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Traditionis Custodes 2.0 

Stretta finale sulla liturgia tradizionale: il documento c'è

La vaticanista Diane Montagna rivela: il testo decreterebbe lo stop totale al rito antico (con tolleranza limitata per gli istituti ex-Ecclesia Dei). Ma al Papa conviene davvero infliggere un'altra ferita in una Chiesa già disorientata?

Borgo Pio 26_06_2024

«Dopo aver effettuato diverse indagini sulle recenti notizie, sono stata informata da fonti attendibili che un nuovo documento vaticano più restrittivo di Traditionis Custodes esiste effettivamente, è sostenuto dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin ed è stato presentato a Papa Francesco», afferma su The Remnant la vaticanista Diane Montagna. Il documento segnerebbe quindi la "soluzione finale" per il rito romano antico, da tempo ventilata o paventata, che porrebbe fine alle residue libertà rimaste dopo Traditionis Custodes.

«Fonti ben informate hanno confermato che il nuovo documento, se pubblicato», spiega Montagna, «proibirebbe a tutti i sacerdoti, ad eccezione di quelli appartenenti ad istituti ex- Ecclesia Dei approvati , di celebrare il Santo Sacrificio della Messa secondo il Vetus Ordo, rito antico, come viene comunemente chiamato. Proibirebbe inoltre ai vescovi di celebrare o autorizzare essi stessi la celebrazione del Vetus Ordo nelle loro diocesi e sospenderebbe le autorizzazioni esistenti concesse dal Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti post-Traditionis Custodes». I segnali ci sono già. Proprio in questi mesi del resto stanno per "scadere" le autorizzazioni concesse e la tendenza vaticana è quella di sostituire le attuali Messe in rito antico con Messe secondo il nuovo rito ma in latino e con l'altare coram Deo, a mo' di contentino (come se fosse solo questione di aspetti pur significativi quali la lingua o l'orientamento liturgico). 

Potrebbero continuare, ma non si sa in che modo, solo gli istituti ex-Ecclesia Dei: «Tuttavia, non è chiaro se e in che misura ai sacerdoti di questi istituti sarà consentito amministrare ai fedeli sacramenti come il battesimo, la cresima e il matrimonio nella forma tradizionale» e «se le ordinazioni diaconali e sacerdotali nel Vetus Ordo continuerebbero a essere consentite». Il che sarebbe anche in linea con le rassicurazioni papali alla Fraternità San Pietro e anche con la cordiale udienza di lunedì scorso all'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote (qui le foto e il comunicato). Tolleranza limitata, a fronte di una sparizione totale. E con un'inversione di tendenza: queste realtà, che sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II erano nate per favorire la liturgia tradizionale, nel pontificato di Francesco verrebbero usate per confinarla il più possibile entro e non oltre i loro limiti.

Resta pure sempre un'incognita favorevole: «se» il documento verrà promulgato. A Francesco converrà davvero promulgarlo e lasciare che il suo pontificato venga segnato da un'ulteriore ferita in una Chiesa già divisa e disorientata? A suo tempo Traditionis Custodes aveva addolorato molti più fedeli e sacerdoti di quelli effettivamente interessati dalla stretta, compreso il Papa emerito. E molto non si spiegano il perché di tanto accanimento (verso una liturgia che è stata di tutta la Chiesa latina fino a pochi decenni fa!) a fronte dei vari todos, todos, todos elargiti verso il «mondo». Questione di sensus Ecclesiae, come si dice talvolta e pretestuosamente? Se così fosse, allora più che il rito antico dovrebbero abolire il Sinodo tedesco.