Tagli di Bilancio, sindaci in rivolta col Governo
Il taglio dei fondi alle periferie inserito nel decreto Milleproroghe provoca reazioni dure dai vertici dell’Anci – l’associazione dei sindaci – che si sono schierati apertamente contro il governo, a prescindere dalle appartenenze politiche, dichiarando di aver chiuso ogni relazione istituzionale con l’esecutivo e annunciando mobilitazioni.
Nell'attuale fase politica i cicli si esauriscono in fretta e i governi non durano quasi mai un'intera legislatura. Il carattere transeunte delle maggioranze e degli equilibri tra i partiti rende incerto il perseguimento degli interessi da parte dei territori e delle comunità locali, che preferiscono attrezzarsi per conto proprio. Non a caso negli ultimi anni è esploso il fenomeno del civismo, con gruppi di cittadini che, a prescindere dal colore politico, si organizzano e chiedono il consenso popolare per portare avanti battaglie in difesa degli interessi territoriali. Trattasi di schieramenti trasversali che vedono nel governo un interlocutore istituzionale e non un referente politico di parte.
Ecco perché in sede locale diventa sempre più difficile trasferire gli equilibri di potere che si sono creati a livello nazionale. Ultimo esempio di questo trend si registra proprio in questi giorni con il taglio dei fondi alle periferie inserito nel decreto Milleproroghe, approvato dal Senato con 151 voti a favore, 93 contrari e due astenuti. Il provvedimento, in seconda lettura dopo la fiducia chiesta e ottenuta dal governo alla Camera, non ha subito modifiche ed è convertito in legge.
Sono stati quindi esclusi dal provvedimento, fino al 2020, i fondi per i progetti presentati dai comuni in favore delle periferie stanziati dal governo guidato da Matteo Renzi. Reazioni dure dai vertici dell’Anci – l’associazione dei sindaci – che si sono schierati apertamente contro il governo, a prescindere dalle appartenenze politiche, dichiarando di aver chiuso ogni relazione istituzionale con l’esecutivo e annunciando mobilitazioni. Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, ha infatti dichiarato: "I sindaci non si fanno prendere in giro, non sapevo che nel contratto di governo fosse stato deciso di strappare tutti i contratti fra istituzioni. Avevamo preso un impegno con il Presidente del Consiglio per avviare un percorso per consentire la restituzione ai Comuni relativi ai fondi per le periferie, parliamo di un miliardo e seicento milioni il cui primo passaggio era previsto oggi in unificata, al fine di dare un’intesa per sanare la presunta incostituzionalità di ottocento milioni di euro previsti nell’articolo 1 comma 140 della precedente finanziaria".
Per sbloccare la situazione, ha continuato Decaro, "avremmo dovuto incontrare il Ministro dell’Economia ed introdurre in un prossimo decreto le risorse e la procedura per riallocare i finanziamenti ai comuni e per portare avanti tutti i progetti per le periferie. Sugli ottocento milioni di euro ora il governo dice di avere dei problemi di natura tecnica legati al provvedimento da portare alla conferenza unificata, ma quel provvedimento oggi non c’è ed il punto all’ordine del giorno è stato cancellato".
Sulla stessa lunghezza d’onda le parole di Osvaldo Napoli, responsabile di Forza Italia per gli enti locali, anch’egli molto critico sul taglio dei fondi per le periferie: "Gli italiani residenti nelle periferie urbane faranno bene ad augurarsi un cambio immediato dell'avvocato (il premier Giuseppe Conte, ndr) che aveva promesso di difendere i loro interessi mentre nella realtà li irride e li calpesta. Con quali risorse pensa il governo di tutelare gli interessi degli italiani? Il taglio dei fondi per le periferie è forse nell'interesse degli italiani che vi abitano e affrontano non pochi disagi? Evidentemente il governo Conte pensa di fare altre scelte, per esempio mettendo in tasca soldi con il reddito di cittadinanza (i cittadini votano, quale miglior voto di scambio?) invece di migliorare la qualità della vita collettiva. Ha fatto bene l'Anci a interrompere le relazioni istituzionali con il governo fino a quando non tornerà su scelte punitive per i Comuni e i cittadini".
Ma non si tratta di semplici rivendicazioni. Per l'Anci la norma del decreto Milleproroghe "presenta anche profili di illegittimità e viola gli obblighi convenzionali".
Palazzo Chigi ha fatto sapere in una nota il giorno dopo l’approvazione che l’'impegno del governo a sostegno delle periferie non cambia e che garantirà la copertura delle spese per gli interventi in corso. La conferenza unificata non ha potuto affrontare il nodo del bando periferie per un impedimento tecnico-amministrativo legato ai tempi di approvazione del decreto Milleproroghe, ma resta fermo l'impegno del governo per fare chiarezza sul quadro costituzionale e finanziario di riferimento e per garantire il finanziamento delle spese relative agli interventi già in corso di attuazione.
Il braccio di ferro è destinato a continuare perché molti comuni, senza quei fondi, saranno impossibilitati a rispettare gli impegni assunti con i cittadini e dovranno rinunciare alla realizzazione di progetti e interventi già pianificati e annunciati, che concorrerebbero in maniera determinate al risanamento delle periferie e al miglioramento della qualità della vita in molti quartieri. E’ vero che la coperta è sempre troppo corta, ma partire dai più deboli, cioè dai cittadini che vivono nelle periferie, per recuperare soldi da investire ad esempio nel reddito di cittadinanza, non sembra davvero una scelta di buon senso.