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GUERRA IN SIRIA

Sospesi i negoziati, infuria la battaglia di Aleppo

Ufficialmente “sospesi” fino al 25 febbraio i colloqui di pace per la Siria,  la battaglia infuria alle porte di Aleppo dove le forze leali al regime di Assad, anche grazie ai raid russi, sono riuscite a rompere l’assedio di due villaggi sciiti che erano isolati da quasi quattro anni.

Esteri 05_02_2016
Tank russo in Siria

«Oggi più che mai dobbiamo pregare affinché l’incontro a Ginevra si concluda bene e affinché il Signore illumini quanti vi partecipano e li aiuti a cercare davvero una via di uscita da questo massacro e la miseria che affligge l’innocente popolo siriano». Dall’altra sera sono ufficialmente “sospesi” fino al 25 febbraio i colloqui di pace sotto l’egida dell’Onu, per un accordo sulla pace in Siria.

Spazzati via dalle notizie arrivate dalle campagne a nord di Aleppo sull’avanzata dell’esercito siriano, appoggiato dai raid aerei russi. Eppure padre Jacques Mourad, il monaco della comunità di Mar Musa scappato dalla prigionia dell’Isis, voce autorevole del Calvario delle comunità cristiane della Siria, invita lo stesso a non risparmiare ogni sforzo per una soluzione che non sia quella del campo di battaglia. «La preghiera è veramente la fonte di tutti i miracoli che il buon Dio può realizzare ed è fondamentale credere alla sua forza», ha detto agli amici dell’Aiuto alla Chiesa che soffre che per mercoledì 10 febbraio, mercoledì delle ceneri, accogliendo l’appello dei patriarchi della Siria e dell’Iraq hanno indetto una nuova giornata di digiuno e preghiera per la pace. Ce n’è quanto mai bisogno in queste ore, in cui Aleppo rischia di sprofondare ancora più in basso nel suo girone infernale.

Proprio mentre a Ginevra l’Alto comitato dei negoziati - il cartello degli oppositori ad Assad, pilotato dall’Arabia Saudita - cercava di ottenere al tavolo negoziale la sospensione dei raid russi, intorno ad Aleppo le operazioni militari al contrario si intensificavano. Così mercoledì per le forze lealiste è arrivata la vittoria più importante sul campo da quando nel settembre scorso i russi sono scesi in campo con l’aviazione: nella regione a nord di Aleppo sono riusciti a rompere l’assedio di due villaggi sciiti che erano isolati dal 2012. Una vittoria non solo simbolica: ricacciando indietro il fronte ribelle le forze fedeli ad Assad sono riuscite a prendere il controllo della principale arteria che collega Aleppo alla Turchia. Così adesso sono i quartieri ovest della seconda città siriana - quelli nelle mani delle forze ostili al governo di Damasco - a ritrovarsi isolati. Per di più, nell’area a est della città, anche i curdi stanno avanzando a spese dell’Isis, in uno scenario che è completamente in movimento.

L’Alto comitato dei negoziati ha lasciato Ginevra dicendo che non tornerà al tavolo finché i russi non si fermeranno. E dal segretario di Stato americano Kerry ai ministri degli Esteri di Francia e Gran Bretagna non sono mancate le sponde. Ma il ministro degli Esteri russo Lavrov ha già detto che non accettano precondizioni. L’inviato dell’Onu Staffan de Mistura non vuol sentire parlare di “fallimento” del negoziato e alla Conferenza dei Paesi donatori - il vertice della Comunità internazionale sugli aiuti ai profughi siriani, tenutosi a Londra - tutti ieri ripetevano come un mantra che la “pausa” nei colloqui di Ginevra dovrà durare il meno possibile. Ma il clima che si respira in queste ore è quello di uno scontro a tutto campo. E c’è il timore - neanche troppo nascosto - che la Turchia, che vede come un incubo l’avanzata dei curdi nel nord della Siria, non stia a guardare ed entri apertamente in guerra.

Quel che è certo è che questo ulteriore inasprirsi dei combattimenti ad Aleppo ha una conseguenza immediata molto facilmente prevedibile: nuove ondate di profughi. Ieri si parlava già di decine di migliaia di persone in fuga dalle zone in cui si combatte. E aveva davvero un sapore tragico la riffa dei Paesi donatori che a Londra sparavano cifre su nuovi aiuti (400 milioni dollari quelli promessa dal ministro Paolo Gentiloni per l’Italia): soldi del tutto inutili se la guerra entra casa per casa, anche in ciò che è rimasto di Aleppo. Per questa mattina è convocato d’urgenza il Consiglio di sicurezza dell’Onu, con l’intento di trovare una via d’uscita che risparmi ulteriori sofferenze alla popolazione civile. Intanto i cristiani di Aleppo - 22 mila l’ultima stima, contro i 300 mila del 2011 - rilanciano l’invito alla preghiera. L’unica vera arma loro rimasta.