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MATRIMONIO GAY

Silvio o Francesca, chi comanda in Forza Italia?

Dopo l'iscrizione all'Arcigay, ora una proposta di legge per regolarizzare i matrimoni omosex. Lo annuncia Francesca Pascale, consorte di Silvio Berlusconi e nuova paladina della battaglia Lgbt. Un altro colpo in un centrodesta ormai in stato confusionale. Ma chi comanda lì, Berlusconi o la Pascale?

Politica 21_07_2014
Francesca Pascale

Ora che l’incubo Ruby si è definitivamente sciolto e il Tribunale di Milano ha sentenziato che il bunga bunga non costituisce reato, l’ex Cavaliere Silvio Berlusconi dovrebbe tornare in sé, ripigliarsi e rimettere il cuore, ma soprattutto la testa, nel suo partito (come annunciava ieri sul Corriere della Sera). Ci sono le primarie da fare, c’è il “delfin prodigo” Alfano da riportare a casa insieme alla sua compagnia di collaborazionisti dell’Ncd da strappare a Renzi. Ma non solo: c’è da fare una bella pulizia anche nel villone di Arcore, dove la consorte, in questi ultimi mesi, ne ha combinata una più di Bertoldo. Approfittando dello spaesamento del consorte in attesa di giudizio, madame Francesca ha proditoriamente preso in mano le redini del gioco, si è pesantemente intromessa a distribuire a suo piacimento patenti di liberalità, ha imposto al partito insolite alleanze e accoppiamenti politici anche contro natura. Insomma, un casino che la metà basta. Mai come in questi mesi, Forza Italia è apparsa in preda a sbandamenti e derapate su tutta la linea: dai rapporti con il governo, alla riforma del nuovo Senato, fino al flirt con l’Arcigay e le promesse di nuove leggi sul tema.

La sciuretta di Arcore e il redivivo Alessandro Cecchi Paone, hanno riscritto e sovvertito l’agenda di Silvio, cacciando all'angolo leader di partito e parlamentari di lungo corso come Maurizio Gasparri e Daniela Santanché, sbeffeggiati e bacchettati peggio di due pischelli di bottega. Qualcuno, iscritto all’Ordine dei giornalisti a busta paga del Cavaliere, ha giocato sporco e si è prestato per puro divertimento (se no a che serve avere a disposizione un Giornale?) ad assecondare le voglie matte della first lady. Che anche ieri è tornata sull’argomento annunciando un disegno di legge firmato Forza Italia a favore delle coppie gay. Un progetto, dice la Pascale, che ha l’imprimatur di Silvio Berlusconi in persona. Nel dare lo storico annuncio, la signora coglie l’occasione per dichiarare la propria adesione al primo Calabria Pride della storia (urca che notizia!). La legge, dice lady Francesca, sarà preparata da un ufficio ad hoc di Forza Italia: «Si sta costituendo in Fi un dipartimento Libertà civili e diritti umani, una novità per la politica nazionale che ufficializzerà l’intenzione di Berlusconi di dare segnali forti e chiari in favore dei nostri concittadini Lgbt, delle loro famiglie e dei loro amici». Il primo «prodotto» di questo ufficio azzurro sarà l’atteso disegno di legge: «Uno dei primi compiti del dipartimento sarà la stesura del disegno di legge di Forza Italia sulle Unioni civili. Non si tratta di una battaglia di parte, ma di una richiesta trasversale di buon senso. Anche per questo, ho riconosciuto gli errori commessi in passato da molti esponenti del centrodestra che mi auguro si ispirino da qui in avanti ai principi liberali di rispetto di ogni singolo individuo contro ogni discriminazione di genere». 

Ecco, ormai la signora liberal parla come fosse la sorella della Thatcher, una suffragetta in ritardo sul treno della storia che si arroga pure il diritto di fare proclami e programmi a nome di tutto il partito. Davvero comico, poi, quel “ho riconosciuto gli errori commessi da molti esponenti del centrodestra”: è il primo pentimento e autodafé per conto terzi. Lei ha riconosciuto: questo basta e avanza per mandare fuori dalle balle tutti quelli che non vogliono riconoscere. Ma più che una Thatcher, Francesca Pascale assomiglia forse a Rossella O'Hara, quella che parlava troppo, prendeva troppe iniziative, si allargava a destra e a manca senza averne ruoli e titoli. Oppure, se non si vuole scomodare Hollywood e rimanere autarchicamente in Mediaset, alla compianta Mondaini di casa Vianello

L’ascesa mediatica e politica della ragazza napoletana, ex valletta di Telecafone, è partita da lontano: prendendo in mano le redini del menage domestico e dal fare piazza pulita dei tanti profittatori che s’aggiravano tra Palazzo Grazioli e la villa di Arcore. Ricordate l’epocale intervista a Oggi che impose la ragazza all’attenzione mediatica? La brava massaia raccontava di aver aperto le dispense e le celle frigorifere di Arcore scoprendo che molti fornitori facevano lucrose creste sugli acquisti, con quei fagiolini, passati alla storia, pagati 80 euro il chilo. Spendevano e spandevano senza nemmeno rispettare i gusti del padrone di casa: «Arrivavano grandi casse di pesce», racconta Francesca, «quando lo sanno tutti che il presidente non solo non lo mangia, ma prova fastidio anche solo per l’odore quando lo cucinano. Insomma, mancava una donna in casa». Poi è arrivata lei, che tra tanti falchi e colombe, si è messa addosso la pelliccia della iena. 

Qualcuno aveva sarcasticamente ribattezzato la rifondazione domestica della Pascale come primo esempio di “spending review”, anzi di “spending Dudù”, in onore dell’irresistibile love story di Silvio con l’ormai celebre barboncino bianco della consorte. Siccome Berlusconi le dice sempre di sì, anche stavolta ha dovuto obbedire e si è subito arreso al taglio dei fagiolini. Ma adesso, c’è in gioco qualcosa di più importante dei legumi pagati a peso d’oro, c’è in ballo l’identità di un partito che con queste iniziative estemporanee rischia davvero di finire a carte e quarantotto. Ok, il patto del Nazareno tiene, ma è con le altre questioni del Vangelo che Silvio fatica a tenere il passo.

Berlusconi, “l'anarchico valoriale”, come l’ha recentemente definito Giuliano Ferrara, che già aveva rifiutato l'apparentamento con la lista anti-abortista dell’Elefantino alle politiche del 2008, abbandona così il volgare machismo del barzellettiere anti gay per cedere alle sirene del relativismo. E non gli importa di arrivare buon ultimo a lisciare il pelo al senso comune e al relativismo del pensiero unico. Ma se tutto ciò può anche divertite Ferrara (beh, ai tempi del fallimento della sua lista prolife non la prese poi con tanta filosofia), occorre dire che, come in matematica, due cose sbagliate non ne fanno una giusta. E viene da chiedersi: perché questi liberali tutti d'un pezzo di Forza Italia non trovano modo, in tutti questi mesi, per pronunciarsi sulla liberticida legge Scalfarotto contro l'omofobia, che giunge a introdurre nella legislazione il reato d'opinione? 

Pascale detta la linea (che fine farà il povero Toti? Forse lo rispediranno a dirigere il Tg di Retequattro) e i sondaggi fanno il resto. Lo sappiamo: per Berlusconi le ricerche di mercato e le indagini sul consenso valgono più di tanti Patti con gli italiani, perché ha scoperto la forza dei sondaggi in politica quando ancora tutti gli altri stavano a distribuire i santini. Ma nell’ultimo anno e mezzo il Cavaliere si è lasciato troppo prendere la mano, fino subire a dolorose distorsioni. Gli “impresentabili” nelle liste fanno perdere voti? Via allora tutti gli indagati (tranne lui, of course). Il dramma di cani e gatti abbandonati in autogrill o costretti a far da cavie sui tavoli dei criminali vivisettori commuovono e indignano gli italiani? Ok, mandiamo subito la Brambilla ai cancelli degli allevamenti di beagle e bassotti per chiederne l’immediata liberazione. Così, il Califfato della vergine cuccia ha conquistato ogni angolo della maison e messo i sigilli ai locali degli scandali: dai bagni a specchio dove le olgettine si scattavano maliziosi selfie, alle tavernette degli spettacolini burlesque, ai dischi di Apicella, accatastati e messi al rogo nei barbecue di Arcore. Nessuno è stato graziato da donna Francesca, compreso il machissimo e nerboruto Putin che di passaggio a Palazzo Grazioli ha dovuto farsi fotografare mentre stralunato tira la pallina al peloso Dudù.

E dopo l’era duduista, eccoci ora quella della liberazione lesbo-gay. Cecchi Paone, per anni lasciato a miagolare in cuccia, è tornato baldanzosamente in scena, chiamato dalla signora a dare lezioni di tolleranza e di diritto arcobaleno al riottoso centrodestra. Davvero troppo. Almeno per quella parte di elettori che ancora credono nella famiglia fondata sull’amore tra uomo e donna, non si vergognano a manifestare pubblicamente che mamma e papà sono le parole più belle che la civiltà umana ha inventato e che diritti e libertà hanno il loro fondamento nella natura e non nei desideri assoluti e stravolti di una minoranza sociale e politica. 

Per quella parte di liberali e cattolici (ebbene sì, qualcuno spieghi alla coppia che le  due cose possono andare insieme) che hanno fatto una sonora pernacchia a presidenti a riposo, first lady e maestri direttori, salutando con soddisfazione la mozione approvata dal centrodestra in Regione Lombardia in difesa della famiglia «fondata sull’unione fra uomo e donna», oggi attaccata dall’ideologia gender e minacciata dalla proposta di legge sui matrimoni gay annunciata dal premier Renzi e ora replicata da Forza Italia. Con un messaggio che arriva forte e chiaro: su certe cose non si scherza e gli elettori non meritano di essere presi per i fondelli. Andate dunque a fare le vostre sparate da un’altra parte.

A questo punto, suona come imbarazzante il pronunciamento dell’amico Putin, quando non si vergognò di dire pubblicamente che: “Se Berlusconi fosse stato gay, i giudici non lo avrebbero toccato neppure con un dito”. Mah, non lo poteva certo sapere, ma riletta oggi dopo la sentenza di assoluzione piena e definitiva (c’è davvero di che essere contenti) del Tribunale di Milano, la profezia di Vladimir risulta alquanto inquietante: Silvio non è diventato gay, ma si è solo aggiunto alla lista degli amici e, come annuncia la signora Cecchi paonazza, metterà la sua preziosa firmetta sulla legge che sposerà lesbo e gay. Lo lasceranno finalmente in pace i giudici che da un decennio gli danno la caccia?