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CHIESA

Sinodo, la leggenda dei "cospiratori"

Tira un'aria pesante alla vigilia del Sinodo sulla famiglia: il Papa aveva chiesto una discussione libera e aperta, ma si è creata una fazione che cerca di tacitare chiunque si opponga a concedere la comunione ai divorziati risposati, bollandoli come "ostili" al Papa. Chiesa resisterà a eccessi di profezie, di Vittorio Messori

Ecclesia 23_09_2014
Sinodo dei vescovi

«Sarebbe gravemente fuorviante ridurre i lavori del Sinodo alla prassi sacramentale dei divorziati risposati». Così ha detto ieri il cardinale Angelo Bagnasco aprendo i lavori del Consiglio permanente della Cei (Conferenza episcopale italiana), e allargando notevolmente il ventaglio di sfide che il Sinodo sulla famiglia, che si aprirà il 5 ottobre, dovrà affrontare: «L’educazione all’amore che non è pura emozione, la consapevolezza del sacramento del matrimonio e della sua grazia, la preparazione al matrimonio come cammino di fede, la coscienza che l’amore di coppia chiede di essere difeso, alimentato e risanato quando viene ferito, la difficile educazione dei figli, l’armonizzazione dei temi della famiglia con quelli del lavoro, le situazioni di separazione e divorzio, le convivenze…». E questo solo per stare nei termini generali, perché dai vari continenti arriveranno anche altre sfide.

Le cronache ci dicono che prima di aprire i lavori della Cei, il cardinale Bagnasco è stato ricevuto da Papa Francesco. Possiamo perciò immaginare che il contenuto della prolusione sia stato condiviso e approvato dal Papa, come avviene in questi casi.

Bene. Perché in questi giorni c’è un altro cardinale - che da un anno rilascia interviste e dichiarazioni sulla necessità di prevedere la comunione per i divorziati risposati – che grida ai quattro venti che la sua insistenza su questo punto è concordata con il Papa. Ora, l'approccio sembra un po' diverso da quello del cardinale Bagnasco. Non c’è dubbio che il cardinale Walter Kasper sia stato invitato dal Papa a tenere la relazione all’ultimo Concistoro, dove – sicuramente per volontà dello stesso Pontefice - ha posto il problema della comunione per i divorziati risposati, ma Kasper non ha parlato solo al Concistoro e fuori da quella assise è andato molto oltre, proponendo di fatto un cambiamento dottrinale.

Ebbene ciò che sta avvenendo in questi giorni è il tentativo di chiudere la bocca a chiunque dissenta da Kasper e soci al grido di «Il Papa lo vuole». Così, tutti coloro che hanno preso posizione contestando la proposta di Kasper vengono bollati quali «nemici del Papa», «cospiratori che resistono alla riforma della Chiesa» e via di questo passo, ovviamente sostenuti ampiamente dalla grande stampa laicista. 

La cosa incredibile è che tra questi presunti “cospiratori” troviamo il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Gerhard Muller, l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, il cardinale Velasio De Paolis, canonista e presidente emerito della Prefettura per gli affari economici, l’arcivescovo di Milano Angelo Scola, tutte personalità note per la loro fedeltà alla Chiesa; ma addirittura anche l’australiano George Pell, uno degli otto cardinali chiamati dal Papa per aiutarlo nella riforma della Chiesa e a cui lo stesso Pontefice ha affidato la supervisione delle finanze vaticane.

Parlare, per tutti questi personaggi e per gli altri coinvolti, di «ostilità» verso il Papa sarebbe da ridere se l’accusa non fosse ormai diventata un giudizio consolidato nell’opinione pubblica.

Si sta creando una pericolosa aria di regime tale che – in barba al desiderio più volte espresso da Papa Francesco che il Sinodo sia un luogo aperto alla libera discussione – una fazione che millanta un mandato papale cerca di chiudere la bocca a quanti non la pensano allo stesso modo, affermando che la linea del Sinodo è già stabilita ed è quella che è fatta oggetto di intesa fra il Papa e questa stessa fazione. 

Ieri su questo punto ha reagito il cardinale De Paolis che, in una intervista a Repubblica, ha respinto ogni accusa di cospirazione per il solo fatto di essere uno dei cinque firmatari del libro – in uscita il 1° ottobre – “Permanere nella verità di Cristo” (ed. Cantagalli), in cui si argomenta il no alla comunione per i divorziati risposati. De Paolis respinge qualsiasi accusa di una “operazione” anti-Papa, e definisce il libro - che peraltro raccoglie tutti interventi già noti - semplicemente un «contributo al confronto esprimendo il nostro parere». «Voglio avere la libertà di dire come la penso senza essere accusato di essere complottista», ha aggiunto.

Ma tanto per non smentirsi il giornalista di Repubblica, nella titolazione presenta De Paolis come «il cardinale che contesta il Papa».

E quale sarebbe il crimine di De Paolis e altri? Sostenere che «la prassi è fondata sulla dottrina. Non si può cambiare una prassi se questo cambiamento contraddice la dottrina. Spesso ci si appella alla pastoralità in opposizione alla dottrina, che sarebbe astratta e poco aderente alla vita concreta. È una visione errata della pastorale, dal momento che una pastorale in contrasto con la verità creduta e vissuta dalla Chiesa si trasformerebbe facilmente in arbitrarietà nociva alla stessa vita cristiana».

Ebbene, la situazione è tale che oggi chiunque sostiene una posizione del genere, per il solo fatto di contraddire l’impostazione Kasper, viene bollato come traditore o contestatore del Papa. 

Così non è più un dibattito ma una caccia alle streghe, volta a intimidire e a indirizzare il Sinodo su binari prestabiliti da una fazione.

Peraltro è anche doveroso dire che finora il Papa, benché abbia apprezzato la relazione di Kasper al Concistoro, a nessuno pubblicamente ha comunicato quale sia la sua linea. E comunque quale che sia la sua linea, il Papa ha totale libertà di porla anche indipendentemente dalla celebrazione di questo Sinodo. Del resto se il Papa avesse già esplicitato la sua posizione, ciò renderebbe perfettamente inutile il Sinodo.

In ogni caso è paradossale ma anche istruttivo notare come quella libertà di coscienza e quella libertà personale e di espressione che si dice essere stata riscoperta per la Chiesa e per la società dal Concilio Vaticano II, è oggi ridotta se non negata proprio da quelli che amano presentarsi come i migliori interpreti del Vaticano II.

CHIESA RESISTERA' A ECCESSI DI PROFEZIE, di Vittorio Messori