei.