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Il "CASO RENZI"

S'ode qualcosa di nuovo a sinistra

Il "movimento" del sindaco di Firenze porta scompiglio in un Pd ingessato e senza idee. Si tratta di una incognita da decifrare.

Editoriali 03_11_2011
matteo renzi

E' abbastanza facile comprendere il motivo – o i motivi – di apprensione nel Pd e nel centro sinistra in generale per il “big bang” di Matteo Renzi. E’ sufficiente fare questo esperimento: un qualunque cittadino italiano provi a dire fino a 5 proposte fatte da Bersani in questi ultimi anni. Pochi ci riusciranno. I maligni possono dire che il motivo è che Bersani non le ha fatte; i più generosi che non le ha sapute comunicare. Sta di fatto che il cittadino medio non le conosce. Renzi invece ne ha fatte 100 e sono scritte chiare e limpide in internet. Ognuno le può andare a leggere, mettendoci tra l’altro pochissimo perché sono proposte dai contorni definiti.

In altri termini la differenza prima sta nella comunicazione, che non è in questo caso solo forma ma anche sostanza politica, perché tutto il mondo vede che il governo è debole, debolissimo, ma la debolezza ancora maggiore della sinistra lo rende forte, roccioso, capace di reggere alle tempeste dei mercati e degli speculatori. Raramente l’opposizione ha dimostrato una simile inettitudine.


Approfondendo poi le cose, si notano altri due gravi motivi che inducono l’apparato del Pd a fibrillare. Il primo è dato dai contenuti delle proposte del big bang, indubbiamente fortemente innovativi, a cominciare dall’approccio stesso ai problemi, rispetto alla politica conservatrice dei dirigenti Pd. Togliere il valore legale del titolo di studio, mantenere due reti Rai con la sola pubblicità, introdurre il merito tra gli insegnanti, liberalizzare il trasporto pubblico regionale, i servizi pubblici locali e l’Inail, dare autonomia ai musei, valutazione dell’attività dei magistrati, chiusura degli ospedali con meno di 100 posti letto, finanziare il Sud solo per lo sviluppo, riformare gli ordini professionali, abolire l’Irap. D’accordo, sono solo intenzioni, qualcuno è anche solo uno slogan, certo è che si tratta di proposte in chiara controtendenza con la cultura attuale del Pd. Anzi, il loro appeal politico deriva dal fatto che sembra l’elenco delle cose che Berlusconi avrebbe dovuto fare e non  ha fatto. Un Tony Blair in ritardo sulla storia? Intanto però il big bang denuncia in modo non tanto implicito la tendenza della cultura della sinistra a pensare che i meno protetti possano esserlo di più aumentando le strutture per gli interventi pubblici, le corporazioni, le tutele dei già garantiti, le reti del consociativismo immobilista.


A proposito di appeal. La sortita di Renzi intimorisce l’apparato Pd anche perché vi si nota un certo entusiasmo che è semplicistico accusare di giovanilismo e che gli attuali dirigenti da molto tempo non riescono più a suscitare, troppo impantanati nelle tattiche e nella celebrazione delle primarie. Anche Bersani è stato eletto con le primarie, ma ora sembra ugualmente in difficoltà.

La grande sfida che sta davanti a Matteo Renzi è però un’altra. Certo, anche quella di riuscire ad unire più che essere un nuovo fattore di divisione. Ma soprattutto quella di uscire “del tutto”, veramente fino in fondo, da una cultura di sinistra che a lungo ha combinato intervento pubblico e radicalismo privato. Su questo i 100 punti della Leopolda non dicono ancora qualcosa di chiaro, ma non fanno ben sperare. Superare la vecchia cultura degli attuali dirigenti Pd non vuol dire solo aprire alla flessibilità e alla meritocrazia, dare l’e-book a tutti e fare imparare l’inglese fin da piccoli. Vuol dire anche uscire da una certa concezione della famiglia, della procreazione, della nascita e della morte ed andare verso una autentica solidarietà con tutti i poveri, tutti e non solo i cassintegrati o i giovani in cerca di lavoro. Su questo alla Leopolda si è stati reticenti.

Il Renzi che si autodefinisce “cattolico” promette il quoziente familiare e l’aumento degli asili nido. Promette perfino gli aiuti alla maternità contro la denatalità. Ma scivola sul riconoscimento delle coppie di fatto e non dice una sola parola sulla difesa del matrimonio, sull’aborto, sulle grandi questioni etiche della procreazione assistita, della sorte degli embrioni umani, sul fine vita, sul rispetto della persona dalla nascita alla morte naturale, sulla rivoluzione delle rivoluzioni ossia la concreta parità scolastica tra scuole statali e non, sul riconoscimento di una comune natura umana che non può essere messa a disposizione delle violenze della cultura.

I 100 punti della Leopolda sono solo delle proposte, dice Renzi, e tutti possono contribuire al loro arricchimento e alla loro modifica. Vedremo se queste fondamentali reticenze verranno chiarite in un senso o nell’altro.