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LO STUDIO IN ESCLUSIVA

Solo il costo standard salverà la scuola disastrata

Per la scuola non servono più soldi, ma maggiore efficienza e giustizia. Ecco lo studio più aggiornato sul Costo standard per alunno elaborato da suor Anna Monia Alfieri e messo dalla Nuova BQ a disposizione dei parlamentari che ora hanno un'occasione storica: dare una svolta e riformare la scuola con tagli agli sprechi per 12 miliardi. Aiutando le scuole paritarie con soli 2 miliardi, lo Stato risparmierebbe già quest'anno 3 miliardi di euro che invece spenderà se il 30% degli istituti dovesse chiudere. «Non c'è più tempo, l'emergenza Covid ci costringe ad andare a monte del problema scuola». Ecco, nel dettaglio, quanto costerebbe un alunno dall'Infanzia alla Maturità. 
-IL TESTO INTEGRALE DELLO STUDIO 

Politica 10_04_2020

12 miliardi di euro. A tanto potrebbe ammontare il risparmio dello Stato se venisse applicato il costo standard per alunno che in questi giorni si sta invocando per riformare il sistema scolastico pubblico. E’ questo uno dei dati principali che emergono dalla lettura del report presentato da suor Anna Monia Alfieri (SCARICA QUI) in occasione dell’emergenza da Covid 19 che, tra le tante ricadute economiche negative, sta facendo emergere nel rischio collasso delle scuole paritarie la profonda ingiustizia del sistema scolastico pubblico.

La Alfieri ha messo a diposizione in esclusiva per i lettori della Nuova BQ il suo studio aggiornato perché i deputati che stanno discutendo il decreto Cura Italia si convincano che questo tempo ci è dato per «risolvere in modo definitivo il problema della scuola che in tempi di Coronavirus è andato delineandosi sempre più chiaramente».

I dati sono frutto di ricerca e di una ricostruzione che la Alfieri ha fatto da sola perché dal 2009 (ministro Gelmini) non viene più pubblicata “La scuola in cifre”, il documento analitico elaborato dal Ministero in cui veniva fotografata alla perfezione la situazione economica della scuola italiana. Da dieci anni dunque è come se non sapessimo quanto ci costa la scuola e soprattutto di quanto è aumentato il costo per alunno dall’inizio alla fine del suo percorso scolastico.

Ecco il primo punto: l’efficienza. Nel report si lancia l’allarme delle scuole paritarie che – in assenza di interventi come la detrazione totale delle spese in capo ai genitori – potrebbero non riaprire a settembre costringendo – lo si quantifica nella penultima pagina – lo Stato a sborsare 2 miliardi e 825 milioni per “piazzare” gli studenti senza più scuola. Sempre che si trovino le aule, a meno di non requisire le mura delle scuole paritarie appena chiuse.

Lo studio sul costo standard dunque è principalmente improntato all’efficienza e alla giustizia. La prima offerta ai genitori, la seconda come risultato di uno Stato che sa che cosa spende e come lo spende.

Si tiene conto che «i problemi non vanno risolti con la medesima logica che li ha generati e per superare le emergenze bisogna andare a monte delle questioni». E qui il problema della scuola non sono i pochi soldi messi a disposizione, ma il contrario. «Sono troppi - scrive la Alfieri -. Non serve dare soldi a pioggia, ma soldi spesi meglio. Le tecniche di organizzazione aziendale dimostrano che c’è una soglia oltre la quale i danari in più non solo non aiutano, ma avvitando e anestetizzando il sistema, addirittura creano un danno». E’ questo il caso proprio della scuola statale il cui costo annuale in Italia oggi ammonta a 59 miliardi di euro per 8 milioni e 466 mila studenti. Di questi, appena 500 milioni vanno a coprire le spese per gli 866mila studenti delle paritarie.  Mentre gli altri 7 milioni di studenti delle statali si prendono la fetta maggiore di finanziamento.

Ingiusto e sproporzionato.

Il costo standard arriverebbe così a riequilibrare i danari messi in circolo in maniera virtuosa. Come? Partendo dal quantificare il costo di ogni allievo in ogni momento della sua vita scolastica.

«Come è possibile che un allievo statale costi mediamente 10mila euro mentre i docenti a fine carriera guadagnano 2.000 euro e gli ambienti scolastici sono vetusti? Dove va la differenza?». Semplice: va nello spreco. Nello spreco della burocrazia di uffici e operazioni che sfuggono di mano e sono fuori controllo. Una di queste è il fatto che manca completamente un censimento dei docenti: «Prendiamo quelli che il 1° settembre firmano e tornano a casa, magari per congedo, o per 104 o in aspettativa pagata e poi noi paghiamo il supplente. Il costo standard andrebbe a riequilibrare anche questi sprechi».

Si tratta di un costo che dovrebbe essere continuamente affinato, ma che ad oggi senza gli sprechi può contare di tutte le voci per una buona scuola: assicurazioni, contratti per i docenti, fino alla cancelleria. Tutto è stato analiticamente soppesato per arrivare a quantificare (tabella 2) una proposta che arriverebbe a costare allo Stato – per statali e paritarie – 47 miliardi e 799 milioni. Il costo standard – c’è anche una sezione con studente disabile – vede il bambino dell’Infanzia costare 4.500 euro all’anno, alla Primaria 4.800 euro, alle medie 6.900 e alle superiori 6.100 euro. Se venisse riconosciuta questa metodologia, alle scuola paritarie, da parte dello Stato arriverebbero non i 500 milioni di adesso, ma 4 miliardi e 340 milioni. Stiamo parlando di sistema pubblico, quindi accantoniamo l’idea attuale della scuola privata per i ricchi e di ricchi, come purtroppo accade oggi, o di genitori che devono indebitarsi per far studiare i figli nelle scuole di cui approvano il progetto educativo. Questa sarebbe davvero la scuola che risponde al criterio della libertà educativa per tutti, anche chi non è ricco.  

Eppure si tratterebbe di «un’operazione a costo zero che a regime porterebbe a risparmi mai pensati fino ad ora portati avanti non con la logica dell’assistenzialismo, ma dell’uso dei soldi per servizi».

Lo studio ha tenuto conto anche di una soluzione intermedia con un aiuto immediato in corso d’anno scolastico alle famiglie che non riescono a pagare le rette delle scuole paritarie a causa del Covid 19. Ebbene. Se oggi il decreto Cura Italia  stanziasse appena 2 miliardi per finanziare la detraibilità totale delle spese scolastiche, manterrebbe in vita le scuole paritarie, ma soprattutto allontanerebbe lo spauracchio di un collasso della scuola statale se le scuole dovessero invece chiudere.

Già dal prossimo anno, la scuola costerebbe non più 59 miliardi, ma oltre 62 miliardi. Parliamo di almeno 3 miliardi di tasse in più per i cittadini. Una cifra destinata a crescere di anno in anno continuando ad alimentare il buco nero che rappresenta il costo della scuola da ormai molti anni.