Sposati civilmente, vivono castamente per 25 anni
Per potere fare la Comunione vivono per 25 anni in continenza assoluta, ovvero come fratello e sorella. E la storia di Peter e Anne Stravinskas, una coppia cattolica americana sposata civilmente, una storia di santità tanto più eroica in quanto vissuta partendo da una situazione di peccato, un esempio per tutti.
Alcune settimane fa, il portale americano pro-life Lifesitenews ha pubblicato, a firma di Pete Baklinski, un articolo che narra la storia di Peter e Anne Stravinskas, una coppia cattolica americana sposata civilmente, che per potere fare la Comunione visse per venticinque anni in continenza assoluta, ovvero come fratello e sorella (l’articolo originale può essere letto qui). Questa è una storia di santità tanto più eroica in quanto vissuta partendo da una situazione di peccato, e può servire da sprone e da esempio a tanti nostri fratelli e sorelle che vivono la stessa situazione.
La vicenda, raccontata dal figlio della coppia, Peter junior, oggi sacerdote, ha inizio negli anni quaranta del secolo scorso quando Peter Stravinskas, cattolico, venne abbandonato dalla moglie. Sebbene sapesse che il suo matrimonio, celebrato in chiesa, era indissolubile, Peter si sposò nuovamente con rito civile con Anne, una donna cattolica non praticante. Sebbene vivessero entrambi lontani dalla Chiesa, decisero di dare al figlio Peter junior, nato nel 1950, un’educazione cattolica. La loro vita cambiò radicalmente il giorno in cui il bambino, tornato a casa da scuola, confidò alla madre la sua tristezza qualora, quando sarebbe andato in Paradiso, non avesse avuto con sé i genitori. La suora che insegnava catechismo, infatti, aveva detto che «le persone che non vanno a Messa la domenica, quando muoiono, vanno all’inferno». La madre troncò lì il discorso, che ella tuttavia riprese la sera con il marito, dopo che il figlio era andato, così essi pensavano, a dormire - in realtà egli ascoltava il dialogo tra i genitori da dietro la porta.
La donna espresse al marito il proprio disappunto per quella che ella considerava un’indebita intromissione della suora nella vita della famiglia, ripromettendosi di ammonire la stessa suora in tal senso l’indomani mattina. Il marito non fu d’accordo, disse alla moglie che non poteva aspettarsi, dalla suora, parole diverse da quelle da lei dette, e le propose un’altra soluzione: che dalla domenica successiva tutta la famiglia andasse insieme a Messa. Così avvenne, e la domenica successiva gli Stravinskas parteciparono, per la prima volta tutti insieme, alla Messa. Soprattutto Anne fu presa da un fortissimo desiderio di fare la Comunione, e fu grande la sua sofferenza quando comprese di non potere ricevere Gesù, essendo sposata con il marito solo civilmente.
La coppia espose il problema al parroco, il quale rispose loro che c’era la possibilità che Peter senior facesse verificare se il suo matrimonio era stato celebrato validamente, una procedura, aggiunse tuttavia il sacerdote, che era lunga e costosa. Egli propose alla coppia un’altra soluzione, quella di vivere come fratello e sorella, cioè di astenersi dall’avere rapporti sessuali. Essi accolsero il consiglio del parroco e poterono accostarsi alla Comunione.
Peter junior seppe della situazione dei suoi genitori solo molti anni dopo, discutendo con il padre su ciò che la Chiesa insegna a proposito del matrimonio. Il padre gli disse: «Sì, possono accadere situazioni irregolari. Ma per essere fedeli a Cristo, tua madre e io viviamo da dieci anni come fratello e sorella». Il figlio testimonia che essi vissero in questo modo tutto il resto della loro vita matrimoniale. Peter senior morì nel 1983 all’età di settantuno anni, Anne visse fino a ottantasette anni, lasciando questo mondo nel 2005.
Quello di Peter senior e Anne è un esempio di santità e di fedeltà a Dio e alla sua Legge. Vivere il cammino della santità, infatti, non significa essere perfetti, bensì, con l’aiuto della grazia di Dio, di combattere le proprie inclinazioni cattive e di dire un “no” cosciente al peccato. Nonostante la situazione matrimoniale irregolare di partenza, Peter senior e Anne seppero riconoscere Cristo, e nutrendosi di Lui, vissero nella virtù, poiché un vero incontro con Cristo è un incontro di Amore, e l’anima riconosce che Dio ama senza misura, e quindi rifiuta i compromessi con il mondo e desidera dare, a sua volta, senza misura.
Del resto la soluzione proposta dalla Chiesa ai quei coniugi che vivono in situazioni irregolari di vivere come “fratello e sorella”, soluzione adottata da quando il divorzio è divenuto un fenomeno di massa che coinvolge anche moltissimi sposi cattolici, è un grande atto di misericordia: infatti, non si chiede ai coniugi sposati civilmente di rompere il loro legame, cosa che nella maggior parte dei casi porterebbe a sofferenze ancora più grandi, soprattutto se si hanno dei figli, bensì di vivere questo legame nella castità assoluta, un sacrificio che rappresenta la decisione per la conversione e il riconoscimento dell’indissolubilità del matrimonio religioso celebrato in precedenza.
Inoltre, è interessante notare come la conversione di Peter senior e di Anne fu avviata da una suora che disse la verità: se si è lontani da Dio e se si vive nel peccato sussiste la concreta possibilità che l’anima si danni per l’eternità. Ciò li spinse a convertirsi, ad abbandonare la via del peccato nella quale essi vivevano. Essi risposero all’appello che il Signore fece loro attraverso questa suora, e cambiarono vita. Non solo guadagnarono la vita eterna, ma il loro sacrificio ottenne da Dio il dono di un figlio sacerdote, che della virtù dei genitori è testimone in parole e opere.
Oggi un sacerdote o un catechista che osasse parlare dell’inferno e della concreta possibilità di dannazione per l’eternità se ci si indurisce nel peccato, potrebbe finire nei guai, anche all’interno della Chiesa. Verrebbe accusato di essere rigido, di avere un atteggiamento da fariseo o dottore della Legge, verrebbe rimproverato di non avere un “linguaggio inclusivo”, di “giudicare”.
Dal proseguo dell’intervista di Lifesitenews, appare chiaro come padre Peter Stravinskas, figlio di Peter senior e Anne, abbia compreso come la strada seguita, a suo tempo, dalla suora che portò alla conversione dei genitori, sia l’unica strada che la Chiesa deve percorrere per guarire le ferite di tanti figli lontani. A proposito del concetto di “accompagnamento”, menzionato nella relazione finale del recente Sinodo sulla famiglia, egli afferma che ammonire i peccatori e avvertirli della natura del loro peccato è veramente «un’opera di misericordia spirituale», e aggiunge che il linguaggio cosiddetto di “integrazione” utilizzato nella stessa relazione finale del Sinodo, rappresenta un “cavallo di Troia” avente lo scopo di attaccare il cuore dell’insegnamento di Gesù sull’indissolubilità del matrimonio.
La Chiesa, prosegue padre Stravinskas, non ha il potere di cambiare l’insegnamento sul divorzio e sul nuovo matrimonio, giacché esso viene da Dio stesso, e chi si avvicina indegnamente all’eucaristia commette un peccato di sacrilegio, il più grave tra tutti i peccati. Ricordando il luminoso esempio dei genitori, egli afferma che la posizione di cardinali quali Kasper e Marx, che considerano “irrealistica” la richiesta alle coppie sposate civilmente di astenersi dai rapporti sessuali, «disonora i miei genitori e migliaia di altre coppie come loro che hanno deciso di porre la propria fiducia alle parole di Gesù e di andare avanti nella grazia di Dio». La nostra fede, conclude padre Stravinskas, «ci insegna che Dio dà a ognuno la grazia per evitare il peccato».