Stop, per ora, alla "Scalfarotto alla Umbra"
Il voto del consiglio dell’Umbria sulla proposta di legge regionale sull’omofobia è stato rinviato a data da destinarsi. Il nuovo stop arriva dopo quello di due settimane fa dovuto alla mancanza delle coperture economiche del provvedimento, il quale indica uno stanziamento annuale di 50 mila euro volto al funzionamento dell’osservatorio regionale anti-omofobia che sarà composto da sei esponenti di altrettante associazioni lgbt.
Il voto del consiglio dell’Umbria sulla proposta di legge regionale sull’omofobia è stato rinviato a data da destinarsi. Ieri doveva essere il giorno dell’approvazione del provvedimento che, con la scusa della lotta alle discriminazioni, andava a creare una normativa liberticida che limita la libertà di espressione e crea un nuovo soggetto giuridico (il cittadino omosessuale) iper tutelato e detentore di diritti senza eguali nell'ordinamento italiano. Troppo anche per alcuni ambienti della maggioranza di centro sinistra, fatto sta che in aula è mancato il numero legale necessario per procedere alla votazione. Erano infatti presenti solo dieci esponenti della coalizione governativa a guida Pd.
In blocco hanno lasciato gli scranni gli esponenti dell’opposizione del centro destra (alcuni in realtà con non poca reticenza) le cui redini sono state tirare dal consigliere De Vincenzi (Gruppo Misto) che in un intervento accorato ha denunciato l’assenza di discussione sul provvedimento che si è tentato di far passare con un colpo di mano dopo un breve passaggio commissione. Per non fare da stampella alla giunta del presidente Catiuscia Marini (una delle assenze pesanti registrate ieri in Consiglio) hanno abbandonato l’aula anche i consiglieri del Movimento 5 stelle che riguardo la proposta di legge non sembrano voler prendere alcuna posizione.
Il nuovo stop arriva dopo quello di due settimane fa dovuto alla mancanza delle coperture economiche del provvedimento, il quale indica uno stanziamento annuale di 50 mila euro volto al funzionamento dell’osservatorio regionale anti-omofobia che sarà composto da sei esponenti di altrettante associazioni lgbt.
Intanto le associazioni pro family umbre esultano ma non si fanno illusioni, la prima parziale vittoria può essere ribaltata in qualsiasi momento se il Pd ritrovasse la quadra su un tema che comunque resta molto divisivo all’interno dei dem. Il Comitato difendiamo i nostri figli, promotore del Family day, si è speso moltissimo nelle settimane scorse con incontri pubblici a Perugia presenziati dal presidente Massimo Gandolfini. In prima linea l’avvocato Simone Pillon che esercita proprio presso il foro di Perugia, il quale ha sensibilizzato anche gli ambienti cattolici.
A poche ore dal voto decisivo il vescovo di Assisi monsignor Domenico Sorrentino, delegato della Conferenza episcopale umbra per la famiglia, ha diffuso una nota che non può essere definita dirompente ma che tuttavia ha richiamato ad “un’attenta riflessione” la classe politica umbra.
“Persone di diversa ispirazione cristiana e non – si legge nel comunicato - mi chiedono di esprimermi, come pastore, sul dibattito che si sta svolgendo nel parlamento regionale a proposito della legge mirante a respingere ogni sorta di discriminazione legata a orientamenti sessuali”.
“Sento di non poter deludere quanti si aspettano una parola”, ha poi proseguito spiegando che “quanti hanno a cuore i valori della convivenza, non dimentichino che il tema della famiglia, nella sua verità naturale che fa di un uomo e una donna partners di vita stabile e generatrice di figli, non è una questione marginale”.
Quindi sebbene “l’obiettivo di scongiurare la discriminazione in base agli orientamenti sessuali dei singoli è plausibile, nessun bavaglio può essere messo ai pensieri e alle parole, tanto meno alla coscienza, e la democrazia senza dibattito è destinata a degenerare nel totalitarismo del pensiero unico”.
E contro la legge si era espresso in questi ultimi giorni anche Mirco Casciarri il presidente della sezione umbra dell’Agesc (Associazione generale delle scuole cattoliche) affermando che il provvedimento è un veicolo per la diffusione delle teorie gender nelle scuole.
Oltre alla promozione di eventi culturali tesi a far conoscere il mondo gay; apposite politiche per l’assunzione e la gestione del personale omo, bi e transessuale e l’istituzione di un organo di controllo capace di sanzionare aziende, scuole, uffici, testate giornalistiche, la legge prevede infatti tutto un capitolo dedicato alla rieducazione di studenti e insegnati.
In pratica le associazioni lgbt avranno accesso agli istituti umbri per fare educazione sessuale e iniziative contro il bullismo. Un punto molto criticato del provvedimento, visto e considerato che alcune di queste associazioni in passato hanno organizzato, presso i loro circoli, serate a tema sadomaso e bondage. Alcuni genitori hanno espresso perplessità sui social chiedendosi perché ad insegnare ai giovani l’educazione sessuale siano realtà che promuovono eventi a base di tecniche sadomasochistiche la cui caratteristica principale è il dominio assoluto sul partner.
Dunque, per il momento nel ‘cuore verde’ d’Italia sembra aver prevalso il buon senso. Ma sulla “Scalfarotto umbra” si stanno scatenando forti contrapposizioni anche a livello nazionale. Pare che siano già partite molte chiamate da Roma.