Stato educatore, si ricomincia
Siamo alla rivoluzione francese: giacobini, liberali, massoni, comunisti, nazisti, e, oggi, le élites illuminate di varia provenienza, concordano che non siano le famiglie ad educare le nuove generazioni, ma lo Stato. E in gioco c'è la libertà dell'uomo.
Siamo alle solite: da quando la rivoluzione francese (e prima Lutero) ha soppresso la scuola cattolica in favore di un indottrinamento pubblico anticattolico, pomposamente denominato scuola pubblica, i tentativi di educare bambini e ragazzi alla morale illuminata e libera (da rivelazione, magistero e senso comune) sono proseguiti con regolare costanza. Giacobini, liberali, massoni e comunisti, nazisti, e, oggi, le élites illuminate di varia provenienza, concordano nell’idea che non siano le famiglie il soggetto più adatto ad educare le nuove generazioni. Questo compito spetterebbe alla stato per manifesta inadeguatezza, arretratezza e piccineria dell’ambiente domestico. I genitori sono carenti sul piano culturale e pieni di pregiudizi, quindi tocca allo stato: questo il pensiero apertamente condiviso anche da noi, poco più di un anno fa, dal ministro Fornero.
Ora è la Francia che, ancora una volta come all’epoca dell’89, si è messa con decisione alla testa delle rivendicazioni liberali. Niente referendum per vedere se è davvero così popolare il matrimonio gay, e scuola incaricata di “produrre un individuo libero”. Così ha dichiarato il ministro dell’istruzione Vincent Peillon. Il progetto è quello di insegnare la “morale laica”. La morale comune? No, quella che la classe dirigente socialista e radical-massone definisce tale. Quella che nega la realtà per costruire un mondo dettato dalle esigenze della ragione illuminata: niente sessi ma generi. Niente uomini e donne ma “esseri che praticano certe forme di sessualità”. L’educazione non è compito della famiglia ma dello stato laico che di morale se ne intende e bene!
Il pensiero di Mazzini, uno dei nostri padri della patria, è identico. Personalità di spicco del mondo settario internazionale dell’Ottocento, nel 1861 Mazzini scrive in Dell’unità italiana: «Gli uomini che avversano il principio dell’Educazione Nazionale in nome dell’indipendenza dell’individuo non s’avvedono ch’essi sottraggono il fanciullo all’insegnamento de’ suoi fratelli per darne l’anima e l’indipendenza all’arbitrio tirannico d’un solo individuo, il padre». Mazzini è esplicito nell’attribuire a se stesso e ai suoi “fratelli” la facoltà maieutica di sottrarre i giovani alla tirannia dei genitori. Per trasferirli nel mondo della libertà vera, quella imposta con la violenza rivoluzionaria da quanti, come lui, sono certi di incarnare le più pure esigenze della libertà.
Trent’anni più tardi, l’11 dicembre 1889, l’antico mazziniano Francesco Crispi rivendica alla Camera la funzione creatrice dello stato con queste parole: «Tutto ciò che si può creare per legge è legittimo, e l’autorità del Governo, che viene dalla legge, non è mai eccessiva».
Speriamo di non ricominciare daccapo.