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SANTUARI

Sulle tracce di Maria: la Madonna del monte Berico

Ci vollero due apparizione per convincere le autorità ecclesiastiche che la Madonna aveva scelto Vincenza Pasini, una povera contadina, per lanciare il suo messaggio e salvare dalla peste la città di Vicenza. In quel luogo, il monte Berico, venne costruita la chiesa che Maria domandava.

Ecclesia 03_08_2014
Il santuario di Monte Berico

Continuiamo la pubblicazione delle conversazioni (questo è l'undicesimo appuntamento) che Diego Manetti tiene ogni primo sabato del mese a Radio Maria, alla scoperta dei santuari più importanti dedicati alla Vergine.

Ancora una volta, cari amici, ci poniamo “sulle tracce di Maria” per seguire, passo dopo passo, il cammino della Vergine tra gli uomini, ripercorrendo alcune delle più importanti tracce che Ella ha lasciato nel mondo, ovvero i santuari a Lei dedicati, intesi come risposta umana all’iniziativa di Maria di rivolgersi all’umanità con apparizioni o messaggi in precisi momenti della storia. La traccia mariana che questa volta andiamo a esaminare è quella costituita dal Santuario di Monte Berico, presso Vicenza, dove Maria è venerata quale Madre di Misericordia. La scelta di questo santuario risponde un po’ all’esigenza di rendere il giusto omaggio alla devozione della terra veneta che, nei secoli, ha saputo intrecciare le proprie vicende storiche con una incrollabile fede nella protezione materna della Vergine.

Veniamo dunque a presentare il luogo di questa apparizione mariana, perché, anche in questo caso, tutto prende inizio da una apparizione della Beata Vergine Maria. Ci troviamo appunto nel Veneto del XV secolo, un tempo di forte instabilità sociale e politica per le terre italiche, e un momento di particolare difficoltà per quel Veneto che, nel corso del Quattrocento, si trova flagellato da carestie e pestilenze in seguito alle incursioni degli eserciti nemici che aspirano alla conquista del territorio. Non tocca sorte diversa a Vicenza: la città è infatti drammaticamente colpita da epidemie e contagi che infieriscono sulla già misera vita dei vicentini. In questo quadro di povertà e miseria si aggiunge il rapido succedersi di diversi potenti che, uno dopo l’altro, prendono il controllo di Vicenza: prima gli Scaligeri di Verona, poi i Visconti di Milano e infine la Repubblica di Venezia. Mancanza di salute e prosperità, ma anche di autonomia e libertà, dunque. L’apogeo della crisi si raggiunge nel 1424, anno in cui la peste flagella Vicenza con una violenza inaudita.

É in questo drammatico contesto che trovano spazio le apparizioni di cui andiamo a parlare questa sera. A quei tempi viveva infatti a Vicenza un falegname, di nome Francesco di Giovanni da Montemezzo, il quale possedeva pure una vigna sul Monte Berico, quella altura che, sorgendo ai bordi della città, sembra quasi dominarla interamente, offrendo a chiunque si rechi sulla cima un panorama stupendo e la possibilità di abbracciare con un colpo d’occhio la quasi totalità dell’abitato sottostante. Ora, quando Francesco saliva al monte per lavorare nella vigna, la moglie, tale Vincenza Pasini da Sovizzo, usava portargli del cibo affinché il marito avesse di che pranzare senza dover abbandonare il podere per rientrare in città in cerca di vettovaglie. La tradizione ci dice che il 7 marzo 1426, verso le nove di mattina, mentre Vincenza si stava recando, come al solito, a portare il pranzo al marito, ecco che sulla via le apparve la Vergine che le disse: «Io sono Maria Vergine, la Madre di Cristo morto in croce per la salvezza degli uomini. Ti prego di andare a dire a nome mio al popolo vicentino di costruire in questo luogo una chiesa in mio onore, se vuole riavere la sua salute, altrimenti la peste non cesserà. Tutti coloro che con devozione visiteranno questa chiesa nelle mie feste e ogni prima domenica del mese avranno in dono abbondanza delle grazie e della misericordia di Dio e la benedizione della mia stessa mano materna».

Quando la donna fece ritorno a Vicenza, raccontando l’accaduto, nessuno le credette: come si poteva prestare fede a una donna così semplice e di così poca cultura, che per di più riferiva un episodio così straordinario? Viene da pensare che Vincenza abbia custodito tutta la meraviglia e la ricchezza di quel celeste avvenimento nel suo cuore, attendendo che i frutti giungessero nel tempo stabilito dal Signore. E così accadde. Due anni dopo, infatti, precisamente il 1 agosto 1428, la Madonna le apparve nuovamente sul monte Berico, ripetendo l’invito alla costruzione di una chiesa ad Ella dedicata e ribadendo la promessa di salvare Vicenza dalla peste. Questa volta, forse anche per l’infuriare della peste, la veggente venne creduta, e già il 25 agosto 1428 si pose la prima pietra dell’edificio sacro. Appena si pose mano all’opera, ecco che subito si vide l’arresto del contagio, e a mano a mano che si proseguiva nei lavori, riportano le cronache dell’epoca, ecco che la pestilenza andava diminuendo, portando gradualmente la devozione a diffondersi anche nei vicini Comuni, anch’essi gradualmente liberati dal contagio epidemico. 

Questo parallelismo tra la costruzione della chiesa e la liberazione dalla peste mi pare significativo: la Madonna non aspetta che l’uomo faccia tutto quanto da Lei richiesto per mantenere la Sua promessa, ma è sufficiente la buona volontà, la retta intenzione, il cominciare a percorrere la strada indicata da Maria perché la Vergine subito dispensi quelle grazie abbondanti che aveva promesso, quasi che esse non fossero solo un premio finale, ma addirittura un rinforzo e una conferma elargiti per sostenere i passi dell’uomo che decide di tornare a Dio. Questo credo che valga anche per noi oggi, cari amici: se il Signore ci chiede qualcosa, tramite Maria, non indugiamo a rispondere con abbandono totale alle Sue richieste, certi che prima ancora che avremo compiuto il nostro dovere, ecco che Gesù avrà già cominciato ad elargire le sue grazie tramite la Madonna, che Egli stesso, dalla Croce, ha scelto come mediatrice tra Sé e l’umanità, dicendo a Giovanni: “Ecco tua Madre…” (cfr. Gv 19, 25-27). Torniamo dunque alla cronaca per seguire l’evolversi delle vicende locali.

Accanto al santuario venne edificato un cenobio atto ad ospitare i membri di unaAcomunità religiosa che si potesse dedicare all’accoglienza dei pellegrini: ai Frati dell’Ordine di Santa Brigida, giunti nel 1429, seguono, a partire dal 1435, coloro che saranno poi i definitivi custodi del santuario, ovvero i Servi di Maria, primo fra i quali la tradizione ricorda fra’ Antonio da Bitetto. Esaminiamo ora il santuario, che rappresenta la concreta risposta che gli uomini del tempo diedero alla richiesta di Maria, apparsa tra loro, e che costituisce la prima traccia della devozione popolare che, da Vicenza, avrebbe conosciuto nei tempi a seguire una enorme diffusione. Il santuario presenta una struttura composta, risultante dall’accostamento di due costruzioni di diverso stile architettonico: una gotica e una barocca. Nel 1428, a partire dal 25 agosto, venne eretta nelle sue strutture essenziali la primitiva chiesa in stile gotico, prolungandone poi la parte absidale, nel 1475, per accogliere il coro dei frati.

L’ambiente interno consta di cinque campate, ricoperte da volte a crociera, sostenute da basse colonne tardo-gotiche su cui spiccano gli stemmi di Vicenza e dei più importanti casati vicentini. Nel 1575 la Vergine di Monte Berico elargì una grazia particolare, preservando le terre di Padova e Venezia da una peste che si preannunciava ancora peggiore di quella di inizio Quattrocento. Per tale ragione furono moltissimi i pellegrini che, da quelle zone, vennero a ringraziare la Vergine presso il santuario vicentino. Tra i fedeli, figurava anche il Palladio (pseudonimo di Andrea di Pietro, architetto di Padova, 1508-1580), al quale Vicenza chiese, in segno di riconoscenza, un progetto per ampliare l’originaria struttura, divenuta ormai insufficiente per accogliere le folle di pellegrini che continuamente facevano rotta verso il Monte Berico. Il 25 agosto 1576 fu dunque posta la prima pietra della nuova opera, la cosiddetta “aggiunta palladiana”, che avrebbe dato al santuario quell’assetto che, ancora oggi, è possibile osservare.

Nell’ultimo quarto del XVII secolo furono diversi i focolai di peste sparsi per l’Europa e la cosa non fece che accrescere la devozione per la Vergine di Monte Berico. Si giunse quindi alla decisione di affiancare alla originaria chiesa gotica una costruzione a sistema centrale, progettata dall’architetto Carlo Borella, secondo la più radicale essenzialità: una pianta a croce inscritta dentro un quadrato, ai cui vertici si aprono quattro vani minori a calotta crociata. L’edificio presenta tre facciate identiche, ornate da statue e bassorilievi, conservando un lato attiguo alla preesistente chiesa gotica. Delle tre facciate, la principale è quella orientale, che guarda verso i portici. Proprio i portici sono un altro elemento caratteristico del complesso sacro. All’inizio del Seicento si decise, infatti, la costruzione di quindici cappellette (una per ognuno dei 15 misteri del Santo Rosario) per accompagnare la salita di chi si dirigesse al santuario, ponendole alla sinistra della strada. Il progetto venne realizzato però solo nel corso del Settecento, con una strada d’accesso che parte come dal cuore della città e, avvicinandosi al santuario, si trova a costeggiare 150 archi di portico, in numero pari ai grani di un Rosario completo (secondo i tradizionali misteri della gioia, del dolore e della gloria), per un totale di 700 metri di lunghezza. Restaurati di recente (1987), sono un segno sensibile dell’invito a preparare la propria visita a Maria recitando la preghiera del Santo Rosario, meditando i misteri della Gioia, del Dolore e della Gloria. 

All’interno della Basilica principale, dietro all’altar maggiore, si trova la nicchia, sopraelevata, che custodisce la statua della Madonna, definita quale “Madre della Misericordia” o “Madre del Manto”. Scolpita su pietra tenera dei Monti Berici, raggiunge l’altezza di 1,7 mt, con una base larga 1,4 metri. Sotto il manto trovano riparo alcuni fedeli, quattro per parte. Dalle caratteristiche iconografiche che li definiscono, non si può dire che questi fedeli appartengano a una specifica classe sociale, questo forse per indicare che Maria si presenta come la Madre di tutti in quanto Madre dei figli di Dio. Osservando poi i profili e le espressioni di questi fedeli che cercano riparo sotto il manto della Vergine, si può notare che la maggior parte non presenta le fattezze del volto di un adulto, ma paiono quasi avere il volto del bambino, pur conservando, in un corpo assai più piccolo di quello della Vergine, le proporzioni delle fattezze corporee di un adulto. Questo potrebbe rappresentare un particolare invito della Madonna, che par dire a ognuno di noi che potremo trovare riparo sotto il Suo manto soltanto accogliendo l’invito evangelico a ritornare come bambini, cioè a farci piccoli, perché solo i piccoli hanno la consapevolezza di quanto bisogno hanno di essere protetti, e solo i bambini si sentono sicuri sotto il manto della Mamma celeste, ben lontani da quella vana pretesa di sicurezza e autosufficienza che ammorba la coscienza dell’uomo contemporaneo.

La scultura è stata eseguita, tra il 1428 e il 1430, da Nicolò da Venezia (oppure dal figlio Antonino). Su di essa si trova copia della corona che venne posta sul capo della Madonna con solenne cerimonia il 2 agosto 1900 da parte del cardinale patriarca di Venezia, Giuseppe Sarto, poi papa con il nome di Pio X. L’originale della preziosa corona, dopo vari tentativi di furto, si trova ora in un luogo sicuro. Nella parte di parete sottostante la nicchia che accoglie la statua, si trovano due angeli in ginocchio che sostengono un medaglione in argento raffigurante l’apparizione della Madonna a Vincenza. L’intero complesso, sia nella parte della chiesa barocca, sia in quella della primitiva chiesa gotica, è splendidamente arricchito da sculture, altari, quadri che rendono l’edificio sacro una meta di sicuro interesse per quanti vogliano apprezzare la ricchezza artistica del luogo.

Ma non furono le bellezze artistiche a fare di Monte Berico una meta così popolare tra le moltitudini di fedeli che fin qui sono giunte nei secoli per implorare l’intercessione di Maria Madre di Misericordia per ottenere le grazie a lungo agognate. Fin dagli inizi, infatti, la pietà popolare diede numerosi segni dell’amore a Maria, abbellendo il santuario con numerosi ex-voto, molti dei quali di valore e di pregevole fattura, ma soprattutto organizzando pellegrinaggi sempre più frequenti, sia in gruppo, sia per famiglie, sia per singoli fedeli. Questo del pellegrinaggio è un punto importante. Verrebbe da chiedersi quale necessità ci sia di recarsi fisicamente in cima al monte per venerare Maria Madre di Misericordia. Ebbene, nella mia prima visita al santuario, venerdì 17 novembre 2009, credo di aver trovato la risposta. Sono infatti giunto con la macchina, provenendo da Milano, fin sul piazzale della Vittoria, che si trova davanti alla facciata nord della basilica e che fu costruito per celebrare la vittoria italiana nella prima guerra mondiale (1918): laddove si trovavano solo spuntoni di rocca, vennero rimossi oltre 120.000 metri cubi di roccia, realizzando una spianata di circa 130 x 90 metri. 

Bene, dopo aver parcheggiato l’auto, e aver dato una fugace occhiata allo splendido panorama che si gode dal piazzale – da cui, come abbiamo già ricordato, si abbraccia l’intera città con un solo colpo d’occhio - sono entrato nel santuario. Mi sono subito inginocchiato dinnanzi alla statua della Madonna, ringraziandoLa per avermi guidato fino a Lei, e poi affidandoLe tutte le persone che mi avevano chiesto preghiere. Dopo essermi recato all’ufficio preposto per la celebrazione delle messe, per richiederne alcune in favore di persone bisognose, e dopo aver ancora un po’ sostato in preghiera nel santuario, sono uscito, dirigendomi verso la macchina. Prima di ripartire mi sono però diretto al bordo estremo del piazzale, per godere ancora una volta del panorama. E ho visto quello che prima non avevo scorto: non più il pur bellissimo panorama di una città sormontata dal monte, ma l’immagine di una porzione di umanità tutta racchiusa nello sguardo protettivo di Maria. Soltanto salendo al santuario si può cogliere questa prospettiva celeste: si sale al monte per accorgersi da su quel monte Maria ci ha chiamati e che, soprattutto, da quel monte Maria ci assicura protezione. E quando osserviamo la città, così piccola e indifesa, sottostante il monte Berico, davvero comprendiamo come Maria getti il Suo sguardo su ognuno di noi, così come osserva e protegge la città di Vicenza dal monte Berico.

Torniamo dunque alla devozione popolare dei primi tempi. Nonostante si fosse seguito, nei tempi immediatamente successivi alle due apparizioni del 7 marzo 1426 e 1 agosto 1428, l’iter canonico per il riconoscimento ufficiale delle apparizioni da parte dell’autorità ecclesiastica preposta, la giornata di celebrazione ufficiale dell’evento prescelta dai vicentini fu il 25 agosto, in ricordo della posa della prima pietra del santuario, per ricordare il primo gesto concreto che significò la risposta della popolazione locale alle richieste della Vergine Maria, con il conseguente e progressivo diradamento della pestilenza che martoriava Vicenza in quel tempo. Si iniziò ben presto la pratica di una solenne processione nel giorno della Festa, il 25 agosto, celebrando altresì con particolare devozione la Natività di Maria, l’8 settembre di ogni anno.

Una seconda processione venne poi istituita sul finire del XVII secolo, per ricordare quanto accadde il 25 febbraio 1695: all’alba di quel giorno, infatti, un terribile cataclisma colpì Vicenza, al punto che “si credette ognuno di restar vittima del flagello sotto le rovine della propria abitazione”, come recitano le cronache del tempo. Invece, incredibilmente, vi furono solo due vittime. In seguito alla scampato pericolo, si decise dunque di celebrare un solenne ringraziamento con una seconda processione che, il 25 febbraio, si affiancasse a quella del 25 agosto. Contemporaneamente si sviluppò la devozione della prima domenica del mese, coerentemente con la promessa fatta dalla Vergine alla veggente Vincenza Pasini: «Tutti coloro che con devozione visiteranno questa chiesa nelle mie feste e ogni prima domenica del mese avranno in dono abbondanza delle grazie e della misericordia di Dio e la benedizione della mia stessa mano materna».

Nel corso dell’Ottocento la devozione valicò i confini del vicentino, per aprirsi alla regione del Veneto e poi all’Italia tutta. In particolare, ricordiamo il voto della città di Vicenza del 25 febbraio 1917, durante la prima guerra mondiale, con il quale si prometteva: «se verranno serbate incolumi le nostre terre… vi facciamo voto di santificare in perpetuo il giorno della Vostra Natività tenendolo come sacro e festivo».  Ancora ricordiamo il dono al santuario, nel gennaio 1919, della bandiera tricolore confezionata da 100.000 donne cattoliche d’Italia per ricordare i caduti della Prima Guerra Mondiale e per richiedere l’intercessione e la protezione della Madonna di Monte Berico per l’Italia intera.

Infine, l’11 gennaio 1978, Paolo VI dichiarò la Madonna di Monte Berico Patrona principale della città e della diocesi di Vicenza con queste parole: «In Italia, nella diocesi di Vicenza, clero e popolo da oltre 500 anni venerano con culto ininterrotto e con ardore la Gloriosa Madre del Divino Redentore con il titolo di Madonna di Monte Berico, che perciò realmente e da lungo tempo, anche se non sempre con pieno riconoscimento liturgico, ebbero e onorarono grandemente come celeste patrona della città e della diocesi… Noi decretiamo che la Beatissima Vergine Maria, onorata con il nome di Madonna di Monte Berico, venga dichiarata e sia veramente d’ora innanzi la principale Patrona presso Dio della città e della diocesi di Vicenza. Grandemente speriamo che in questo santuario d’ora innanzi fiorisca sempre più la devozione alla Madre di Dio, al preghiera frequente e una rinnovata conoscenza e imitazione del Figlio suo».

Credo che non ci possano essere parole più utili per riprendere e commentare il messaggio che la Vergine consegnò alla veggente, Vincenza, in quel lontano 1426, poiché le parole della Madonna raggiungono sì un popolo in un determinato luogo e in un certo tempo, ma per trasmettere poi alle generazioni successive un messaggio di portata universale e senza tempo. Così è anche in questo caso. «Io sono Maria Vergine, la Madre di Cristo morto in croce per la salvezza degli uomini. Ti prego di andare a dire a nome mio al popolo vicentino di costruire in questo luogo una chiesa in mio onore, se vuole riavere la sua salute, altrimenti la peste non cesserà. Tutti coloro che con devozione visiteranno questa chiesa nelle mie feste e ogni prima domenica del mese avranno in dono abbondanza delle grazie e della misericordia di Dio e la benedizione della mia stessa mano materna».

Anzitutto Maria si presenta come mediatrice di salvezza, come celeste ambasciatrice, inviata da Gesù stesso. E precisa che Colui che La invia è «Cristo morto in croce per la salvezza degli uomini». In questo richiamo così forte alla Croce sta il cuore, ritengo, del messaggio di monte Berico. Immaginiamoci infatti, cari amici, le condizioni della gente del luogo in quel 1426, allorché il vicentino era colpito da forti e letali pestilenze. Che cosa si poteva dire a quella gente se non di ricordarsi anzitutto che non erano soli, e che Gesù stesso aveva attraversato la via della sofferenza che adesso anch’essi si trovavano a percorrere? Ecco perché la Madonna ricorda subito la Croce di Gesù: perché ognuno, di quella gente all’epoca flagellata dalla peste, e di noi oggi, è chiamato a passare attraverso la sofferenza e la prova della croce per guadagnarsi la salvezza, come Ella stessa ben ricorda: «Cristo è morto in croce per la salvezza degli uomini». E se gli uomini desiderano partecipare di quella salvezza, ecco che devono passare per la stessa via percorsa dal Cristo, ovvero quella della prova, del dolore, della Croce, appunto.

Quindi la Vergine si rivolge alla veggente con una discrezione e un affetto profondissimi . «Ti prego», dice infatti a Vincenza, chiedendole di fare da tramite presso il popolo di Vicenza, affinché esso riceva la richiesta della Madonna, «che venga costruita una chiesa in suo onore sul monte Berico, “altrimenti la peste non cesserà». Credo che su questa richiesta convenga spendere qualche parola per una corretta comprensione dell’affermazione della Vergine. A una prima, frettolosa e superficiale lettura, si potrebbe infatti essere tentati di pensare: ecco, la Madonna chiede una chiesa, minacciando diversamente di far perdurare la pestilenza che sta affliggendo i vicentini… Nulla di più sbagliato! Non dobbiamo infatti intendere la pestilenza come un castigo divino che verrebbe magari accentuato se il popolo non accogliesse la richiesta della Vergine: si tratterebbe infatti di minacce che ben poco avrebbero a che fare con le reali intenzioni della Vergine. 

Per comprendere le quali occorre aver presente che le prove della vita, dalla peste nella Vicenza del 1426, alle sofferenze e alle difficoltà dell’esistenza quotidiana di ognuno di noi, ordinariamente non sono mandate da Dio né da Lui causate, bensì semplicemente permesse. Così Vicenza si trova a subire il contagio pestilenziale per le terribili condizioni igieniche del tempo, e così uno di noi può trovarsi afflitto da una qualche grave patologia per cause puramente fisiologiche e naturali. Nel vivere dunque le prove con tale consapevolezza, dobbiamo tuttavia ricordare che Dio conosce tutto e tutto prevede, comprese le prove che ci potranno colpire, e dunque tutto preordina alla nostra salvezza, permettendo appunto una sofferenza e dandoci però anche le ispirazioni e gli aiuti celesti affinché la si possa affrontare con profonda fiducia in Lui, che è il Signore della vita, offrendo altresì ogni dolore per la salvezza dell’anima nostra e di quelle più bisognose della Divina Misericordia. 

Ma ci pensate, cari amici? Nella sofferenza ognuno di noi può unirsi alla Croce di Cristo divenendo strumento di salvezza per i propri fratelli, vivi e defunti, intercedo presso Dio quelle grazie a loro necessarie per la salvezza dell’anima. In quest’ottica, il fatto che Maria ricordi che è la Madre di Cristo Crocifisso per la salvezza degli uomini, è un po’ come se la Madonna volesse dire: guardate che in questo momento di provaale vostre sofferenze non sono inutili, ma sono permesse da Dio affinché voi stessi possiate purificarvi, possiate crescere nella santità e, per il mistero della comunione dei santi, possiate intercedere grazie per i più bisognosi.

Poi però, lo abbiamo visto, la Vergine aggiunge una promessa: se costruiranno una chiesa a lei dedicata, sul monte Berico, i Vicentini verranno liberati dalla peste. Questa promessa è da leggere come una straordinaria offerta del Cielo: se la popolazione accoglierà la richiesta di Maria, dimostrando di affidarsi completamente a Lei, ecco che la Vergine intercederà presso Dio affinché egli compia il miracolo, sospendendo le leggi naturali e liberando quelle terre da una pestilenza che, diversamente, avrebbe continuato a mietere numerosissime vittime. Ecco: la peste, come ogni prova, è stata permessa da Dio. Ma Dio stesso interviene nella storia inviando Maria affinché venga offerta all’umanità una possibilità imprevista: essere liberati dalla sofferenza e dal Male per diretto intervento divino. Quando la popolazione acconsente a tale invito, nel 1428, dopo la seconda apparizione a Vincenza del 1 agosto di quell’anno, ecco che ha inizio una nuova fase della storia di quel posto: nasce il santuario e si sviluppa una devozione che, nei secoli, ha portato migliaia e migliaia di fedeli a desiderare di farsi piccoli e di nascondersi sotto il manto della Madonna, chiedendo a lei ogni protezione e grazia necessaria alla salvezza. Davvero l’intervento di Dio in Maria fa nuove tutte le cose: là dove c’era una terra devastata dalla peste, non c’è solo una terra sana, ma addirittura una meta di pellegrinaggio, di devozione, un luogo ove chiunque può accorrere per chiedere la salute, del corpo, certo, ma soprattutto dell’anima, e cominciare quel cammino di conversione che solo può ricondurre l’uomo a Dio e dunque alla verità di se stesso.

Certo, oggi il pericolo della peste si può ritenere definitivamente superato. Ma quante malattie ben più pericolose affliggono il cuore dell’uomo? Ecco dunque che nel 1972 viene inaugurato una nuova parte del complesso sacro, detto “la Penitenzieria”, costituito da due cappelle, una superiore, una inferiore, fornite di 30 confessionali. Questo per rispondere alle esigenze dei numerosissimi pellegrini di accostarsi al sacramento della riconciliazione, per guarire le ferite più profonde del cuore, ritrovando l’amicizia con Dio sotto gli auspici della Madonna del Manto che tutti i suoi figli attende fiduciosa, per proteggerli materna. Quanto sia diffuso questo desiderio di guarigione l’ho potuto constatare io stesso, recandomi in pellegrinaggio a Monte Berico quella prima volta, alcuni anni orsono: in un pomeriggio di un giorno feriale, fedeli di ogni età e condizione sociale, con stupefacente continuità, si alternavano, in ginocchio, tra i banchi della Basilica, implorando la protezione della Madre di Misericordia.

Affidiamo dunque a Maria, Madre della Misericordia, ogni nostra sofferenza, ogni nostra prova, chiedendoLe di accompagnarci verso Suo Figlio, come ricordavano le parole di Paolo VI, senza dimenticarci che siamo chiamati a prendere la nostra croce, ogni giorno, ma ricordando altresì che sotto quella Croce, ad attenderci, c’è Maria, della quale Gesù stesso ci dice: «Ecco tua Madre».

 

Preghiera 

 

O Vergine Santissima, Madre di Dio e Madre mia Maria,

Ti ringrazio ché Ti sei degnata di apparire sul Monte Berico

e Ti ringrazio per tutte le grazie che qui concedi a quanti a Te ricorrono.

Nessuno mai Ti ha pregato invano.

Anch’io a Te ricorro e Ti supplico

per la Passione e Morte di Gesù e per i Tuoi dolori:

accoglimi, o Madre Pietosa,

sotto il Tuo manto, che è manto materno;

concedimi la grazia particolare che Ti domando…

e proteggimi da ogni male

e specialmente dal peccato che è il male più grande.

Deh! Fa’, o Maria, Madre mia,

che io goda sempre della tua amorosa protezione

 in vita e più ancora in morte

e che venga poi a vederTi in Cielo

e ringraziarTi e benedirTi per sempre.

Amen