Spieghi cos'è un aborto? Sospeso dalla scuola
«Nessun ragazzo è stato scioccato, né genitori sconvolti. Hanno voluto creare un caso politico per colpire l'ora di religione». Parla l'insegnante che rischia la revoca dell'idoneità per aver fatto vedere un vecchio documentario ("L'urlo silenzioso") che spiega cosa è un aborto. Succede a Milano.
- Mestieri pericolosi: il prof di religione, di G. Mangiarotti
Si parla di bioetica, si parla di aborto, così il professore di religione chiede: «Volete vedere un video che spiega cosa succede con l’aborto?». I ragazzi, terza liceo nell’Istituto Cardano di Milano, dicono sì, guardano il video. Nessun problema, senonché qualcuno da fuori viene a sapere cosa è stato fatto vedere, comincia a montare i ragazzi («Il prof non può far vedere queste cose», «È un terrorista»), altri insegnanti cavalcano la cosa, viene coinvolto il preside e passo dopo passo si scatena il putiferio. E la cosa – ovviamente – finisce sui giornali: il video diventa choc, le ragazze scappano dalla classe piangendo, i genitori sono sconvolti, il professore è interdetto dall’insegnamento. Ecco confezionato un altro “mostro” da dare in pasto all’opinione pubblica.
Si può ben dire ormai che fare l’insegnante di religione è uno dei mestieri più rischiosi. Anche quando si ha una lunga esperienza e un bel rapporto con i ragazzi, come è per G.N., il professore protagonista suo malgrado di quest’altra storiaccia. N. (mettiamo solo le iniziali perché c'è un procedimento in corso) insegna da 26 anni, è anche scrittore e pubblicista nonché autore di diversi libri. Nella classe in questione, una terza liceo, sono nove i ragazzi che seguono la lezione di religione (che è facoltativa) e si mettono a tema diverse questioni che hanno a che fare con le realtà più profonda dell’uomo. Si finisce sull’aborto: «Viste le domande e l’interesse ho chiesto ai ragazzi se erano interessati a vedere un documentario che mostra cosa è effettivamente un aborto», racconta il professore a La Nuova BQ. E i ragazzi hanno acconsentito senza dubbi.
Il documentario oggetto dello scandalo è una vecchia pellicola americana realizzata nel 1984 dal professor Bernard Nathanson, un medico abortista poi convertitosi e diventato un paladino delle battaglie per la vita (clicca qui per il video). Si chiama “L’urlo silenzioso” (The Silent Scream), è certamente un documentario che non lascia molto all’immaginazione mostrando in diretta gli effetti di un aborto guardato dall'ecografia. È scioccante dal punto di vista della realtà, visto che la società fa di tutto per censurare cosa sia davvero un aborto; non può essere certamente considerato scioccante per le immagini in sé, visto cosa vedono quotidianamente in tv o su internet i nostri ragazzi. Peraltro il professor N. aveva già usato quel video altre volte nel corso degli anni, così come altri insegnanti, senza alcun problema.
E infatti gli studenti del prof. G.N. non sono affatto sconvolti: «L’ho fatto vedere che mancavano 15 minuti alla fine della lezione e nessuno è uscito piangendo, come è stato scritto. Nella classe però a un certo punto è entrato un signore anziano, estraneo alla scuola, che ha chiesto di poter assistere – dice il prof. N. -. Ovviamente ho rifiutato, ma quella persona si è accomodata in un’aula vicina».
Persona estranea alla scuola? Chi era e cosa faceva lì?
«Non lo so, probabilmente è un insegnante in pensione che aspettava qualche studente per fare ripetizione, ha detto di essere della “Scuola popolare” ma ha rifiutato di dire il suo nome quando abbiamo avuto una discussione».
Una discussione?
«Sì, perché alla fine della lezione, alle 14, ha fermato i ragazzi mentre uscivano dicendo che io non potevo far vedere quei video, che ero un terrorista e così via. Perciò quando sono uscito mi sono trovato davanti a questa scena ed è iniziata una discussione. Ma è stata una cosa breve, è finita lì e della cosa non si è più parlato».
Ma gli studenti non si sono poi lamentati con lei di quel che aveva fatto vedere, i genitori non sono venuti a lamentarsi?
«No. Tanto che la settimana successiva abbiamo fatto lezione senza alcun problema, nessuno ha sollevato obiezioni».
E allora quando è iniziata la reazione?
«La settimana ancora successiva, siamo alla fine di ottobre, arrivo in classe e non trovo i ragazzi. Erano stati convocati dal preside, ma da quel momento si sono esonerati dalla mia lezione. Successivamente un genitore mi ha chiesto come mai avessi fatto vedere quel documentario, ma nient’altro. Solo che evidentemente nel frattempo alcuni insegnanti, ideologicamente molto agguerriti contro la religione, hanno fatto ulteriori pressioni. Il preside si è consultato con la Curia di Milano, poi ha deciso di sanzionarmi con otto giorni di sospensione dall’insegnamento a partire da martedì prossimo».
Quindi lei sta ancora andando a scuola regolarmente.
«In realtà stamattina (28 novembre, ndr) quando sono arrivato il vice-preside mi ha chiesto – su iniziativa del preside che era fuori sede – di mettermi in ferie fino a lunedì. La cosa era finita sui giornali e quindi mi si consigliava di starmene a casa. Dovrei tornare a scuola il 10 dicembre».
Ma sui giornali si parlava anche della revoca dell’idoneità all’insegnamento da parte della Curia.
«L’ufficio scuola della Curia ha aperto un procedimento di verifica che può portare alla revoca dell’idoneità dell’insegnamento della religione, ma mi è stato detto che era una iniziativa quasi obbligata dopo la decisione del preside di sospendermi. La decisione della Curia sarà comunque presa il 12 dicembre. Io ho presentato una memoria difensiva, e so che molti studenti stanno scrivendo alla Curia per testimoniare in mio favore».
Basterà?
«Spero di sì, amo l’insegnamento e mi piace stare con i ragazzi, con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto. Sono 26 anni che insegno, e ho scritto anche diversi libri in proposito. Sarebbe curioso se si scoprisse adesso che non sono idoneo».
Che idea si è fatta di questa vicenda, perché hanno montato un caso di questo genere?
«È una cosa politica, ci sono insegnanti e forze che non sopportano l’insegnamento della religione. Non vogliono che gli studenti conoscano punti di vista diversi. Tre anni fa altri insegnanti mi hanno creato problemi perché in un’altra classe avevo fatto vedere un video che confutava la teoria darwinista. E ora cercano il pretesto per mandarmi fuori della scuola. Stanno anche cercando di screditarmi sul piano personale per ottenere questo scopo».
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