Sindaco di Betlemme: cristiani minoranza vitale
A Betlemme era nato il re Davide e proprio in questo piccolo borgo, a circa 10 km da Gerusalemme. A Betlemme è nato Gesù. La popolazione cristiana, però, è attualmente ridotta a una minoranza del 20%. Ma una minoranza vitale, guidata dal sindaco Anton Salman, che andiamo a incontrare.
A Betlemme era nato il re Davide e proprio in questo piccolo borgo, a circa 10 km da Gerusalemme, si recarono Maria e Giuseppe per il censimento voluto dall’imperatore Augusto e organizzato dal governatore della Siria, Publio Sulpicio Quirino. Ma, “Mentre erano là, si compì per lei il tempo del parto; ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo” (Lc. 2,6-7). Con la nascita di Gesù, Betlemme diventa la città cuore della storia, punto da cui inizia il cammino di quel Dio che, per amore all’uomo, si è fatto carne ed è morto in croce 33 anni dopo a Gerusalemme.
Gerusalemme, Betlemme, Nazareth: le tre città della salvezza oggi vivono in una situazione difficile che vede contrapposti ebrei, cristiani, musulmani a causa di divisioni, lotte, violenze che hanno la loro origine in un problema politico, e non religioso, secondo l’attuale Sindaco, Anton Salman. Nonostante la popolazione cristiana di Betlemme sia passata dal 75% del 1947 all’attuale 20%, il sindaco e il suo vice sono tradizionalmente cristiani, a turno uno cattolico e uno ortodosso. Nel consiglio comunale otto seggi su quindici sono tuttora riservati ai cristiani.
Anton Salman, cattolico, tre figli, avvocato tra i più autorevoli dell’Associazione nazionale avvocati palestinesi, provvede alla tutela legale della Custodia di Terra Santa ed è presidente della Società caritatevole Antoniana di Betlemme. Si rese noto nel 2002 quando, durante la Seconda Intifada, venne posto l’assedio alla chiesa della Natività e lui fece da mediatore insieme a padre Ibrahim Faltas. Eletto nel maggio 2017 con la sua lista “Tutti siamo Betlemme”, ha recentemente svolto una visita in Italia (è stato ricevuto anche dal Santo Padre) alla ricerca di sostegno economico e di aiuto tecnologico per il rilancio della sua città.
Sa bene quanto la sua città sia importante per il mondo intero e ribadisce con forza la rilevanza della presenza cristiana sul territorio. I cristiani sono lì da duemila anni, hanno vissuto tante vicissitudini: dalla sudditanza ai Romani all’Impero ottomano, dalla I Guerra mondiale alla nascita dello Stato di Israele di cui il prossimo 14 maggio si celebrerà il 70° anniversario. Per secoli i diversi popoli sono convissuti con tolleranza reciproca ma la situazione è cambiata con l’arrivo degli ebrei dall’Europa e dall’America alla fine della guerra. Il nuovo Stato di Israele, voluto dopo le tragiche vicende della II Guerra mondiale, si è sovrapposto a realtà preesistenti sconvolgendone gli assetti in essere. Oggi “siamo sotto occupazione e, secondo la Carta Onu, abbiamo il diritto di combattere fino alla libertà” dice Salman durante un incontro che si è svolto a Torino presso il Centro Federico Peirone (un centro di studi sull’islam voluto decenni fa dalla Diocesi).
A Betlemme vige l’ospitalità, “abbiamo un numero enorme di pellegrini e di turisti che rappresentano per la città una risorsa economica fondamentale e qui si sentono tranquilli e difesi”; il Sindaco sottolinea anche che non ci sono mai stati casi di violenza in città: nessun attentato Isis, nessuna violenza o aggressione verso uomini politici anche se ostili. Certamente c’è tensione e c’è povertà ma nessuno tocca i visitatori. Proprio la situazione economica e sociale critica causa la costante diminuzione dei cristiani che invece sarebbero la risorsa più importante della zona. La comunità cristiana ha il ruolo fondamentale di alimentare la speranza per questa area geografica, perché un uomo non è sazio solo avendo la pancia piena, l’uomo ha bisogno anche di speranza per alzarsi tutte le mattine, per compiere il proprio dovere, per far nascere nuovi bambini, per far progredire l’umanità. E la speranza è il cuore del messaggio evangelico. I cristiani di Terra Santa, anche se pochi, sono culturalmente una presenza decisiva.
Il viaggio del Sindaco Salman è stato sostenuto dalle Missioni don Bosco perché i Salesiani, consapevoli di questa importanza, sono presenti in queste zone con numerose iniziative. Oggi, forse più di ieri, sono attivi nel campo della formazione culturale e nella preparazione professionale. A Betlemme hanno un oratorio e un orfanotrofio ma gestiscono anche corsi per falegnami ed elettricisti e stanno promuovendo un progetto per sviluppare energie rinnovabili. Il rilancio economico della zona passa anche per il rinnovo dei vigneti sulle colline tra Betlemme e Gerusalemme. I Salesiani hanno una nota Cantina, la Cremisan, che produce i vini palestinesi e ne sta lanciando l’esportazione.
Colline che oltre le viti (simbolo dell’unione di Cristo con la Sua Chiesa “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto perché senza di me non potete fare nulla”) supportano il Muro, l’immensa costruzione atta a separare Gerusalemme da Betlemme e a questo proposito Salman passa inevitabilmente alla politica rivendicando la libertà: “Noi siamo occupati e la lotta per la nostra indipendenza è un diritto fondamentale che trova eco nel diritto internazionale. E continueremo con tutte le nostre forze a prescindere dal prezzo che dovremo pagare”. Determinato ma non ideologico, Salman non nasconde che ci sono frange radicali tipo Hamas che trovano sostegno anche da parte di alcuni cristiani e che “devono essere isolate”. “La maggior parte della gente vuole uno Stato democratico, Hamas invece vuole uno stato islamico, con la sharī‘a. Le scuole e le chiese cristiane che si trovano anche nelle zone controllate da Hamas devono operare per la democrazia e la pace”. Ma con sant’Agostino si deve ricordare che la pace non è solo assenza di guerra ma anche e soprattutto la tranquillità dell’ordine, cioè l’assenza della paura e la presenza di opportunità di lavoro e di vita.