Ddl Zan: "Piano diabolico contro i prof di religione"
Se passasse il Ddl Zan e un insegnante di religione parlasse a scuola della famiglia naturale come la sola riconosciuta dalla Chiesa, potrebbe essere accusato di "omotransfobia" rischiando pene severe: in questo modo, nonostante il Concordato, si riuscirà a mettere alla porta la fede che ha plasmato l'Italia e a cui tanti genitori desiderano educare i propri figli. Prima del martirio bianco, però, ci è chiesto di combattere. La Nuova Bussola intervista Nicola Incampo.
- NO AL BAVAGLIO DELL'"OMOFOBIA": OGGI TUTTI IN PIAZZA, di E. Dovico
«La legge sull’omofobia un inganno, il fine è distruggere la famiglia»
Non c’è nessun vuoto normativo che giustifichi una legge sull’“omotransfobia” perché già «l’ordinamento italiano prevede che quando una persona viene lesa o discriminata per qualsiasi ragione la magistratura può intervenire». «Questa legge è un espediente… L’obiettivo più profondo è teologico, corrisponde alla ribellione di Satana al disegno di Dio. Dal punto di vista dei poteri mondani, lo smantellamento della famiglia apre la porta a qualsiasi manipolazione». Così la libertà della Chiesa è minacciata, ma il cristiano deve annunciare Gesù, «che è capace di accogliere l’uomo e di trasformarlo». La Nuova Bussola intervista monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo.
- CEI CONTRO IL DDL ZAN, ATTACCO A METÀ, di Tommaso Scandroglio
La parrocchia non ospita l’evento gay? A processo
Un’organizzazione Lgbt canadese chiede di affittare una sala parrocchiale. La parrocchia si rifiuta spiegando che «sostenere uno stile di vita omosessuale» è contrario alla fede cattolica. Adesso dovrà difendersi davanti a un tribunale per i diritti umani. È la conferma che la libertà della Chiesa è sotto attacco. E in Italia, se passasse la legge contro l'"omofobia", il quadro si aggraverebbe.
Perché difendere l'obiezione di coscienza è perdente
Assunto da 26 anni come medico dal Sistema sanitario nazionale inglese, David Macket è stato licenziato per essersi rifiutato di chiamare le persone con un pronome diverso da quello del loro sesso di nascita. Ricordando così che difendere la libertà di espressione non basta, occorre contestare i diritti lgbt, altrimenti la pagherà tutta la società.