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TEMPI MODERNI

Sulle Frecce scende la famiglia, sale il buon selvaggio

Sul magazine di Trenitalia l'antropologo parla di famiglie moderne. Per sostenere che il modello matrimoniale non è l'unico. Ad esempio? Alcune tribù sconosciute dell'Africa o della Polinesia. Però si ignora che la civiltà umana ha scelto l'unione matrimoniale uomo-donna per sopravvivere e progredire. 

Famiglia 01_04_2016
I Tikopiani della Polinesia

Che la famiglia naturale matrimoniale sia esposta ad una martellante opera di demolizione è un dato di fatto. L’ideologia omosessualista e pro gender si sta incaricando di minarla dalle fondamenta con motivazioni spesso sentimentali e poco attinenti alla realtà. Ci mancava però l'esegesi antropologica per giustificare l'ermeneutica delle famiglie arcobaleno e cosiddette moderne. L’occasione ce la dà Trenitalia attraverso il magazine La Freccia, simbolo del nuovo progresso dell’Italia in movimento contro il vecchiume del passato.

Modern family è il titolo di un servizio che riporta con dovizia di particolari gli esiti di un festival organizzato a Roma e chiamato simbolicamente Famiglia punto zero. Dove il punto zero non si sa se si riferisca al fatto che la famiglia debba essere rifondata nelle sue fondamenta o se invece siamo all’anno zero della famiglia perché peggio di così non può andare.

Festival ambizioso, svoltosi nei giorni scorsi al Maxxi, patrocinato dalle istituzioni pubbliche tra cui il Comune di Roma e la Regione Lazio, che si è incaricato di sviluppare e promuovere il tema delle famiglie che cambiano. Con quali esiti? Ce lo riferisce l’articolo pubblicato sul magazine che gli italiani da Torino a Salerno stanno leggendo in questi giorni sul treno veloce che unisce l’Italia.

A parlare è Francesco Remotti, docente di Antropologia dell’Università di Torino, uno dei relatori del festival. Multigenitorialità? “Molto spesso non si tratta di una soluzione di ripiego, ma appositamente ricercata per il benessere e lo sviluppo del bambino: è un bene avere più madri e/o padri”. Parola di antropologo. Le basi scientifiche? Eccole: “Nell’isola di Tikopia in Polinesia diffidano delle famiglie che si rinchiudono in se stesse”. Tikopia? Chi era costei?

Leggo da Wikipedia: “Nel 1600, la popolazione di Tikopia si accordò per uccidere tutti i maiali dell'isola e sostituirli con la pesca, perché i maiali avevano bisogno di troppo cibo che sarebbe potuto essere mangiato dai tikopiani.  Il nucleo della vita sociale era il paito, la casa, che si eredita dagli antenati maschi, che vi erano sepolti all'interno. La relazione fra il fratello della madre e il nipote ha una dimensione sacra, tale da officiare alle cerimonie legate alla virilità del nipote”. Capiamo il perché come popolazione non si sia evoluta granché come modello, probabilmente perché chiusa in se stessa. Autarchica quanto basta e infeconda. Ma, come si dice… contenti loro.

Il modello comunque per giustificare le famiglie diversamente famiglia sembra essere questo. E il matrimonio fondato esclusivamente sul rapporto uomo-donna? Anche questa è un’anticaglia del passato. Secondo lo studioso “il matrimonio è solo una delle possibilità date le diverse organizzazioni sociali. Basti pensare alla diffusione di poliginia e poliandria. Non è scritto nel nostro Dna che un uomo o una donna debbano convolare a nozze per fondare una famiglia: ci si può sposare senza formarne una, come il gruppo etnico dei Senufo o formarla senza sposarsi come fanno i Na della Cina meridionale”. Non poteva mancare l’accusa al Cristianesimo che ha “imposto nel mondo il modello di famiglia nucleare”. 

Basta così. Credevamo che l’antropologia moderna si fosse affrancata dal mito del buon selvaggio invece vediamo che con i soldi pubblici, cioè di tutti noi, questa continua a diffondere le sue teorie che poca aderenza hanno non solo con la storia, ma anche con la realtà sociale che la storia si è incaricata di fotografare facendo vincere l’animale sociale di Aristotele il quale ha fotografato non il nostro Dna biologico, ma quello sociale.

In sostanza il modello da prendere in considerazione sono le tribù primitive, che non  sono macchiate dallo sviluppo sociale, sono incorrotte, ma, ahimè, non hanno avuto nel corso della storia alcun merito di inculturazione, di progresso inteso come ricerca del bene comune e del miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti del pianeta. Ad esempio molte praticavano sacrifici umani. Vogliamo prendere ad esempio anche questi? 

Ora, con tutto il rispetto per i signori di Tikopia e i Senufo, speriamo di non incorrere nel futuro reato di “Tikopiafobia”: ma se l’organizzazione civile della loro comunità non ha avuto esiti e non è stata mutuata da nessun altro non è colpa del cristianesimo, ma forse del fatto che certe civiltà, se così possiamo chiamarle, non avevano e non hanno quelle caratteristiche di promozione della persona umana svincolata da fatalismo che le fanno irrimediabilmente precipitare verso l’estinzione. La vicenda dei maiali si poteva risolvere senza uccidere le povere bestiole. Ad esempio imparando a coltivare di più per loro e per gli altri.

Non è invenzione di queste ore, ma si vede che certa antropologia non lo ha ancora scoperto, che la famiglia naturale matrimoniale non è esclusiva del cristianesimo, ma istituzione preesistente ad esso. Solo che il Cristianesimo si è incaricato di promuoverla e difenderla. Perché, e questo un antropologo dovrebbe spiegarcelo, l’essere umano è cresciuto così evoluto, e ha potuto ad esempio costruire i treni e dunque il Frecciarossa 1000, proprio perché ha vissuto in un contesto naturale fatto di mamme e papà, di mogli e mariti.

Protetto, amato, custodito nella sua dimensione spirituale e razionale. La famiglia matrimoniale naturale è stata la base della civiltà e tutte le civiltà che hanno lasciato a noi un'eredità, spirituale, tecnologica, intellettuale, e che hanno riconosciuto in questa istituzione la loro base sociale. Poteva andare diversamente, ma l'uomo ha deciso così non perché ostaggio dei Papi, ma perché ha visto che gli conveniva se aveva a cuore la sua sopravvivenza.

Certo, lo zampino del cristianesimo c’è stato, ma fossi nell’antropologo non lo vedrei così negativo. Ad esempio ha consentito che l’uomo si percepisse non abbandonato nel mondo e potesse guardare al cielo, usando il cervello, per migliorare la propria condizione, farsi qualche domanda sul suo destino, non sentirsi una monade nell'universo, ma un essere unico e irripetibile in relazione con un Altro e con gli altri e migliorarsi rifuggendo le superstizioni e le credenze che, diversamente, lo avrebbero tenuto allo stadio primitivo.

Ma è chiaro che se l’antropologia diventa un’opinione allora una tribù vale l’altra. Anche se si perde di vista che cosa sia il concetto di sviluppo. Non staremo a ricordare che grazie al cristianesimo abbiamo gli ospedali e ignoriamo come i Na cinesi si curino meglio di noi, però sappiamo che il Cristianesimo ha difeso questo modello sociale, fatto di marito, moglie, fedeltà e amore, non perché preoccupato di conservare un potere, ma perché consapevole che soltanto attraverso lo sviluppo di un’unione stabile e feconda la società poteva elevarsi dallo stadio selvaggio in cui certe credenze la costringevano relegandola alla morte e alla disperazione.

Con l’aiuto certo di quel pensiero razionale che ha nella civiltà greco-romana il suo valido alleato. Questo almeno dice la storia. Poi, sempre con tutto il rispetto per i Senufo friends, se prendiamo a modello le tribù e decidiamo di gettare nel cestino 3000 anni di storia dell’umanità, facciamolo almeno senza usare i soldi pubblici, con i quali, lo ricordiamo, costruiamo anche i treni che tanto ci distinguono dal buon selvaggio. Se volete difendere il matrimonio gay non serve scomodare i poveri tikopiani i quali, probabilmente, ci prenderebbero a roncolate se sapessero che li stiamo usando a modello per sovvertire quel che la natura ha scritto.