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LE CONSEGUENZE

Sindrome da lockdown. Uno su due soffre di disturbi mentali

Gli effetti del lockdown sulla salute mentale e il benessere relazionale delle persone appaiono devastanti. Una ricerca condotta da Open Evidence (Universitat Oberta de Catalunya) in collaborazione con atenei britannici, italiani e colombiani rileva nuovi disagi mentali in oltre il 40% della popolazione in Italia, Spagna e Regno Unito. 

Creato 23_05_2020
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La storia non si fa con i “se” e con i “ma”. Nessuno potrà mai dimostrare che senza lockdown il corso della pandemia sarebbe stato diverso. Le evidenze scientifiche sulla genesi e la diffusione del Covid-19 sono ancora poche e le misure di contenimento e distanziamento, adottate in tutto il mondo, sia pure con differenti regimi e durate, hanno sicuramente inciso in termini di contenimento della pandemia. Ma ogni contesto nazionale ha le sue specificità e anche il manifestarsi del contagio in questo ultimo mese è diverso da quello dell’inizio della pandemia. Dunque, nel dare interpretazioni o nel formulare previsioni ci si muove sulle sabbie mobili. Man mano, però, che i contagi scendono e il rischio di perdita di vite umane sembra ridursi sensibilmente, molti cominciano a fare i conti con la realtà post-lockdown.

Gli effetti socio-economici e quelli sulla salute mentale e il benessere psicologico e relazionale delle persone appaiono devastanti. È ciò che segnala l’Organizzazione mondiale della sanità, lanciando l’allarme relativo ai contraccolpi che il prolungato isolamento domestico ha prodotto su milioni e milioni di persone. Ed è quanto documenta una ricerca condotta da Open Evidence, spin off della Universitat Oberta de Catalunya, realizzata in collaborazione con BDI Schlesinger and Group e con ricercatori di varie università (Università degli studi di Milano, UOC, Universidad Nacional de Colombia, Università degli studi di Trento, Glasgow University).

Si registrano un progressivo deterioramento delle situazioni familiari, una esasperazione delle tensioni domestiche, un incremento dei suicidi, un’impennata dei casi di depressione e ansia. Si può ragionevolmente parlare di devastazione sociale, che si somma a quella economica. Il problema è che mentre i contagi da Covid-19 possono essere monitorati con i tamponi, l’evoluzione di patologie di natura psichica è più subdola e sfuggente e tutto questo fa sì che la nostra società sia seduta su una polveriera. In quello studio comparato, che ha dunque coinvolto alcuni atenei italiani, spagnoli e inglesi, si misurano le conseguenze del lockdown sulla salute mentale della popolazione, in termini di stress, sintomi depressivi, ansie. Esaminandone i risultati, si intuisce che lo stress psicologico è fortemente correlato alla vulnerabilità sociale e alla crisi economica, ad esempio alla perdita del lavoro, alla drastica riduzione dei risparmi o dei guadagni, fino allo scivolamento verso livelli inferiori a quelli di pura sussistenza.

Ma quanto è diffusa questa sindrome in Italia, Spagna e Regno Unito? Le stime contenute in quel documento sostengono che una media del 42,8% della popolazione sia a rischio sul piano della salute mentale come conseguenza dell’elevata vulnerabilità sociale ed economica generata dal Covid-19 e dal conseguente lockdown: in Italia il 41,5%, nel Regno Unito il 41,8%, in Spagna il 45,8%. Quanto alle preoccupazioni dei cittadini coinvolti in quella indagine, emerge che quasi tutti ritengono che il governo del proprio Paese dovrebbe comunicare meglio la strategia per uscire dalla crisi sanitaria ed economica, affinché tutti i cittadini possano tornare a pianificare i propri consumi e investimenti. Inoltre, una larga maggioranza di intervistati concorda con l'affermazione secondo cui «il governo non dovrebbe concentrarsi solo su come contenere il contagio, ma anche occuparsi di come evitare una crisi economica». Il sostegno a questa affermazione è marcatamente più alto in Italia (67,4%) che in Spagna (58,2%) e Regno Unito (59,8%). Peraltro, come sostiene il professor Cristiano Codagnone, direttore di quella ricerca, «il rischio di contagio è quindici volte inferiore al rischio riguardante la salute mentale».

Un’altra ricerca, condotta da Ranran Song, epidemiologo del Dipartimento di salute materno-infantile del Tongij Medical College di Huazhong, e dedicata all’impatto della prolungata quarantena sui bambini, ha svelato che il 22,6% degli alunni monitorati durante il lockdown ha mostrato sintomi depressivi collegati ai compiti e al gioco. Ad esempio, ha iniziato ad andare male a scuola, si è isolato o ha commesso azioni delinquenziali. In alcuni bambini lo stato d'animo predominante è l'irritabilità, che può manifestarsi come iperattività e comportamenti aggressivi, antisociali.

Appare evidente che, alla luce di tali scenari, psichiatri, psicologi e titolari di aziende produttrici di farmaci antidepressivi stanno pregustando introiti insperati. Ma ancora ne parlano in pochi. Chissà cosa succederà quando milioni di persone, a emergenza Covid-19 finita o quanto meno drasticamente ridimensionata, si renderanno conto che dovranno affrontare altre emergenze ugualmente pesanti e ancora più durature.