Soldati in cambio di cittadinanza, una brutta idea
Cittadinanza dopo aver prestato servizio militare: la proposta del ministro della Difesa Mauro destinata agli immigrati clandestini rischia di suonare offensiva sia per i militari così come per i cittadini italiani. E il paragone con gli Usa non regge.
A forza di compiere “missioni di pace” le nostre forze armate sono diventate “la più grande organizzazione umanitaria italiana” come ha detto prima di Natale il Ministro della Difesa, Mario Mauro. Alla retorica imperante da vent’anni del militare portatore di pace, crocerossina, dispensatore di caramelle a bambini e orfanelli, costruttore di scuole, fogne e ospedali ci siamo ormai abituati dopo tante missioni oltremare accompagnate da silenzi imbarazzati sui combattimenti che i nostri militari hanno sostenuto.
In termini di Difesa ormai i cittadini italiani hanno dimostrato di poter digerire tutto, anche l’impiego di navi da guerra e sottomarini per andare a raccogliere immigrati clandestini in giro per il Mediterraneo per poi portarli in Italia dove tolleriamo pure che si ribellino a controlli e verifiche distruggendo strutture pagate dai contribuenti senza subire per questo alcuna punizione.
Insomma, credevamo di averne già viste di tutti i colori ma la proposta lanciata dal ministro Mauro dalle pagine del quotidiano Libero ha spiazzato tutti gli osservatori. «Perché non facciamo una piccola modifica alla Costituzione in modo da poter consentire a chi arriva in Italia di poter far parte delle forze armate?» ha proposto il ministro precisando che il reclutamento dovrebbe avvenire «purché abbiano un minimo di requisiti».
Questa sorta di baratto tra cittadinanza e servizio militare rischia però di suonare offensivo per i militari come per i cittadini italiani. Mauro non è il primo a ipotizzare scelte simili e già dieci anni or sono il Ministro della Difesa del governo Berlusconi, Antonio Martino, ipotizzò di costituire una “brigata albanese” arruolando i clandestini giunti dal Paese delle Aquile. Non se ne fece nulla ma il tema sembra essere ricorrente.
Le reazioni alla proposta di Mauro non si sono fatte attendere. Tra i favorevoli spicca il ministro per l’integrazione Cecile Kyenge che approverebbe qualsiasi provvedimento consenta a chiunque provenga dal Terzo mondo di diventare italiano, contraria ovviamente la Lega Nord ma l’osservazione più interessante è stata forse quella dell’ex Ministro della Difesa del PD, Arturo Parisi. La proposta «mette ancora una volta in evidenza la necessità di ritornare sui concetti che stanno a fondamento del patto repubblicano e della stessa idea di cittadinanza. Prima che la proposta faccia troppa strada conviene ripassarsi assieme la Costituzione» ha sottolineato Parisi. «La difesa della Patria è infatti in essa descritta come un dovere che deriva dalla cittadinanza. L'esatto opposto dell'idea che sia invece la cittadinanza a derivare dal fatto che ci si è addossati un dovere d'altri».
Insomma molto semplicemente prima cittadini, poi soldati, non il contrario anche se per Mauro «bisognerebbe fare come negli USA dove, se si presta servizio nelle forze armate per un certo periodo, si è agevolati nel conseguimento della cittadinanza».
Gli Stati Uniti hanno però arruolato stranieri con la fedina penale pulita, residenti da tempo negli States e in un periodo in cui, dopo l’11 settembre 2001, le forze armate gonfiavano gli organici per far fronte alle guerre in Iraq e Afghanistan. In Italia invece gli organici militari sono in riduzione e per scendere da 180 mila a 150 mila entro il 2024 sono stati decurtati enormemente i nuovi arruolamenti. In pratica non mancano certo i giovani italiani che vogliono arruolarsi ma le forze armate ne reclutano sempre meno ogni anno.
Regalare quote di posti di lavoro a immigrati clandestini che neppure conoscono la nostra lingua e certo non amano (e perché poi dovrebbero?) la nostra Patria risulterebbe un’assurdità e un insulto ai tanti giovani che non trovano lavoro e ai tanti altri che sono costretti a emigrare. Per non parlare poi dei problemi che sorgerebbero nei reparti che dovrebbero inquadrare e addestrare all’uso delle armi le “nuove reclute”, molti delle quali hanno mostrato le loro indiscusse qualità morali devastando i centri d’accoglienza nei quali sono stati ospitati a spese del tartassato contribuente italiano. C’è da chiedersi in base a quali principi politici eletti con il nostro voto possano sottrarre risorse e posti di lavoro agli italiani in un Paese dove l’Istat rileva che sono oltre 4 milioni (tra i quali oltre mezzo milione di bambini) gli italiani che non hanno abbastanza cibo mentre il 30 per cento le famiglie risulta a rischio povertà.
Per Mauro “più che di ius soli, in Italia avremmo bisogno dello ius culturae” e in effetti in Italia urge davvero un radicale cambiamento di approccio culturale ai problemi dell’immigrazione e della sicurezza. Svuotare le carceri perché sovraffollate non renderà il Paese più sicuro ma riempire l’Italia di clandestini quando manca il lavoro agli italiani e già oggi i detenuti sono per oltre la metà stranieri è da inetti o da irresponsabili. Reggono poco anche le scuse dell’assistenza dovuta a chi fugge dalla guerra poiché sono solo 11 mila i siriani arrivati in Italia e tra questi solo una parte potrebbe ottenere lo status di profugo. Si avverte quindi il bisogno di dare un taglio alla cultura terzomondista e buonista dominante nelle nostre istituzioni che tollera e giustifica lo straniero che viola le nostre leggi e vorrebbe pure premiarlo con un impiego pubblico e la cittadinanza.
Siamo di fronte a un problema culturale che vede gli italiani discriminati in Patria. Un italiano che viola la legge e ha la fedina penale sporca non può arruolarsi in quelle forze armate in cui il Ministro della Difesa vorrebbe arruolare immigrati clandestini quindi persone che hanno compiuto un reato presente negli ordinamenti di tutti i Paesi del mondo. Gente che peraltro non vuole restare in Italia ma punta a incassare i benefit dei ricchi welfare dei Paesi nordeuropei che non a caso non li vogliono accogliere. Le nostre istituzioni non perdono occasione per affermare che occorre abrogare la legge che punisce l’immigrazione clandestina favorendo così flussi che solo quest’anno hanno portato in Italia 45 mila clandestini giunti via mare arricchendo le mafie nordafricane. Grazie all’approccio del nostro governo i flussi raddoppieranno l’anno prossimo. Per eliminare furti e assassinii dovremmo forse abrogare i reati di furto e omicidio?
Mauro ha giustamente sottolineato che per sbarcare in Italia ogni immigrato ha pagato in media 3mila euro e «questi soldi servono per finanziare non solo le cosche malavitose ma anche il terrorismo internazionale». Allora l’unica risposta sensata sarebbe respingere sulle coste africane i clandestini per sottrarre il business agli scafisti che persino dalle coste egiziane fanno rotta verso l’Italia perché i Paesi europei più vicini li respingono senza troppi complimenti. Il nostro governo invece si rende complice di malavitosi e terroristi islamici ai quali ha fatto incassare 135 milioni di euro nel solo 2013. C’è proprio di che andarne fieri.