Suetta-Murgia, un vescovo che fa il vescovo è notizia
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Reazioni scandalizzate perché il vescovo di Sanremo-Ventimiglia ha avuto il coraggio di denunciare quanto accaduto ai funerali di Michela Murgia. Ma a scandalizzare dovrebbe essere ben altro: dall'omelia del prete al messaggio del cardinale Zuppi.
Continua il clamore legato alla morte e soprattutto ai funerali di Michela Murgia. Nel mirino c’è stato in questi giorni soprattutto l’intervento del vescovo di Sanremo-Ventimiglia, monsignor Antonio Suetta, che in un video rivolto ai fedeli della sua diocesi obietta sia al coro di consensi (soprattutto da parte di cattolici) alle convinzioni della scrittrice scomparsa – pur senza voler parlare della persona Michela – sia soprattutto a quanto accaduto in chiesa al termine del funerale, «con una serie di applausi» per alcuni interventi di amici, «quasi come un tifo da stadio».
Apriti cielo, uno scandalo: tutti hanno riportato con grande stupore l’intervento di monsignor Suetta come si trattasse di un marziano, unico vescovo a non essersi accorto di essere nel XXI secolo, come ha voluto far notare il presidente dell’Arcigay di Imperia, Marco Antei.
Perché Suetta è intervenuto? Ovviamente perché quello che si è visto e si è letto riguarda tutti e ha lasciato amareggiati e disorientati molti cattolici. Si è infatti visto osannare una personalità «i cui contenuti del suo contributo culturale in moltissimi casi sono stati apertamente in contrasto con l’insegnamento della Chiesa». Per non parlare della chiesa degli Artisti a Roma, dove si è svolto il funerale, e dove «al termine delle esequie e ancora in un contesto liturgico o almeno nel contesto di un luogo sacro, è stata data la parola a persone che esprimono convinzioni, pensieri e convincimenti difformi dalla dottrina cattolica; e lo hanno fatto anche in modo un po’ sguaiato». I video degli interventi di Chiara Valerio e Roberto Saviano sono lì a darne testimonianza. Per non parlare di Paola Turci che intona Bella Ciao in chiesa guidando la folla a pugno chiuso (e ovviamente Bella Ciao farà da colonna sonora all'uscita della chiesa).
In pratica ormai ci si stupisce e ci si scandalizza di un vescovo che fa il vescovo. Mentre casomai dovrebbe scandalizzare che il prete che ha celebrato il funerale abbia paragonato Michela Murgia a San Paolo: «Ha portato avanti la buona battaglia, ha conservato la fede», ha detto. Dove, evidentemente, la fede – per questo sacerdote – corrisponde a qualsiasi cosa in cui si crede.
Si capisce che se questo è il metro, un vescovo che giudica in conformità dell’insegnamento della Chiesa possa apparire catapultato da un’altra epoca. E non parliamo neanche di mettere in discussione la legittimità del funerale in chiesa ex articolo 1184 del Codice di Diritto Canonico. Eppure, scorrendo l'elenco dei casi in cui il funerale in chiesa deve essere vietato, qualche domanda bisognerebbe farsela. A maggior ragione dopo quanto accaduto al termine della Messa, quando la chiesa è stata presa in ostaggio da personaggi che ne hanno approfittato per fare monologhi inappropriati in una chiesa, e davanti a un pubblico osannante, che evidentemente non distingue un luogo sacro da un’osteria.
E qui però un appunto è doveroso: se tanta gente pensa che in chiesa sia possibile fare di tutto, la maggiore responsabilità ce l’hanno coloro che hanno sfigurato così tanto la liturgia da rendere irriconoscibile la sacralità del gesto e del luogo. Se i primi a fare di tutto sono i preti – cantanti, ballerini, comizianti, ecc. – e i fedeli ci vanno pure dietro, ovvio che poi non te la puoi prendere con Roberto Saviano che si comporta allo stesso modo. O con il presidente dell’Arcigay che rivendica il diritto di affermare in chiesa la bontà della famiglia queer.
E la riprova ne è che nessun vescovo ha avuto nulla da ridire su quanto accaduto ai funerali, né a Roma né altrove in Italia (a parte monsignor Suetta): tutto normale, tutto digerito. Così la prossima volta Bella Ciao magari sarà integrata nella liturgia.
Pensano che in questo modo la Chiesa sia maggiormente apprezzata dal mondo, invece è solo maggiormente disprezzata. Saviano docet.
Dovrebbe anche stupire che per Michela Murgia si scomodi con un messaggio – letto durante la Messa - addirittura il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il cardinale Matteo Zuppi (ma a che titolo?). E invece solo pochi giorni prima, la morte di suor Elvira, una donna che in 40 anni ha salvato migliaia e migliaia di giovani dalle dipendenze dando una grande testimonianza di Chiesa, non ha meritato neanche una parola.
Né di fronte alle reazioni laiciste ai rilievi di monsignor Suetta, si è sentita una parola di solidarietà da qualche confratello vescovo o qualcuno che almeno rivendicasse la libertà di parlare da cattolici.
Silenzio, solo silenzio. La Chiesa italiana è già ridotta a deserto.
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