Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L’ANALISI

Stop all’aborto telematico, le ragioni morali sono chiare

La decisione, per 6-3, della Corte Suprema che ristabilisce il criterio della visita medica in presenza per ottenere il mifepristone porrebbe “un onere inutile e indebito” secondo i giudici Kagan e Sotomayor. Che però vaneggiano. Il rischio di contrarre il Covid o il Covid stesso non possono legittimare l’aborto e, se vuoi compiere il male, non puoi chiedere di compierlo in sicurezza.

Vita e bioetica 16_01_2021

Il 12 gennaio scorso, come la Nuova Bussola ha riferito anche in una cronaca a parte, la Corte Suprema ha accolto il ricorso dell’amministrazione Trump affinché la Food and Drug Administration (FDA) conservi quella parte di regolamento sulla somministrazione della pillola abortiva RU486 che prevede la presenza di persona della donna per la visita medica al fine di avere la ricetta e vieta le visite telematiche. Questo in ossequio al principio della Risk Evaluation Mitigation Strategy dato che la pillola, oltre ad uccidere il bambino, presenta notevoli rischi anche per la madre.

L’American College of Obstetricians and Gynecologists aveva citato in giudizio la FDA chiedendo che, causa Covid, la visita delle donne desiderose di abortire con questa procedura avvenisse da remoto. Negli States il Mifepristone e il Misoprostolo, le due pillole killer, possono essere assunte non oltre la decima settimana. Senza una visita di persona e quindi senza un’ecografia potrebbe accadere che alcune donne, ben oltre la decima settimana, chiedano e ottengano la RU486, violando così la legge.

Tre giudici della Corte suprema - Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer - hanno votato contro l’obbligo della visita in presenza. In particolare Sotomayor e Kagan, in un loro parere, hanno reso noto che «il requisito della FDA secondo il quale le donne, durante la pandemia da Covid-19, ricevano il mifepristone di persona, pone un onere inutile e indebito a carico del loro diritto ad abortire. La stessa gravidanza espone una donna a un rischio maggiore di incorrere in gravi conseguenze a causa del Covid-19. Inoltre, più della metà delle donne che ricorrono all’aborto sono donne di colore e il tasso di mortalità da Covid-19 è tre volte superiore per gli individui neri e ispanici rispetto agli individui bianchi non ispanici».

La risposta a simili vaneggiamenti è triplice. Il rischio di contrarre il Covid o il Covid stesso non possono legittimare l’aborto. In secondo luogo, se vuoi compiere il male non puoi chiedere di compierlo in sicurezza, ma ti assumi i relativi rischi. In terzo luogo, appare evidente che la richiesta dell’American College of Obstetricians and Gynecologists e gli strampalati ragionamenti dei due giudici di cui sopra sono solo un pretesto per rendere l’aborto chimico ancor più facile, snellendo la procedura per avere la pillola killer. Si vorrebbe dunque sdoganare l’aborto telematico, rendendolo così ancor più virtuale. Un aborto smaterializzato. E quindi come puoi ordinare su Amazon un monopattino, puoi chiedere al tuo medico, tramite videochiamata, di prescriverti il veleno che ucciderà tuo figlio.

Un’ultima vittoria per Trump, ma quasi certamente una vittoria effimera. Effimera perché nulla esclude che, nonostante questa sentenza della Corte suprema, la neo amministrazione di Joe Biden e Kamala Harris possa ribaltare tale decisione. Infatti rientra nelle competenze del governo modificare questo tipo di regolamenti emanati dalla FDA.