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OCCHIO ALLA TV

Su Emanuela Orlandi, senza scrupoli

Una trasmissione costruita sul niente, a colpi di “forse”, di “chissà” e di ipotesi non suffragate dai fatti, con l’obiettivo di guadagnare ascolti in forza di un mistero che non si scioglie. A questo ha assistito chi ieri sera si è sintonizzato sulla puntata di “Chi l’ha visto?”.

Occhio alla Tv 23_06_2011

Una trasmissione costruita sul niente, a colpi di “forse”, di “chissà” e di ipotesi non suffragate dai fatti, con l’obiettivo di guadagnare ascolti in forza di un mistero che non si scioglie. A questo ha assistito chi ieri sera si è sintonizzato sulla puntata di “Chi l’ha visto?” (RaiTre, ore 21.10), dedicata alla scomparsa di Emanuela Orlandi e ad alcune presunte rivelazioni sulla possibilità che sia ancora viva.

Era il 22 giugno 1983 quando Emanuela, quindicenne cittadina vaticana, scomparve per non essere più ritrovata. Il suo caso è uno dei più oscuri della storia italiana e nelle varie ipotesi sulla sua sorte sono stati coinvolti lo Stato italiano, il Vaticano, lo Ior, la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti, come in una classica spy story.

A seguito di una falsa segnalazione secondo cui la ragazza sarebbe ricoverata in un ospedale psichiatrico in Inghilterra, la macchina giornalistica in questi giorni si è rimessa in moto. Ma niente di nuovo è stato trovato, nemmeno da parte di chi da anni segue l’inchiesta giudiziaria.

Nonostante tutto, Federica Sciarelli ieri sera è riuscita a imbastire una trasmissione all’insegna della suspense, che ha toccato i suoi vertici drammatici con la messa in onda di telefonate “rivelatrici” (si fa per dire) e di una testimonianza di Ali Agca, colui che sparò Papa Giovanni Paolo II.

Mitomani e personaggi vaneggianti sono stati presi come fonti e la pruderie curiosa ha toccato il suo culmine quando sono stati tirati in ballo, ancora una volta, i vertici del Vaticano e un cardinale gesuita, che saprebbero molte cose. Ma non c’è stato alcun riscontro. Operazioni televisive di questo tipo servono soltanto a fare audience a spese del buon senso e della verità.