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PARLAMENTO

Si (non) vota sulla Consulta, ma in gioco sono le riforme

Nuova fumata nera per l'elezione dei giudici costituzionali. L'accordo raggiunto da Pd, Forza Italia e Area popolare sui nomi di Augusto Barbera, Francesco Paolo Sisto e Ida Angela Nicotra non è bastato ad assicurare i voti necessari all'elezione. Infatti, Barbera si è fermato a 504 voti, Sisto a 493 e Nicotra a 388. 

Politica 04_12_2015
Nuova fumata nera per l'elezione dei giudici costituzionali

Nuova fumata nera per l'elezione dei giudici costituzionali. L'accordo raggiunto da Pd, Forza Italia e Area popolare sui nomi di Augusto Barbera, Francesco Paolo Sisto e Ida Angela Nicotra non è bastato ad assicurare i voti necessari all'elezione. Infatti, Barbera si è fermato a 504 voti, Sisto a 493 e Nicotra a 388. Il candidato dei Cinque Stelle Modugno ha ottenuto 136 voti. É andata quindi a vuoto anche la ventinovesima votazione. 

Questa situazione di stallo prolungato, che sta pregiudicando il lavoro della Corte Costituzionale e sta allarmando non poco il presidente della Repubblica e i presidenti delle due Camere, ha una genesi chiara: il voto del febbraio 2013, che ha regalato un sostanziale pareggio tra centrosinistra, centrodestra e Movimento Cinque Stelle e che sta impedendo di raggiungere ampie maggioranze su adempimenti costituzionali come questo. É la riprova che Renzi, quando non può mettere la fiducia, fa fatica ad avere numeri rassicuranti per raggiungere gli obiettivi che si prefigge. Poi ci sono anche i personalismi. Il caso Pitruzzella, con la “polpetta avvelenata” che è stata confezionata per l’attuale presidente dell’Autorità Antitrust, ne è l’ennesima riprova. Rivalità, gelosie tra aspiranti, anche di uno stesso partito, scatenano una guerra sotterranea senza esclusione di colpi.

Ma da una lettura approfondita della situazione di impasse che si è determinata emergono anche altre motivazioni di natura squisitamente politica. I tre giudici costituzionali che saranno nominati, si spera al più presto, dovranno pronunciarsi nei prossimi mesi sia sul nuovo Senato sia sull’Italicum, riforme sulle quali il governo Renzi ha costruito la sua immagine di innovatore. Il premier vorrebbe che i tre dessero garanzie di condivisione dell’impianto di quelle riforme e che non le bocciassero. La Lega, forse più interessata alla presidenza della Corte dei Conti per uno dei suoi, sembra tirarsi fuori, ma in realtà è interessata alle votazioni per la Consulta. La sinistra dem vuole vendere cara la pelle a Renzi e quindi punta a sfiancarlo anche su partite come questa. Forza Italia continua a far votare l’avvocato Francesco Paolo Sisto, vicino a Berlusconi, che però non raccoglie consensi unanimi nel suo partito e non pesca nel bacino centrista.

Alla fine sembra che la golden share sia nelle mani dei grillini, che hanno provato a tentare il Pd, costringendolo a una trattativa che superasse l’attuale patto a tre tra Pd, Forza Italia e Area Popolare. «Se cadrà la candidatura di Francesco Paolo Sisto», hanno dichiarato alcuni esponenti del Movimento Cinque Stelle, «saremo disponibili a dialogare con le altre forze politiche per trovare una sintesi sui nomi dei tre giudici della Consulta». Da una parte, quindi, c’è chi continua a lavorare per una sorta di riedizione del Patto del Nazareno, che consenta ai principali partiti di destra e di sinistra (e ai centristi) di avere un proprio rappresentante nell’organo chiamato a vagliare la legittimità costituzionale delle leggi. Dall’altra parte, c’è chi, soprattutto all’interno del Pd, vuole scardinare questo disegno neocentrista sulla Consulta per aprire un tavolo di confronto con i grillini, in vista di un possibile accordo sui tre nomi.

Il Movimento Cinque Stelle, peraltro, sfruttando proprio le divisioni tra i principali schieramenti e all’interno di essi, sta puntando al massimo: riuscire a scegliere due o addirittura tutti e tre i giudici da nominare alla Corte. C’è chi addirittura vede nel sorteggio di quei tre nominativi l’unica soluzione per sbrogliare la matassa e garantire all’organo costituzionale di operare con la sua composizione completa. Una provocazione, che però fa riflettere sulla paralisi istituzionale che si sta vivendo in questi mesi, dovuta all’alto tasso di litigiosità che contraddistingue coalizioni incoerenti e friabili, aggregate attorno a posizioni di puro potere e insensibili alle incalzanti urgenze del Paese.