Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
INTERVISTA/SUOR MARY LEMBO

Suore abusate da preti: una piaga nascosta da denunciare

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Non c'è solo Rupnik: i casi di violenza di consacrati su suore sono un fenomeno nascosto che non si vuole denunciare. «Le suore avvicinano il pastore per un aiuto spirituale, poi subentra la manipolazione e molto spesso l’abuso spirituale e quello sessuale vanno di pari passo». La Bussola intervista suor Mary Lembo, che ha intervistato diverse suore, alcune delle quali hanno lasciato l'abito. 

Ecclesia 15_05_2024

Quando si sente menzionare la sporcizia nella Chiesa il pensiero va subito al capitolo degli abusi su minori commessi da sacerdoti. C’è però un capitolo meno conosciuto e forse più diffuso di quello che vede i più piccoli come vittime di preti infedeli: gli abusi sulle suore. L’uso dell’avverbio di dubbio è reso necessario dall’assenza di numeri precisi su questo fenomeno che in molti casi trae vantaggio da una distorsione del voto di obbedienza.

L’esplosione del caso Rupnik non è bastata ad accendere sufficientemente i riflettori sul problema perché, specialmente all’inizio, sono state poche le testate ad occuparsene. Tuttavia, le rivelazioni delle presunte vittime dell’ex gesuita sloveno sulle quali è attualmente in corso un’indagine del Dicastero per la dottrina della fede hanno contribuito a far capire che, contrariamente a quanto immaginato da molti, questo tipo di abusi non avviene solamente nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo. Un tentativo di colmare, almeno parzialmente, il vulnus scientifico sul fenomeno lo ha fatto, coraggiosamente, proprio una religiosa africana: suor Mary Lembo.

La suora togolese, appartenente alla congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, ha dedicato a quest’argomento la tesi di dottorato in psicologia conseguito alla Pontificia Università Gregoriana divenuta un libro (Religieuses abusées en Afrique. Faire la vérité), indagando su un campione di casi nonostante l’opposizione delle congregazioni. Un lavoro non facile, condotto individualmente, ma che può rappresentare un punto di partenza per inquadrare cause e conseguenze di un problema che troppo spesso si tende a non considerare. La Nuova Bussola Quotidiana l'ha intervistata mentre si trova in Togo impegnata nella formazione delle consacrate. 

Suor Lembo, perché secondo lei c'è così poca attenzione sugli abusi di sacerdoti ai danni delle suore rispetto a quanto avviene per gli abusi su minori?
Mentre gli abusi sui minori sono riconosciuti come crimini e la legge li riconosce come tali anche in base all’età, per quelli su adulti siamo di fronte ad una situazione più complessa. Nel caso delle consacrate c’è la tendenza a pensare che siano donne con capacità di scelta. Per loro dire di essere state abusate nell’ambito pastorale o d’accompagnamento diventa ancora più difficile.

In base alla sua esperienza gli aggressori sono solo sacerdoti o anche laici che lavorano nell’ambito ecclesiastico?
Ci sono casi tra i laici che hanno un’autorità nella Chiesa perché occupano posti di potere. Però ho scelto di trattare solo quelli dei sacerdoti perché questo ha una connotazione più complicata da percepire per coloro che hanno sofferto. Il mio studio è stato fatto nell’ambito pastorale, tra suore finite vittime di sacerdoti a cui avevano chiesto un aiuto spirituale per vivere la propria scelta con più forza. Le religiose pensano: «Sanno di cosa si tratta, mi capisce, mi aiuterà». E invece la loro fiducia viene tradita.

Quali sono i fattori che favoriscono il verificarsi questi episodi?
Nello studio che ho fatto non ho riscontrato una particolare incidenza della dipendenza finanziaria o economica. Prevalgono fattori di rischi interni alla persona, alla struttura in cui vive e soprattutto aspetti come la relazione con le consorelle. L’impossibilità di parlare con le altre suore le spinge a cercare fuori un aiuto spirituale nel sacerdote.

Come agisce il sacerdote predatore in questi casi? C’è una distinzione tra la tipologia di abusi che vengono commessi?
Nell’ambito dell’accompagnamento si parte con gli abusi spirituali perché si fa leva sulla fiducia che la religiosa ripone in chi la segue. Ho esaminato anche situazioni di abusi psicologici, dove si crea una dipendenza della consacrata nei confronti del padre spirituale. In questo contesto c’è da aspettarsi che da un giorno all’altro la porta si chiude ed avviene il tentativo di stupro vero e proprio. L’abusatore cerca con il tempo di far accettare il contatto sessuale sebbene la persona non si sia avvicinata a lui per una relazione. Le suore avvicinano il pastore per un aiuto spirituale, poi subentra la manipolazione e molto spesso l’abuso spirituale e quello sessuale vanno di pari passo. Alla base c’è l’abuso di potere, sia per l’autorità riconosciuta dalla Chiesa che il sacerdote rappresenta sia per autorità personale, ad esempio nel caso di chi ha carismi e li usa pericolosamente per manipolare le sue vittime.

In base alla sua esperienza, come reagiscono le vittime?
La consacrata ad un certo punto non sopporta più di vivere una doppia vita. Non riesce a sopportare il peso della situazione ed entra in una condizione psicologica di depressione. A quel punto cerca aiuto, ma difficilmente riesce a parlare di quello che le sta succedendo. Quasi sempre il sacerdote viene creduto, la suora no. Le vittime non sanno cosa fare perché non vengono credute e rimangono come imprigionate in una relazione a cui non hanno dato consenso, subendo soprattutto a causa dell’autorità che il padre spirituale/carnefice esercita nei loro confronti.

Su quali aspetti fa leva il predatore?
Crea confusione nella suora perché per lei rappresenta una persona di autorità. Quando un padre spirituale dice che quella cosa va bene, lei è indotta a credere che sia così. Non si tratta di un consenso valido: non ha validità perché la vittima non ha tutte le informazioni valide per dire di no.

Quanto pesa il possibile giudizio degli altri sulla reazione della vittima?
Purtroppo, è diffuso un modo semplicistico di giudicare questa realtà, di non considerare le dinamiche. Queste dinamiche non vengono percepite. Di fronte a questi casi, molti vedono solo una persona adulta, non minore né disabile, che vive un innamoramento. La verità invece è che sono donne normali ma messe in condizioni vulnerabili. Non è un innamoramento! Chi pensa: «Ma non è stata violentata, ha accettato», non valuta il punto di partenza. C’è differenza, infatti, tra fare avances ad una donna e approfittare di una consacrata che si rivolge a te come sacerdote perché incontra difficoltà nel percorso spirituale.

Alcuni anni fa la rivista “Donne Chiesa Mondo” dell'Osservatore Romano (all’epoca diretta da Lucetta Scaraffia) ha pubblicato un’inchiesta sul disagio di molte suore ridotte a fare le domestiche nelle case di prelati. Secondo lei sono circostanze in cui possono verificarsi abusi più facilmente, seppur non per forza sessuali?
Quando le suore lavorano come domestiche senza un contratto chiaro, i limiti sono evidenti. Mi domando: hanno libertà di dire ciò che non piace? Il rischio è che siano messe nelle condizioni di vulnerabilità perché hanno bisogno di quel lavoro per sopravvivere.

Di recente abbiamo ascoltato le sconvolgenti rivelazioni di una ex suora vittima di don Marko Rupnik, ex gesuita e noto "archistar", che l’avrebbe indotta a fare sesso a tre sostenendo di voler imitare la Trinità. Nella sua esperienza ha mai avuto a che fare con il ricorso ad argomentazioni teologiche per giustificare abusi?
Non ho incontrato casi dove si usa questo modo di abusare, usando Dio o immagini di Dio. Nella ricerca che ho fatto però ho notato diversi tipi di distorsioni cognitive da parte dei predatori. Come ad esempio: «Tutti fanno l’amore perché Dio è amore». È difficile dare un’interpretazione di simili argomentazioni. Quello che posso dire è che usare una comprensione teologica per giustificare un atto simile non è accettabile. Sono giustificazioni che creano confusione nello spirito delle persone a cui vengono dette, persone che non sono preparate e che in questo modo finiscono per essere abusate doppiamente.  

Cosa deve fare la Chiesa per contrastare il fenomeno degli abusi sulle suore?
Le vittime che ho intervistato sono state contente di poter parlare. Spesso le comunità non credono a questi racconti e non le aiutano. Ma le consacrate hanno bisogno delle comunità. C’è bisogno di sensibilizzare le comunità, di formare a tempo debito le donne consacrate, per aiutarle a capire che non devono accettare determinate condizioni e devono denunciare le relazioni ambigue. Per riuscire a far aprire le vittime che ho intervistato, ho dovuto promettere l’anonimato e sono riuscita comunque ad ottenere solo poche testimonianze. Tra queste, solo una ha deciso di denunciare al vescovo. Non so come finirà il processo. Le altre sono rimaste in silenzio e due di loro hanno deciso di lasciare la vita religiosa. I padri spirituali predatori, invece, non hanno accettato di incontrarmi. Per estirpare questa piaga bisogna che questi preti abusatori capiscano che, chiedendo loro un aiuto spirituale, le suore cercano Dio, non un uomo.



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