Sesso a scuola, dalla Croazia una bella lezione
La Corte Costituzionale croata boccia il decreto che aveva introdotto una iniziazione al sesso per i bambini già delle elementari. Riconosciuto il diritto dei genitori ad educare, come chiedevano le associazioni che avevano fatto ricorso. E in Italia...
Con una sentenza destinata a fare scuola anche oltre i confini croati, il 22 maggio 2013 la Corte Costituzionale della Repubblica di Croazia ha deciso di dichiarare anticostituzionale e quindi di abrogare il decreto che aveva introdotto nelle scuole elementari e superiori croate la cosiddetta “Educazione alla salute”, il cui quarto capitolo, intitolato “Parità di diritti di genere tra i sessi e comportamento sessuale responsabile” rappresentava un manifesto tentativo di sessualizzare i bambini fin dalla più tenera età e di convertirli alla visione del mondo dell’ideologia di genere, che rappresenta la giustificazione e glorificazione di tendenze sessuali disordinate e contronatura.
I giudici della suprema Corte non hanno valutato il programma del ministro Jovanovic dal punto di vista del suo contenuto, bensì prendendo in considerazione da un’ottica esclusivamente giuridica la procedura adottata dal governo per attuare questo programma, nonché l’osservanza o meno dei diritti dei genitori garantiti dalla Costituzione. Accogliendo nella loro interezza le osservazioni dei ricorrenti, rappresentati da singoli genitori e da associazioni civiche di genitori di ispirazione cattolica, i giudici hanno infatti osservato come lo Stato non abbia armonizzato in modo equilibrato i contenuti del programma di Educazione alla salute con il diritto costituzionale e la libertà dei genitori nell’educazione dei figli. Il processo di elaborazione e di implementazione del programma «è avvenuto secondo modalità che in parte non sono in armonia con i principi democratici che lo Stato è tenuto a rispettare e ad attuare». Tale processo «ha dimostrato un'evidente mancanza di approccio democratico e pluralistico».
Secondo i giudici costituzionali «è inaccettabile che l’emanazione di disposizioni di tale contenuto e valenza legale non sia stata preceduta dalla consultazione del parere del Consiglio dei Genitori, non sia stato coinvolto il Consiglio Nazionale per l’educazione e la formazione, e non si sia svolta neppure una discussione pubblica, soprattutto sull’educazione sessuale, pur sapendo che ciò avrebbe provocato delle controversie».
La Corte ha inoltre censurato il fatto che questa nuova materia di insegnamento sia stata inserita nel programma ad anno scolastico già avviato.
La sentenza rappresenta un durissimo colpo per il governo del premier Milanovic, soprattutto perché la Corte ha accusato senza mezzi termini l'esecutivo di avere attuato questo programma agendo alla stregua di un regime dittatoriale senza tenere conto delle più elementari regole di uno Stato democratico, e ignorando i diritti dei genitori garantiti dalla Costituzione e da numerosi trattati internazionali.
La dura lotta dei genitori croati, appoggiata fin dal primo momento dalla Chiesa cattolica e da altre comunità religiose, e coronata dal successo sancito da questa sentenza, traccia la strada da seguire nella lotta contro l'imposizione nelle scuole di programmi ispirati all'ideologia gender: la difesa a oltranza da parte dei genitori del loro diritto-dovere di educare i figli secondo i principi da essi scelti, e di potere quindi scegliere di non farli partecipare a corsi di indottrinamento all'ideologia gender anche quando questi vengono attuati, come sta per avvenire in Italia, con il pretesto della lotta alla cosiddetta omofobia.