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LIBERTA' RELIGIOSA/25

Tagikistan, sanzioni a chi annuncia il Vangelo

Nel paese i cristiani sono isolati e rischiano di finire in tribunale se sopresi a evangelizzare.

Attualità 10_09_2011
Moschea

Come sottolinea il rapporto 2010 dell’Associazione Evangelica “Porte Aperte”, Il Tagikistan è il paese più povero e uno dei paesi più fragili fra gli Stati centro-asiatici. Circa il 40 % della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, che favorisce il fiorente narcotraffico e provvede un terreno potenzialmente fertile per i gruppi di militanti islamici o di altri estremisti.

Si stima che la disoccupazione nel paese sia al di sopra del 48% (benché ufficialmente sia al 2,1%), ma la corruzione dilagante mina le iniziative di migliorare i livelli di vita e la stabilità. Fino a poco tempo fa circa 1,5 milioni di tagiki stava lavorando all’estero. Con la crisi economica, la possibilità di trovare lavoro in Russia e in Kazakistan è pressoché sparita e ora gli operai tornano in Tagikistan. Non mandano più soldi in patria e questo, insieme all’aumento della disoccupazione, crea una sfida ulteriore per questo popolo. Infatti, i soldi mandati dagli operai dall’estero costituivano circa il 36 % del prodotto interno lordo.

Il Tagikistan è il principale paese di transito e deposito di droghe prodotte in Afghanistan e destinate alla Russia e ai paesi occidentali. Le mancanti infrastrutture e l’assenza di legge e ordine hanno trasformato alcune parti del Tagikistan in luoghi di rifugio sicuri per molte attività illegali. Le droghe sono facilmente procurabili a prezzi molto bassi. Perciò ci sono oltre 55.000 tosicodipendenti nel paese. Si stima che 10.000 persone siano affette da HIV. Molti drogati finiscono in carcere perché i centri di riabilitazione sono quasi inesistenti.

Nel Paese, la libertà religiosa è fortemente limitata. Tutte le comunità religiose sono state obbligate a registrarsi nuovamente il 1 gennaio 2010.

Su una popolazione di oltre sette milioni di abitanti, i cristiani - inclusi gli ortodossi - in Tagikistan sarebbero 200mila. Il resto della popolazione è legato all’islam e coloro che diventano cristiani affrontano minacce, percosse, incendi dolosi e altre forme di persecuzione da parte dei mullah, delle autorità locali, dei vicini e dei parenti. L’importazione e la disponibilità di libri cristiani sono minime. L’unica libreria evangelica nel paese ha dovuto chiudere negli anni recenti. La Società Biblica può ancora funzionare, ma con certe limitazioni. Quando i cristiani evangelizzano molto attivamente, corrono il rischio di essere citati in tribunale e di essere multati per la loro attività. Rischiano anche di essere vessati e percossi. Nelle inaccessibili zone tribali del paese, i credenti sono molto isolati e la pressione dei musulmani fondamentalisti sta crescendo. Le autorità, dal canto loro, incrementano la pressione sui cristiani. A causa del monitoraggio e del controllo crescenti su organizzazioni e chiese, alcune di esse hanno dovuto sospendere le loro attività nel 2009.

Sviluppi positivi provengono da due fatti, secondo “Porte Aperte”: Alcuni credenti tagiki hanno sviluppato la visione di raggiungere i posti remoti del paese, come i monti Pamir, nonché i tagiki in Afghanistan. Sono coinvolti in varie forme di evangelizzazione; C’è una relativa libertà religiosa nelle città principali, benché i responsabili siano a volte chiamati dalle autorità per quella che le autorità stesse definiscono una “intervista”.

Sin dalla guerra civile degli anni ’90, il Partito della Rinascita Islamica è ufficialmente riconosciuto. Altri gruppi islamici, fra cui i Salafi, rifiutano le innovazioni e le modifiche alla loro forma pura di islam. La loro influenza sta crescendo, soprattutto nei villaggi. Negli ultimi anni è cresciuto rapidamente il numero dei giovani che assistono alle preghiere in moschea e che osservano il digiuno nel mese del ramadan.

Nel 2009 il Qatar ha promosso un progetto per la costruzione della più grande moschea dell’Asia centrale nella capitale Dushanbe del Tagikistan. Il governo del Tagikistan, però, effettua un rigido controllo sulle attività religiose e nel 2009 ha messo al bando il movimento salafista. Alle donne che portano lo “hijab” non è permesso entrare nei pubblici edifici scolastici. Tutti gli insegnanti religiosi e gli imam devono fare un esame e coloro che non hanno una conoscenza sufficiente o qualifiche appropriate vengono rimpiazzati dal Governo. Nel 2009 il ministero dell’educazione ha introdotto “la conoscenza dell’islam” come materia obbligatoria per gli studenti. Il Tagikistan è il primo Stato centro-asiatico a introdurre questo decreto, visto che gli altri Stati hanno mantenuto l’istruzione secolare dopo il crollo dell’Unione Sovietica.

Prima del 1990 il Tagikistan faceva parte dell’Unione Sovietica e le chiese russe dovevano funzionare con molte restrizioni. La maggior parte dei membri russi della Chiesa non evangelizzava la popolazione indigena del Tagikistan, benché ci fossero alcune eccezioni.
La guerra civile, che dilaniò il Tagikistan fra il 1992 e il 1997, indusse molti russi a emigrare, svuotando così le chiese russe.

Dopo la guerra civile, però, la nuova libertà religiosa nel paese permise ai credenti di evangelizzare di più e così parecchi tagiki cominciarono a convertirsi a Cristo.

La Chiesa tagika locale è giovane e sviluppa la propria identità separata da (ma a volte anche in cooperazione con) la chiesa russa battista. Cresce soprattutto grazie ai rapporti con familiari e amici.
Negli anni ’90 si sono verificati vari attacchi dinamitardi ai locali di culto da parte di estremisti religiosi, contrari alla presenza di cristiani stranieri e tagiki. Un credente inglese è stato ucciso a Dushanbe nel gennaio del 2004 .Sergei Bessarab, un pastore battista a Isfara, è stato ucciso a motivo delle sue attività cristiane fra la popolazione tagika. Molti credenti tagiki, ex musulmani convertiti a Cristo, sperimentano pressioni da parte dei loro parenti affinché ritornino all’islam. Grazie al ministero di vari cristiani nelle prigioni, la Chiesa è cresciuta in modo considerevole, molti ex drogati in carcere hanno sperimentato una nuova vita in Gesù. Adesso alcuni di loro sono attivamente coinvolti nei servizi sociali e nell’evangelizzazione.

La nuova legge religiosa, sancita nel 2009, impone ulteriori restrizioni al funzionamento della Chiesa e limita le attività cristiane.

“Amnesty International”, nel suo rapporto, riferisce che nel Paese prosegue il divieto delle attività dei testimoni di Geova in tutto il paese e membri del gruppo missionario sunnita Jamaat-ut Tabligh hanno subito ulteriori pressioni e che le autorità hanno continuato a chiudere, con?scare e distruggere luoghi di culto musulmani e cristiani, senza alcuna spiegazione.

L’ultima notizia che proviene dal Paese è dello scorso 9 agosto. Riguarda la decisione del Presidente della Repubblica del Tagikistan, operata con la legge sulla “responsabilità genitoriale”, di vietare – sono ammesse deroghe soltanto per gli studenti delle scuole religiose - ai minori di 18 anni di frequentare le chiese e le moschee. L’intenzione sarebbe quella di prevenire così la diffusione del fondamentalismo religioso.