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CRISI

Soldi europei, prepariamoci alla delusione

Una ingenua euforia sui soldi europei in arrivo (per il Pnrr) potrebbe rivelarsi foriera di amare delusioni e atroci sofferenze per il sistema Italia. Già si denunciano i primi sprechi nei progetti ecologisti. E anche il rischio di "surriscaldamento" di settori in cui si devono realizzare troppi progetti in troppo poco tempo. Intanto tutto sta rincarando

Economia 10_11_2021
Rischio stangata sulla spesa

La speranza di “salvare il Natale” viene richiamata nelle cronache quotidiane a proposito della quarta ondata del Covid. Tanto quanto l’anno scorso, le festività di fine anno sarebbero a rischio a causa dell’andamento in crescita dei contagi e del possibile ritorno a zone rosse e lockdown. Quest’anno, però, il Natale non va salvato soltanto dalla pandemia sanitaria, ma anche dalla pandemia socio-economica.

Nonostante l’ubriacatura di ottimismo generata dall’arrivo dei 235 miliardi di Pnrr da spendere entro il 2026, il piatto per ora piange, nel senso che le povertà sono aumentate anche a causa del rincaro delle materie prime dovuto all’impennata dei costi dei carburanti e delle forniture energetiche, come confermano le bollette al rialzo di luce e gas. I prezzi di beni e prodotti sono in crescita, in particolare nei settori alimentare, della ristorazione e dei viaggi. Per rendersene conto basta andare al mercato o al ristorante, dove si spende sempre di più. Tutto sembra costare sensibilmente di più di prima della pandemia. L’inflazione, quindi, rischia di erodere il già ridotto potere d’acquisto dei salari e, in vista del Natale, potrebbe rallentare enormemente la tradizionale corsa al regalo. Gli acquisti natalizi, cioè, potrebbero ridursi drasticamente a causa dell’impennata dei prezzi, ma anche delle difficoltà di approvvigionamento delle merci, per la scarsità di materie prime necessarie per produrli e, soprattutto, della contrazione della ricchezza finanziaria detenuta in forma liquida.

Già le associazioni di tutela dei consumatori avevano lanciato l’allarme nelle ultime settimane. Ora è anche Confcommercio a sostenere che la fiammata inflattiva di dicembre può determinare una drastica riduzione dei consumi fino a 5,3 miliardi di euro, con ripercussioni sul fatturato delle imprese commerciali durante le festività e anche, come avvisa preoccupato il Presidente della confederazione, Carlo Sangalli, sulla crescita del prossimo anno. Nell’ipotesi di un aumento medio dei prezzi del 3% si perderebbero circa 2,7 miliardi di euro di consumi, che potrebbero arrivare fino a 5,3 miliardi nell’ipotesi - non tanto irrealistica - di un’inflazione al 4%, secondo la stima dell’Ufficio studi Confcommercio.

Ma non c’è solo il rincaro dei prezzi a irritare gli italiani, stufi di stare in casa ma anche meno disposti a spendere, considerato il fatto che in molti hanno perso il lavoro durante la pandemia o hanno dovuto sostenere costi aggiuntivi a fronte di minori guadagni. Si è detto che sarà fondamentale spendere bene i soldi che l’Europa ci dà e che per due terzi (oltre 160 miliardi) sono in prestito, mentre i rimanenti sono a fondo perduto. L’altra sera è andata in onda su Retequattro (Mediaset) una puntata di Quarta Repubblica dedicata agli sprechi del Pnrr. La trasmissione condotta da Nicola Porro ha fatto luce sulle assurdità di un progetto per la rinaturazione del fiume Po che servirebbe a riaprire i rami abbandonati del fiume, un tempo parte del corso d’acqua. Nella campagna di Piacenza, sul fiume Po, al confine tra Lombardia ed Emilia Romagna, sono in arrivo 357 milioni di euro del Pnrr, su richiesta del Wwf e dell’Associazione nazionale dei cavatori (A.n.e.p.l.a.). Stando a quanto emerso durante la trasmissione, il nuovo percorso del fiume avrebbe poco a che fare con gli obiettivi di rinaturazione, visto che lì il Po non ci è mai passato. Ci sarebbe il sospetto che ambientalisti e imprenditori delle cave, da sempre acerrimi nemici, si siano alleati sotto la bandiera del green per favorire con soldi pubblici, appunto quelli europei, il presidente di A.n.e.p.l.a., che è anche il proprietario dell’area interessata e che avrebbe interesse a diventare monopolista di quel territorio per quanto riguarda gli impianti di estrazione della sabbia. Un classico esempio di destinazione folle e improduttiva dei celebri fondi del Recovery Fund, sebbene il diretto interessato abbia smentito suoi interessi diretti, senza però escludere di voler partecipare alla gara d’appalto per l’assegnazione dei lavori.

Oltre alla vicenda affrontata da Porro si registra anche l’analisi dell’Osservatorio del terziario Manageritalia, che di recente ha presentato uno studio sulla allocazione per settore delle risorse del Pnrr. La destinazione prevalente di quelle somme al settore “costruzioni” potrebbe creare un rischio di forte sovraffollamento di progetti, sia nel comparto residenziale che in quello infrastrutturale. «Anche se distribuito su alcuni anni, un ammontare di risorse pari a 81,2 miliardi in progetti da gestire, con relativi percorsi autorizzativi e identificazione dei migliori fornitori – si legge nel documento - potrebbe determinare un surriscaldamento del settore. Il Piano italiano riflette in larga parte le linee guida della Commissione e ha tra i suoi obiettivi quello di provocare una trasformazione strutturale dell’offerta industriale improntata sui settori “digital” e “green”. La nostra analisi evidenzia come ciò possa comportare un rischio di sovraffollamento di progetti nel settore delle costruzioni e – in seconda battuta – anche un rischio di strozzature in quello manifatturiero».

Sarebbe necessaria, quindi, una iniezione di realismo nel dibattito pubblico a proposito dei soldi europei, che sono condizionati a precisi impegni che l’Italia deve onorare e che devono essere indirizzati in modo strategico verso i punti nevralgici dell’economia, al fine di garantire effettivamente la ripresa. Una ingenua euforia potrebbe rivelarsi foriera di amare delusioni e atroci sofferenze per il sistema Italia.