Studenti ostaggio del vaccino, ma è in DaD che si ammalano
Il governo manda avanti un sottosegretario (Sasso, Lega) per iniziare a instillare il messaggio che ad aprile non si tornerà tra i banchi: «Scuole insicure, costretti alla DaD, puntiamo a settembre col vaccino». Ma non ha la più pallida idea di quali siano i numeri dei contagi a scuola. L'avversario degli studenti non è il Covid, ma una classe politica che non si rende conto dei disastri psicologici ed educativi che sta facendo la didattica a distanza.
Secondo il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, le scuole sono state chiuse perché non sono luoghi sicuri e riapriranno soltanto a settembre a patto che nel frattempo si sia proceduto col vaccino.
Il potere dei sottoposti. Non si può affidare una notizia come questa a un sottosegretario, e per giunta a un sottosegretario che non conosce la differenza tra Topolino e Dante Alighieri.
Però, quando il giornalista dell’Adnkronos che lo ha intervistato gli ha chiesto qualche dato sui contagi lui ha detto di non averne e di essere fermo a novembre. Dunque: dicembre, gennaio, febbraio e marzo. Mancano 4 mesi all’appello, ma Sasso, membro del governo Draghi in quota Lega, non ha la più pallida idea di che cosa sia successo in questi mesi tra i banchi.
Mesi nel corso dei quali gli studenti hanno fatto didattica in presenza solo per metà settimana. Affermare, quindi, come ha fatto, che le scuole non sono luoghi sicuri come ci hanno detto per un anno, per il solo gusto di attaccare il precedente governo (i cui azionisti erano gli stessi con cui ora lui governa) non è solo ridicolo, ma anche irresponsabile. Certo, ci sono stati casi di covid tra gli studenti, ma questo ha portato a focolai stile Codogno? No.
Frasi dette un po’ così, per avere un titolo d’agenzia, che non hanno alcun senso, ma che hanno uno scopo: mandare avanti intanto il sottosegretario per preparare il terreno e cominciare a far entrare la gente nell’ottica del non ritorno a scuola. Poi sarà il turno del ministro e infine del premier.
Il messaggio è chiaro: ad aprile non si tornerà sui banchi e le scuole non riapriranno in presenza, perché per riaprire a settembre serve il vaccino. Da un sottosegretario all’Istruzione ci si aspetta invece che comunichi con certezza quando suonerà di nuovo la prima campanella, invece la sua risposta è agghiacciante: «La partita in vista del rientro a settembre si gioca innanzitutto sulle vaccinazioni. Occorre accelerare per poter ripartire in presenza». E scusi, Sasso, ma di aprile e maggio che cosa ne facciamo? Non pervenuto.
Far rientrare anche la scuola nella logica delle vaccinazioni significa tenere in ostaggio i ragazzi che stanno pagando il prezzo più alto di questa pandemia. E poi: vaccineranno gli anche gli studenti? Mancano informazioni, l’importante è far partire il messaggio che «forse dopo Pasqua non si riapre». È già successo, questa è la tecnica: adombrare chiusure ulteriori con i personaggi minori e poi colpire con i titolari quando il cittadino è ormai entrato nell’ottica.
Sulla base di che cosa Sasso, che di mestiere fa l’insegnante, ma non l’epidemiologo e che – ripetiamo – dice di non avere dati a diposizione da novembre, sostiene che la scuola non sia un luogo sicuro?
Invece la scuola è uno dei luoghi meglio controllabili, come ha spiegato anche alla Bussola il professor Paolo Crepet: «Una classe ha al massimo 30 alunni, la professoressa può far rispettare le norme sul distanziamento e sull’utilizzo delle mascherine immediatamente, a fine lezione si può cambiare l’aria». Insomma: la scuola in realtà è un luogo assolutamente controllabile. Ma che non si vuole controllare perché l’investimento dei venditori di tecnologia deve essere soddisfatto ancora a lungo.
Infatti, il nostro Sasso se ne esce anche con un assist alla didattica digitale: «Oggi va fatto un passo in più: dobbiamo formare dirigenti e docenti anche affinché puntino all'empatia digitale più che al nozionismo. Ed anche rilevare i problemi di connettività, costruendo un'anagrafe digitale che riguarda circa 40mila edifici». Tutto chiaro? Gli obiettivi del Governo sono di digitalizzare ancora di più, dotare ogni scuola di ogni possibilità tecnologica per proseguire così l’esperienza della DaD, che ormai tutti i genitori possono constatare è malsana e pessima.
Empatia digitale, poi, è un’espressione che fa venire l’orticaria e che è detta da chi, sicuramente, ignora come la DaD sia principalmente un problema educativo e psicologico.
Si moltiplicano gli appelli di psichiatri e educatori: i ragazzi si stanno ammalando, di solitudine, di depressione, di disturbi del sonno e dell’alimentazione, di motivazione, di on line brain, di dipendenza, chiusi nella loro caverna. Un solo mese in più di DaD sarà un trattamento mortale riservato ai ragazzi e Sasso non trova niente di meglio da fare che esprimere la propria vicinanza alle famiglie e pensare all’empatia digitale, ai problemi di connettività nelle scuole?
È l’infinito pandemico che dovrà proseguire sotto forma di DaD anche per la scuola. Frutto di una classe politica che non vede che il Paese sta soffrendo non per colpa di un virus, curabile, ma per colpa loro. Per i ragazzi, è il governo il principale avversario, non il covid.