Stato e islam, Macron detta le condizioni agli imam
Dopo il professore decapitato per offese all'islam, il presidente Macron aveva promesso una legge che avrebbe rivoluzionato la presenza dei musulmani in Francia. Il testo di legge prevede una serie di accordi fra lo Stato e le associazioni islamiche, fra cui anche la condanna dell'islam politico. Quattro federazioni, di cui due turche, la rifiutano.
Dopo il professore decapitato per offese all'islam, il presidente Macron aveva promesso una legge che avrebbe rivoluzionato la presenza dei musulmani in Francia. Mesi di annunci ed emendamenti hanno portato in aula, in questi giorni, un testo che già ha messo sul piede di guerra gli islamici, sia in Francia che fuori.
In particolare, ma non solo, per quel che riguarda uno dei prerequisiti per esercitare l'imanato imposto da Macron: la firma da apporre al nuovo testo della Carta dei principi dell'islam in Francia. L'adesione ai principi repubblicani non sarà più così una sorta di concessione degli imam. Ma è diventata una condizione sine qua non imposta dallo Stato francese per l'esercizio religioso in Francia. Il documento introduce, per la prima volta, il concetto di "patto" tra islam e Parigi in vista di "ordine pubblico", "coesione nazionale" e "leggi della Repubblica".
Oggi l'islam francese è rappresentato nelle sue infinite anime da ben nove federazioni. Non può essere un dettaglio marginale il fatto che tra Allah e il fedele, nella costituzione propria dell’islam, non ci sono intermediari. Ecco allora che se l'ex Uoif (vicina ai Fratelli Musulmani e a Tariq Ramadan), con sorpresa di tutti, ha subito firmato la carta dei principi, quattro federazioni - per il momento, potrebbe aggiungersi qualcun altro - hanno espressamente annunciato che non sposeranno mai il dictat di Macron. Sono il Comitato di coordinamento dei musulmani turchi in Francia, l'associazione Faith and Practice (legata a Tabligh, movimento islamista di origine pakistana), il Millî Görüs (Cimg) e l'associazione Islam Sounnat Djammate - Grande Moschea di Saint Denis de la Réunion.
I 10 articoli hanno mandato su tutte le furie le varie anime dell'islam francese. Se prima il rispetto degli "obblighi civici" dei firmatari musulmani era una semplice conseguenza derivante dalla "fede", il testo adottato specifica che "nessuna convinzione religiosa può essere invocata per eludere agli obblighi dei cittadini" . E insiste: "Né le nostre convinzioni religiose né qualsiasi altra ragione possono soppiantare i principi che hanno fondato la legge e la Costituzione della Repubblica". È stato introdotto il divieto di "criminalizzare una rinuncia all'islam" (il reato di blasfemia che le corti islamiche in Europa contemplano abbondantemente). Ma anche la comparsa di una serie di concetti radicalmente estranei alla teologia musulmana: "libertà di coscienza", con esplicito riferimento all'articolo 9 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo; "parità di genere" ; lotta contro l'"antisemitismo" e la "misoginia"; denuncia di "crimini contro l'umanità". Infine, compare la nozione di "islam politico". Vengono così designate anche per la prima volta nero su bianco le tre principali scuole dell'islam politico: salafismo (wahhabismo); Tabligh, molto diffuso in Pakistan e il movimento dei Fratelli Musulmani e viene chiesto l'impegno degli imam a non "affermare in Francia un trattamento differenziato per i musulmani".
In un comunicato stampa separato, l'Eliseo già alcune settimane fa aveva annunciato che per chi non avesse firmato la carta ci sarebbero state delle conseguenze. Quali, Macron non l'ha specificato. Verranno chiuse le moschee legate alle federazioni recalcitranti? Verranno espulsi gli imam? Le realtà diventeranno clandestine per il Paese? Non si sa, è certo però che la carta renderà possibile censire i 2500 imam che lavorano sul suolo francese entro il 2024. La posta in gioco politica è sostenere in ambito religioso e sociale le misure previste. Motivo per cui la fragile confederazione del Consiglio francese del culto musulmano è già saltata sul tavolo e proprio perché l’islam politico e le sue influenze straniere sono bandite. Anche se non sappiamo dove porterà la tattica del rifiuto in particolare per tre federazioni, sappiamo bene di chi si tratta.
Due sono l’espressione di Erdoğan in Francia - il Comitato di coordinamento turchi musulmani in Francia (Ccmtf) e la Comunità islamica di Millî Görüş (Cimg) - la terza è un'associazione che dichiara di far parte di Tabligh, un movimento islamista di origine indo-pakistana. Le due associazioni filo-turche hanno 19 seggi nel Cfcm, più dell'Union des Moquées de France (Umf) che detiene la Grande Moschea di Parigi, vicino all'Algeria, o anche dei musulmani di Francia (ex- Uoif). L'islam turco è quindi sovrarappresentato nell’islam di Francia, poiché la comunità turca consta di 700mila persone, per i dati di cui è in possesso il ministero dell’Interno, contro i quasi 2 milioni di algerini, per esempio. Il Comitato di coordinamento dei musulmani turchi in Francia (Ccmtf) è organicamente legato allo Stato turco. L'associazione fa infatti capo alla Diyanet, la direzione degli affari religiosi del governo Erdoğan. È pertanto illusorio pensare che il Ccmtf accetterà l’articolo 6 (quello che condanna l’islam politico) in quanto si tratta a tutti gli effetti di un’organizzazione politica. Come ha dichiarato a Le Figaro Samim Akgönül, il direttore del dipartimento di studi turchi presso l'Università di Strasburgo. Che sempre a Le Figaro ha riferito che solo il 10% dei loro discorsi è da considerarsi religioso, il resto è politica. Il Ccmtf è finanziato direttamente dallo Stato turco con l'invio di imam distaccati, dipendenti dello Stato stesso e con immobili oggi di proprietà diretta della Turchia, può pertanto essere logicamente considerato come un portavoce di Erdoğan.
Come il suo genitore il Ccmtf, anche la Confederazione Islamica Mili Görus (Cimg), è un'organizzazione molto vicina allo Stato turco. Solo che, a differenza della Ditib, i suoi legami non sono istituzionali, ma culturali e ideologici. La Mili Görus – che ha finanziato la Rackete e la sua Ong, fra le altre - è però molto vicina all'Akp, il partito del presidente Erdogan, che era anche il capo della sua sezione giovanile negli anni '90. Come per il Ccmtf, anche per loro il timore è quello di vedere l’assimilazione della generazione turca nata in Francia ad un’islam che non sia delle origini. Presente in Francia dal 1995, Mili Görus ha una rete di 71 moschee (su 2.500 in Francia) e 600 nel resto d’Europa. Ma sta lavorando alla costruzione di nuove e grandi moschee a Sevran, Creile, Grigny. A Strasburgo, Mili Görus sta lavorando alla moschea Eyyûb-Sultan (lo stesso nome di una moschea di Istanbul) per renderla la più grande moschea d'Europa. Per mancanza di fondi, tuttavia, i lavori sono stati sospesi nel 2019. Le capacità dinamiche si riflettono nel crescente posto che occupa all'interno del Cfcm. Nel gennaio 2020, il suo presidente, Fatih Sarikir ha ottenuto la sede strategica di segretario generale dell'organizzazione.
A differenza delle altre due associazioni, "Faith and Practice" non è turca e non è associata ad alcuna comunità. Nata a Seine-Saint-Denis nel 1972, è strettamente legata al Tabligh, un movimento di revivalismo islamico nato nel 1927 da un teologo indiano, che mira a riportare in vita musulmani che credono troppo superficialmente nell'islam. In quanto tale, il proselitismo estremamente sostenuto del Tabligh è rivolto soprattutto verso i musulmani considerati troppo tiepidi. La Carta del Consiglio Nazionale degli Imam ha condannato specificamente il Tabligh come movimento di islam politico. Non sorprende quindi che "Faith and Practice" abbia rifiutato di firmarlo. In effetti, il Tabligh porta una visione fondamentalista dell'islam, che si basa su un'interpretazione letterale del Corano e un'imitazione dei compagni di Maometto, già nell'aspetto esteriore (barba, abiti tradizionali, velo ...). Nel febbraio 2012, Manuel Valls espulse – azione assai rara in passato, un po’ meno oggi - un imam tunisino dell'associazione Faith and Practice, Mohamed Hammami, per sermoni antisemiti. Suo figlio è ora il direttore dell'associazione e l'imam di una moschea nel XI ° arrondissement di Parigi. Nel maggio 2013, l'uomo che aveva attaccato un militare a La Defense con un coltello era passato attraverso le reti di Tabligh.
Non solo tutte e tre le federazioni recalcitranti gestiscono tantissime moschee e stanno crescendo in seno altrettanti imam, ma hanno una marea di adepti su tutto il territorio francese, e non solo.