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I venerdì della Bussola

Stato di paura, il mezzo per controllare le masse

Dai virus ai cambiamenti climatici, abbondano i toni catastrofisti e i media contribuiscono a diffondere una narrazione fuorviante. La paura indotta è uno strumento di controllo. Dal videoincontro di ieri con Mariani e Marchesini.

Attualità 08_06_2024

La paura indotta, come mezzo per controllare le masse, è stata al centro della puntata di ieri dei Venerdì della Bussola. Una diretta moderata da Stefano Chiappalone, con due ospiti noti ai lettori del nostro quotidiano: il docente di agrometeorologia Luigi Mariani e lo psicologo Roberto Marchesini.

Il titolo della trasmissione, Stato di paura, richiamava l’omonimo libro di Michael Crichton, pubblicato vent’anni fa e la cui trama si sviluppa attorno a «un gruppo ecoterroristico che crea artatamente una serie di disastri naturali per enfatizzare la paura», come riassume Mariani.

Andando alla realtà vera e propria, lo stesso professore ha esposto un diagramma fondato sui dati, a livello internazionale, dell’Università di Lovanio, che mostra la mortalità media annua per disastri naturali, sbugiardando la narrazione tipica dei catastrofisti del clima. Se, infatti, nel periodo 1920-1929 morivano per disastri naturali 856.000 persone all’anno, nel 2020-2022 questa cifra è scesa di quasi quaranta volte, ossia a 22.000 persone. E ciò nonostante, nel frattempo, la popolazione mondiale sia aumentata di sei miliardi rispetto al 1920. E questo è un messaggio positivo, come sottolinea Mariani, perché tra le altre cose «ci porta a dire che la protezione civile sta funzionando a livelli incredibilmente buoni».

Eppure, in ambito Onu prevalgono i toni catastrofisti, con il segretario generale che parla letteralmente di «ebollizione globale» e allo stesso tempo, aggiunge Mariani, «l’ufficio disastri ti dice che gli eventi estremi e la mortalità aumentano in modo parossistico», quando questo non è vero, «perché i dati dicono il contrario». Sul tema dell’aumento delle temperature, le autorità globali giocano a diffondere una paura ingiustificata, quando invece dovrebbero dire che «abbiamo tanti strumenti per poter contrastare efficacemente eventuali effetti negativi».

La paura può essere un buon anticorpo in situazioni normali, ma se esacerbata spegne la ragione. Alla domanda di Chiappalone su quale sia la differenza tra ansia e paura, Marchesini ha risposto che «non c’è nessuna differenza, l’ansia è il nome pettinato della paura», aggiungendo che «abbiamo deciso di chiamare la paura “ansia” in ambito clinico, così abbiamo una diagnosi e le persone reagiscono in un certo modo. E reazione è esattamente la parola chiave». Se l’ansia, come si dice, è il “male del secolo” non è casuale, ma è perché le persone vengono bombardate costantemente «con diecimila paure, dall’influenza aviaria al cambiamento climatico agli eventi estremi», eccetera, e questo finisce per creare «uno stato permanente di ansia».

Si tratta in sostanza di una paura indotta. E l’ecoansia odierna, specie nelle generazioni più giovani, ne è un esempio. La paura indotta, chiaramente, è usata come strumento di controllo, come insegna la psicologia. «Per far fare alle persone quello che vuoi, le devi spaventare», spiega Marchesini, ricordando il ruolo da pioniere in questo ambito del francese Gustave Le Bon, autore dell’opera Psicologia delle folle (1895). In sostanza, riassume Marchesini, Le Bon «diceva che se noi smettessimo di considerare la folla come una serie di individui razionali (...) e cominciamo a considerarla come una massa indistinta di persone, ci renderemmo conto che noi possiamo governarla molto facilmente attraverso due passioni fondamentali, che sono il desiderio e la paura». Concetti, questi, che poi sono stati ripresi da Sigmund Freud, Edward Bernays e altri autori. Anche la nascita dei partiti di massa, aggiunge Marchesini, è collocabile in questo solco.

Il potere che usa la paura come mezzo di controllo tende a indurre, come dice ancora lo psicologo, «sempre nuove paure e sempre più terrificanti perché sennò la gente a un certo punto si mette a fare gli affari suoi, magari si mette a fare figli, si mette a sposarsi», tutte eventualità inaccettabili per chi ha una certa visione del mondo, opposta a quella cristiana.

In questo contesto, chi controlla i media ha la possibilità di diffondere un tipo di narrazione che distorce la realtà. Afferma Marchesini: «È molto sottile il confine tra informazione e propaganda. Basta dare le notizie omettendo alcuni particolari o basta aggiungere dei particolari e la notizia acquisisce un colore completamente diverso».