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BIOETICA

Sulla vita è giunta l'ora di educare

Scienza e Vita dialoga con i leader politici. Ma le "buone leggi" non bastano: bisogna riprendere in mano la cultura e l'educazione di un popolo.

Editoriali 22_11_2011
scienza e vita

Alfano, Bersani, Casini: l’ABC della politica nostrana era presente all’assemblea nazionale di Scienza e Vita, il 18 novembre a Roma. Alfano, Bersani e Casini parlano di etica sociale e questo è in sé bene. Alfano, Bersani e Casini e Scienza e Vita: un colloquio in cui è chiaro che la società vuole etica e che loro lo capiscono; che per rendere etica una società si passa anche dalle leggi, e che tutti mostrano di aver capito la importanza della figura del Santo Padre.
 

Ora è il caso di domandarci se questo basta. Cioè se quello che davvero occorre alla gente è solo il dialogo con i vertici della politica. E se davvero basta fare “buone leggi” per fare crescere un popolo. Probabilmente c’è dell’altro. Certamente c’è dell’altro. Perché fare buone leggi non serve a niente se la gente è convinta che siano leggi cattive e i maitre à penser finiscono per mostrarle come una soverchieria. Già, i maitre à penser sono quelli che contano sui giornali, in TV, quelli che danno il “la” all’opinione pubblica, quelli che fanno la cultura di un popolo. E con la loro artiglieria, il fronte pro-life cosa oppone?


Siamo di fronte ad un’asimmetria, ad un braccio di ferro fatto tra un omone di due metri e un bambino (anche se il bambino apparentemente non è sprovveduto e disarmato, il che visti gli esiti è anche peggio). Da una parte l’artiglieria pesante dei massmedia, dei Vip (dalle soubrette ai presentatori Tv: ricordate le cento facce di Vip che campeggiavano sulla copertina di un settimanale alle soglie del referendum sulla legge 40 invitando a votare SI?); dall’altra… qualcosa che evidentemente non incide sulla cultura, sul modo di decidere della gente.

Insomma: non basta fare gli autovelox per ridurre i morti sulle autostrade: bisogna educare. I primi cristiani non si misero a chiedere all’Imperatore che facesse una legge per vietare i giochi omicidi nei circhi, o l’infanticidio: semplicemente costruirono una cultura che non li prevedeva, che mostrava che erano bestialità. San Benedetto costruì l’Europa non domandando ai barbari di smettere di fare stragi, ma costruendo i monasteri, rendendo l’Europa disseminata di luoghi di salvezza.


E di luoghi di salvezza oggi ce ne sono tanti, come ha benissimo mostrato la giornata seguente a quella prima descritta, in cui le associazioni locali di Scienza e Vita hanno mostrato cosa sia il lavoro quotidiano, la bellezza e l’eroismo di chi cura e la bellezza e l’eroismo di chi viene curato. Tutto va detto. Va mille e mille volte raccontato con gli strumenti adeguati, ma non più nelle nostre amorose e ristrette mura.

E non c’è da implorare la presenza di qualche “laico” che non si vergogni di apparire ad un qualche convegno pro-life: con la “mitologia dei lontani” abbiamo finito per vederli più lontani di quanto fossero. Non vogliamo arruolare nessuno, ma vediamo da laici attenti un parallelismo sulla dignità del lavoro scientifico (da sottrarre alle manipolazioni genetiche per alcuni, o per altri da non rovinare introducendo possibilità di morte su chi può essere curato), della donna, dei bambini, dei vecchi, dei disabili, di fronte a tanto opportunismo, carrierismo, e a tanta solitudine.

Dal convegno di Scienza e Vita coi politici usciamo rafforzati, perché ok, i politici hanno un loro ruolo, un fascino persino; e perché questo non ci basta più. Vogliamo che si riprenda in mano la cultura e l’educazione di un popolo, che attende e che è disorientato. San Benedetto e San Paolo non rifuggivano dai politici di allora; e anche oggi nella Chiesa c’è chi direttamente dialoga sapientemente di leggi con gli Alfano, Bersani, Casini. Ma c’è anche chi, inoltre, costruisce cultura, chi mostra al popolo la bellezza della vita, chi crea case famiglia, luoghi d’accoglienza, banchi alimentari, e vuole rendere questo cultura; questa è ora la strada da aprire.