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Sindone formata da un bassorilievo? Il ritorno di una bufala

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Il periodico ritornello sulla (mai provata) falsità dell'immagine sindonica stavolta si basa su un lavoro privo di requisiti scientifici, che dimostra soltanto una cosa: il Sacro Lino dà fastidio negli ambienti allergici a Cristo.

Ecclesia 04_08_2025 English

Con un tempismo davvero sospetto, proprio nei giorni dell’importante congresso sindonologico di St. Louis (Missouri, USA)  viene diffusa dall’ANSA una notizia, che vuole essere sensazionale: l’immagine sindonica è un’opera artistica realizzata con un bassorilievo. Lo afferma il brasiliano Cicero Moraes, noto per le ricostruzioni tridimensionali al computer dei volti di molti personaggi storici.

Anche per la Sindone, Moraes si limita a una ricostruzione dell’immagine al computer «utilizzando software open source (e gratuito), disponibile per il download». Lo scrive nel suo articolo, incredibilmente pubblicato su Archaeometry come fosse un lavoro scientifico. Ma del lavoro scientifico non ha i requisiti. Infatti non tiene conto di tutti gli aspetti della Sindone, un lenzuolo di lino su cui esistono microtracce di vario genere, come pollini mediorientali, aloe, mirra e aragonite uguale a quella delle grotte di Gerusalemme; su cui è presente sangue umano lasciato dal cadavere che fu avvolto nel telo; e su cui esiste un’immagine che è un’ossidazione e disidratazione superficialissima della cellulosa che compone la stoffa, formatasi dopo che il sangue aveva già macchiato il tessuto. Nessun problema, per Moraes, nell’affermare che l’immagine sindonica sia stata realizzata nel Medioevo, nonostante abbia le caratteristiche di un negativo fotografico e codificate informazioni tridimensionali.

È lui stesso ad ammettere la vistosa parzialità del suo lavoro: «Lo studio non affronta aspetti fisici o chimici legati alla formazione dell'immagine, come la presenza di pigmenti, analisi microscopiche o proprietà dei materiali del tessuto, né indaga la dinamica dei fluidi corporei, come il flusso sanguigno. L'attenzione è strettamente metodologica, incentrata sulla modellazione digitale e sulla valutazione comparativa dei pattern di contatto osservati».

Moraes non vuole nemmeno fare la fatica di ricostruire la posizione corretta delle mani e dei piedi, che ovviamente sulla Sindone è speculare rispetto al corpo: «La posizione riflessa del modello è stata mantenuta, poiché originariamente la mano posizionata sopra è quella sinistra, non quella destra, come nel modello dello studio attuale. Questo approccio semplifica la creazione di materiale visivo». Con questo atteggiamento minimale, non si preoccupa certamente del capo chino e delle ginocchia flesse dell’Uomo della Sindone. Il suo modello è tutto disteso, con la mano destra sulla sinistra e il piede destro sul sinistro, al contrario di quello che si deduce dalla Sindone. E non realizza il modello dell’immagine dorsale, perché sprecarci tempo? Per lui va già bene così.

La presenza di sangue non lo preoccupa, tanto per lui è tutto falso. Ovviamente si rifà all’altra bufala estiva del 2018, quella di Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli che ritenevano inverosimili i rivoli di sangue presenti sulla Sindone. Anche di questo ho parlato a suo tempo perché la notizia, come questa volta, fu ripresa da tutti i giornali e fece il giro del mondo. Ma almeno Borrini e Garlaschelli si diedero da fare per realizzare qualcosa di concreto, conducendo esperimenti. Garlaschelli stesso invitava a leggere l’articolo scrivendo nel suo blog: «Nel lavoro ci sono pure foto a colori di me in mutande». Uno spettacolo che ci saremmo risparmiati volentieri. Ma è da apprezzare che in questo caso – così dice Garlaschelli – nemmeno si è fatto pagare, come in passato aveva ammesso per la realizzazione della sua copia.

Il nostro Moraes, invece, è pigro. Allora si limita a simulare la stoffa al computer. Il suo scopo è solo smentire la presenza di un cadavere, affermando che un’immagine da contatto è deformata. Ma da tempo questo è già noto,  perché quella che vediamo è una proiezione ortogonale del corpo. È un ingiallimento del telo profondo solo 1/5 di millesimo di millimetro, che si spiega con una radiazione ultravioletta ortogonale e questo a Moraes non piace. Meglio ignorarlo. Inutile aggiungere che Moraes non fa cenno a tutte le pubblicazioni scientifiche dello Shroud of Turin Research Project  che demoliscono tutto quello che lui sostiene.

Nel suo pervicace tentativo di dichiarare falsa la Sindone, Moraes evidenzia pure le incongruenze anatomiche che sarebbero state dimostrate in un altro articolo apparso su Archaeometry  la scorsa estate, firmato da Elio Quiroga Rodríguez. Ma astutamente tace sulla critica a quel lavoro che ho pubblicato con Tristan Casabianca e Louis Cador su Archaeometry stessa. È incredibile che i referee di Archaeometry accettino un modo di procedere simile. E che una rivista scientifica accetti un gioco fatto al computer senza troppo impegno come fosse un lavoro serio.

È altrettanto sorprendente che la notizia diventi virale e rimbalzi da un giornale all’altro senza alcuna critica sul contenuto. Anche testate serie la diffondono, per esempio La Stampa  e La Repubblica.  Tutto viene preso per buono e dato in pasto alla gente. I giornalisti si autoriducono a passaparola. Talvolta, ancora peggio, gonfiano la notizia o danno voce a un altro presunto sapiente che ci illumini ulteriormente. Per La Stampa addirittura il lavoro è stato fatto da «un team guidato dall’esperto internazionale Cicero Moraes». La Repubblica dà spazio al commento dell’immancabile storico negazionista Andrea Nicolotti: «Cicero Moraes ha ragione, ma la sua ricerca non è particolarmente rivoluzionaria. Da almeno quattro secoli sappiamo che l'immagine corporea sulla Sindone certamente non avrebbe potuto essere creata attraverso il contatto con un corpo tridimensionale». 

Così, fra bufale pilotate e certezze fasulle, il grande pubblico, disorientato, viene lasciato nella confusione totale. Questa è la situazione, ma dobbiamo reagire – e lo stiamo facendo – nell’interesse di tutti. Una cosa è certa: la Sindone dà fastidio, e parecchio, in certi ambienti allergici a Gesù Cristo. E questa è la più grande prova che la Sindone è autentica. 



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