Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL LEADER RUSSO IN VATICANO

Siria, Venezuela e disarmo nel piatto tra Putin e il Papa

L'Ucraina, insieme alla Siria e al Venezuela, tra gli argomenti di cui i due leader hanno parlato durante il colloquio di ieri.

Ecclesia 05_07_2019

Nella sua visita lampo a Roma, Vladimir Putin non ha rinunciato ad incontrare papa Francesco. Si tratta del terzo incontro tra i due e testimonia la grande attenzione che il presidente russo riserva al capo della Chiesa cattolica. Dalla prima volta che l'ex funzionario del Kgb ha varcato per la prima volta la soglia del Palazzo Apostolico nel 2000, molto è cambiato nei rapporti tra Vaticano e Mosca. C'è stato un miglioramento impensabile all'indomani del crollo dell'Urss, agevolato dalla ripresa del dialogo tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa russa.

Nella fine del 'gelo ecumenico' tra le due ha contribuito anche il ruolo di mediazione svolto da Vladimir Putin con il Patriarcato di Mosca. D'altra parte, al presidente russo, intento com'è a presentarsi agli occhi del mondo come difensore della cristianità, sin dall'inizio del suo mandato non è sfuggita l'importanza strategica di provare a stabilire un rapporto privilegiato con la Santa Sede. Alla base di ciò, ci sono state senz'altro motivazioni geopolitiche, dettate dalla necessità di rompere l'isolamento a cui molto spesso gli altri partner internazionali hanno tentato di condannare la 'nuova' Russia dello 'Zar'.

La definitiva fine delle ostilità tra Vaticano e Cremlino ha portato in questi anni anche ad un inedito gioco di squadra tra le due parti in politica estera, avente il Medioriente come banco di prova: lo si è visto con l'opposizione alla guerra in Iraq, con la difesa dei cristiani perseguitati ed il 'no' all'intervento di Obama in Siria. In termini più generali, Santa Sede e Mosca sembrano condividere la preferenza per un modello multilaterale delle relazioni internazionali, in cui venga riconosciuta maggiore forza e legittimità agli organismi sovrannazionali.

Il pontificato di Benedetto XVI, molto apprezzato dai vertici del Patriarcato di Mosca, ha indubbiamente favorito questo miglioramento dei rapporti russo-vaticani che si è poi espresso anche in sede di Nazioni Unite con posizioni condivise sui cosiddetti principi non negoziabili. Un terreno su cui si è sviluppato l'asse più proficuo anche tra le due Chiese: lo storico incontro a Cuba nel 2016 tra Kirill e Francesco ha sancito simbolicamente questa importante intesa, eredità preziosa del lavoro di Benedetto XVI.

Anche Bergoglio ha dimostrato di avere a cuore le relazioni con gli ortodossi e, nella consapevolezza del ruolo centrale svolto in questo senso da Mosca, ha preferito adottare una linea misurata di fronte all'aggravarsi delle tensioni tra Russia ed Ucraina. La Santa Sede non vuole voltare le spalle ai greco-cattolici ucraini, ma al tempo stesso non ha intenzione di compromettere le relazioni con il governo russo e vanificare i passi in avanti fatti, nonostante le difficoltà, nel dialogo con il Patriarcato moscovita. La stella polare di ogni mossa vaticana su questo scenario continua ad essere la ricerca ed il mantenimento della pace in una regione dilaniata in questi anni dai conflitti politici e religiosi.

L'Ucraina, insieme alla Siria e al Venezuela, sono stati tre degli argomenti di cui i due leader hanno parlato durante il colloquio di ieri. Putin potrebbe aver apprezzato il fatto che Bergoglio, davanti all'escalation della crisi venezuelana dello scorso gennaio, abbia preferito non accodarsi al blocco internazionale anti-Maduro, mantenendo una linea decisamente più equidistante rispetto a quella dei vescovi del Paese sudamericano.

Il riferimento alle "tematiche dell'attualità internazionale" nei punti in agenda dell'incontro di ieri lascia immaginare che i due abbiano affrontato la questione disarmo, dal momento che il clima da Guerra Fredda instauratosi nell'ultimo decennio sta facendo temere il ritorno di una minaccia nucleare. Nell'intervista scritta concessa ieri al Corriere della Sera, Putin ha parlato di un possibile "riavvio del dialogo bilaterale " da parte di Washington. La Santa Sede non può che guardare con favore ad un'eventuale ripresa di una pacifica interlocuzione in materia di controllo sugli armamenti tra Stati Uniti e Russia, considerando la preoccupazione espressa da Francesco di ritorno dal Cile ed in altre occasioni sui rischi di un'escalation nucleare.

In questo senso, non appare casuale uno dei doni scelti dal papa per omaggiare il suo ospite al termine del colloquio privato, durato quasi un'ora e svoltosi nella Sala della Biblioteca: una medaglia per commemorare il centenario dalla conclusione della Grande Guerra. Bergoglio, inoltre, ha voluto regalare a Putin una copia autografata del Documento sulla “Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la convivenza comune”. Lo 'zar' ha ricambiato la cortesia con un libro di fotografie su un film di un regista russo dedicato alla vita di Michelangelo e con un'icona dei santi Pietro e Paolo.

Salutato il papa, Putin si è intrattenuto a colloquio con monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e con il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Anche durante questo incontro è probabile che sia stata manifestata da entrambi le parti la soddisfazione per l'evoluzione delle relazioni bilaterali tra i due Stati, ulteriormente rafforzata - fa sapere la Sala Stampa della Santa Sede con la nota sull'Udienza di ieri - dalla firma di "un protocollo di intesa riguardante la collaborazione tra l’Ospedale Bambino Gesù e gli Ospedali pediatrici della Federazione Russa".