Stretta finale sulla liturgia tradizionale: il documento c'è
La vaticanista Diane Montagna rivela: il testo decreterebbe lo stop totale al rito antico (con tolleranza limitata per gli istituti ex-Ecclesia Dei). Ma al Papa conviene davvero infliggere un'altra ferita in una Chiesa già disorientata?
«Dopo aver effettuato diverse indagini sulle recenti notizie, sono stata informata da fonti attendibili che un nuovo documento vaticano più restrittivo di Traditionis Custodes esiste effettivamente, è sostenuto dal segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin ed è stato presentato a Papa Francesco», afferma su The Remnant la vaticanista Diane Montagna. Il documento segnerebbe quindi la "soluzione finale" per il rito romano antico, da tempo ventilata o paventata, che porrebbe fine alle residue libertà rimaste dopo Traditionis Custodes.
«Fonti ben informate hanno confermato che il nuovo documento, se pubblicato», spiega Montagna, «proibirebbe a tutti i sacerdoti, ad eccezione di quelli appartenenti ad istituti ex- Ecclesia Dei approvati , di celebrare il Santo Sacrificio della Messa secondo il Vetus Ordo, rito antico, come viene comunemente chiamato. Proibirebbe inoltre ai vescovi di celebrare o autorizzare essi stessi la celebrazione del Vetus Ordo nelle loro diocesi e sospenderebbe le autorizzazioni esistenti concesse dal Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti post-Traditionis Custodes». I segnali ci sono già. Proprio in questi mesi del resto stanno per "scadere" le autorizzazioni concesse e la tendenza vaticana è quella di sostituire le attuali Messe in rito antico con Messe secondo il nuovo rito ma in latino e con l'altare coram Deo, a mo' di contentino (come se fosse solo questione di aspetti pur significativi quali la lingua o l'orientamento liturgico).
Potrebbero continuare, ma non si sa in che modo, solo gli istituti ex-Ecclesia Dei: «Tuttavia, non è chiaro se e in che misura ai sacerdoti di questi istituti sarà consentito amministrare ai fedeli sacramenti come il battesimo, la cresima e il matrimonio nella forma tradizionale» e «se le ordinazioni diaconali e sacerdotali nel Vetus Ordo continuerebbero a essere consentite». Il che sarebbe anche in linea con le rassicurazioni papali alla Fraternità San Pietro e anche con la cordiale udienza di lunedì scorso all'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote (qui le foto e il comunicato). Tolleranza limitata, a fronte di una sparizione totale. E con un'inversione di tendenza: queste realtà, che sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II erano nate per favorire la liturgia tradizionale, nel pontificato di Francesco verrebbero usate per confinarla il più possibile entro e non oltre i loro limiti.
Resta pure sempre un'incognita favorevole: «se» il documento verrà promulgato. A Francesco converrà davvero promulgarlo e lasciare che il suo pontificato venga segnato da un'ulteriore ferita in una Chiesa già divisa e disorientata? A suo tempo Traditionis Custodes aveva addolorato molti più fedeli e sacerdoti di quelli effettivamente interessati dalla stretta, compreso il Papa emerito. E molto non si spiegano il perché di tanto accanimento (verso una liturgia che è stata di tutta la Chiesa latina fino a pochi decenni fa!) a fronte dei vari todos, todos, todos elargiti verso il «mondo». Questione di sensus Ecclesiae, come si dice talvolta e pretestuosamente? Se così fosse, allora più che il rito antico dovrebbero abolire il Sinodo tedesco.