Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Santa Macrina la Giovane a cura di Ermes Dovico
MEDIO ORIENTE

Siria, Israele rafforza il controllo del sud

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'esercito siriano si ritira dalla regione di Suwayda lasciandosi dietro una scia di morti. Ma l'obiettivo primario dell'intervento di Israele non è aiutare i drusi quanto annettersi una parte del territorio della Siria: «Vogliono creare un corridoio che arrivi fino all'Iraq».

Esteri 19_07_2025

All'alba di giovedì 17 luglio l'autoproclamatosi Presidente della Siria Ahmed al Charaa ha annunciato in un discorso televisivo il ritiro delle truppe di HTS (Hay'at Tahrir al-Sham, Comitato di Liberazione del Levante diventato il nuovo esercito siriano) dalla regione di Suwayda, riaffidata al controllo dei suoi abitanti, in netta maggioranza drusi. Il leader siriano ha giustificato la decisione con la volontà di evitare una guerra aperta con Israele «a spese dei drusi», dopo che IDF (Israelian Defence Forces, l'esercito israeliano)  aveva bombardato nei giorni precedenti Suwayda, Daraa, Damasco, Latakia colpendo uomini, mezzi ed edifici governativi, tra cui il Ministero dell'interno, della Difesa, il Palazzo presidenziale e il quartier generale di HTS.

La realtà è però diversa dalla narrativa di Al Charaa. Ritirandosi dalla regione HTS ha ceduto al ricatto israeliano di annientare il governo siriano se non fosse tornato sui suoi passi;  il progetto della "nuova Siria" di al Charaa e compagnia sembra stroncato sul nascere ad opera del governo israeliano, che fino a pochi giorni fa sembrava aver cooptato la Siria nei nuovi Accordi di Abramo (solo poche settimane addietro il ritratto di al Charaa campeggiava su un manifesto a Tel Aviv, accanto a Netanyahu). Se l'inviato USA per il Medioriente Tom Barrack aveva agitato giorni fa a Beirut lo spauracchio di un attacco congiunto al Libano da parte di Siria e Israele, dopo i fatti di Suwayda questa evenienza sembra meno probabile. Le mire espansionistiche di Israele sulla Siria sono, se possibile, ancora più evidenti, ma non pare che lo Stato Ebraico sia ora disposto ad annettere territorio siriano con le buone, in cambio di qualche concessione (ad esempio parte dell'appetitoso Libano), ma sia piuttosto deciso a strapparlo con le cattive. Secondo almeno due fonti, una israeliana e una iraniana, il leader di HTS sarebbe partito da Damasco per destinazione ignota, e ne avrebbe ben donde: il vento sembra essere cambiato velocemente, al punto che i ministri israeliani Amichai Chikli e Ben Gvir ne hanno chiesto pubblicamente la testa, chiamandolo "terrorista" e "brutale assassino".

Ritirandosi dalla regione, l'esercito di HTS ha lasciato le strade di Suwayda, Mjamir, Thaala, al Mazra (miliziani si sono spinti fino ai dintorni di Homs) ingombre di cadaveri di civili ancora senza nome, togliendo ogni dubbio circa gli omicidi di massa che sono stati perpetrati nel giro di pochi giorni. Le intenzioni omicidiarie di HTS erano chiare fin da subito: è stato perfino organizzato un servizio di autobus gratuiti per trasportare i "mujahideen" a Suwayda, mentre in diverse moschee del Paese è risuonata la "dichiarazione di jihad" (la guerra santa contro gli infedeli, in questo caso drusi, considerati musulmani imperfetti dai fondamentalisti, o nemmeno musulmani). A Himra street, nel centro di Damasco, è comparso un cartello inneggiante al califfato islamico, con scritto: "Dittatura: sottomissione del popolo al governante. Democrazia: sottomissione del governante al popolo. Califfato islamico: sottomissione del governante e del popolo a Dio" (foto a sinistra).

Secondo la ong Osservatorio nazionale per i diritti umani, le vittime da domenica scorsa sarebbero quasi 600 tra combattenti e civili drusi, miliziani di HTS uccisi da Israele e beduini (nella foto in alto, LaPresse), ma il numero è fatalmente destinato ad aumentare. La vittima più giovane finora identificata è un bimbo di tre mesi. Video fatti circolare in rete dagli stessi autori dei fatti mostrano miliziani di HTS intenti a giustiziare indiscriminatamente uomini, donne e bambini della comunità drusa, a commettere stupri, furti e saccheggi. Molti di loro sono stati riconosciuti tra  gli autori dei massacri ai danni delle comunità alawite e cristiane sulla costa siriana e nel territorio di Homs, Hama e Damasco.

Mentre scriviamo, il ministro dell'interno siriano ha annunciato che l'esercito di HTS sta rioccupando Suwayda, apparentemente per sedare scontri ancora in corso tra popolazione drusa e tribù beduine, le stesse che avevano dato inizio ai combattimenti. La massima autorità religiosa drusa in Siria, sheikh Hikmat al Hijri, ha smentito categoricamente di aver richiamato a Suwayda le truppe di al Charaa, com'era circolato sui media.

In attesa di vedere cosa accadrà nelle prossime ore – prevedibilmente nulla di buono – cerchiamo di capire come la comunità drusa nel Libano stia vivendo il momento. Negli ultimi giorni lavoratori siriani residenti in Libano sono stati aggrediti in diverse aree del Paese, segnatamente a Dahr al-Baydar, Kharayeb,  Aley, Sawfar Qabr e Shmoun. Si tratta perlopiù di località a prevalenza drusa, ma non solo (Kharayeb è un villaggio a maggioranza sciita vicino a Saida) in cui sull'onda dei fatti di Suwayda cittadini libanesi si sono sentiti autorizzati a scendere in strada ed insultare, colpire, bloccare i veicoli di residenti siriani «in solidarietà con i drusi di Suwayda». Taymour Jumblat, leader del Progressive Socialist Party, il partito druso libanese, ha condannato tutti gli attacchi a «cittadini circolanti sulla strada, chiunque essi siano» e il leader spirituale druso in Libano, sheikh Sami Abi al Mona, ha chiesto alla sua comunità di non assaltare i siriani. Come sempre succede, la violenza ne chiama inevitabilmente altra.

La "Casa dei drusi" di Beirut (foto a destra) si trova nel quartiere centrale di Verdun, a pochi passi da Hamra street, un tempo cuore della città.  Entriamo nell'edificio in cerca delle opinioni di chi, nella comunità, abbia voglia di parlare. Chi sono i drusi? E come si identificano? Questi i nostri interrogativi, meno banali di come potrebbero sembrare: siamo in Medioriente, e qui nulla è scontato. «I drusi si considerano da sempre cittadini del Paese in cui abitano», dice alla Nuova Bussola Quotidiana Median (nome di fantasia). «Storicamente, le nostre comunità non hanno mai desiderato creare Stati indipendenti, come ad esempio i curdi. Se viviamo in Libano siamo libanesi a tutti gli effetti, e così via. Per i drusi siriani è lo stesso, e per questo motivo, oltre al resto, è ingiusta la violenza a Suwayda: siamo una minoranza religiosa, è vero, ma anche cittadini a pieno titolo dello Stato, come tutti gli altri. Vogliamo solo vivere in pace, come abbiamo sempre fatto da centinaia di anni, assieme alle altre comunità. Ma a un certo punto è cambiato tutto».
Quando? Incalziamo. «Dall'inizio del Novecento, quando il Levante è stato spartito tra le potenze coloniali straniere, tra Francia e Inghilterra. E poi il colpo di grazia ci è stato dato nel 1948, con la creazione dello Stato di Israele».

Eppure Netanyahu ha dichiarato che l'IDF è intervenuto in Siria «per salvare i nostri fratelli drusi», dato che nello Stato Ebraico la minoranza drusa è ben rappresentata: molti giovani drusi hanno passato il confine con la Siria per correre in soccorso della comunità di Suwayda. «L'intervento di Israele in Siria serve ai propri interessi e spiana la strada al progetto del nuovo Medioriente, o meglio della Grande Israele», si intromette Walid (nome di fantasia), che è rimasto ad ascoltare la conversazione. Per quanto riguarda la presenza in Israele, dice Median, «i drusi sono integrati nella società israeliana ma sono e restano arabi come gli altri arabi isrealiani, ad esempio i cristiani». «L'intervento di IDF nella regione di Suwayda è un passo in avanti del Corridoio di David, dopo l'occupazione del Golan e di Daraa», si intromette di nuovo Walid. Chiediamo di spiegarsi meglio e Walid prosegue: «Golan, Daraa, Suwayda, Al Tanf nella provincia di Homs dove c'è la base americana, Deir Ezzor, fino all’Iraq. Il piano è occupare una striscia di territorio che avvicinerebbe Israele all'Iran. Mostrandosi protettore dei drusi di Suwayda,  Netanyahu mira a ottenere il loro consenso a occupare militarmente la regione. Non credo che IDF la lascerà».



medio oriente

Siria, adesso l'offensiva governativa è contro i drusi

16_07_2025 Elisa Gestri

Nel sud est del Paese è guerra aperta tra la popolazione drusa e le milizie di Al Charaa, che hanno preso il controllo di diverse città della regione. Intanto desta preoccupazione la normalizzazione tra Israele e il governo siriano.

Il quadro

Libano e Siria: tra i piani di Israele e le minacce jihadiste

14_07_2025 Elisa Gestri

Gli USA esortano il governo libanese ad accettare la pace offerta da Israele (che continua ad attaccare) e disarmare Hezbollah. E lodano la cooperazione della “nuova Siria” – in mano ai jihadisti di HTS – con Tel Aviv. Anche nel Paese dei Cedri cresce la paura per l’estremismo islamico.