Sessantotto e pedofilia, Benedetto XVI ha ragione
L’analisi di Benedetto XVI sulle cause della pedofilia è magistrale, perché è il relativismo che ha permesso di dire che in fondo “l’amore” tra adulti e bambini è una cosa positiva. La crisi di fede ha causato l’abbassamento morale. E poi c’è il fenomeno dei club omosessuali costituitisi nei seminari dagli anni ’60. Il papa emerito indica, in comunione con papa Francesco, la strada da percorrere in futuro, senza dimenticare chi siamo.
Appunti, un programma per il futuro. Per chi li legge e rilegge, sono delle pietre che per la durezza “fanno male”. Un’analisi lucida, senza mezze parole. Un discorso magistrale, che non si contrappone all’azione di papa Francesco, ma conferma e ripropone una lettura dell’abnorme fenomeno degli abusi sui minori nella Chiesa e nella società, a cui i critici osservatori non hanno fatto caso, eludendo il problema.
Un testo, che a differenza di altri, cita con chiarezza, senza ombra di dubbia interpretazione: la pedofilia. Benedetto XVI, in questi appunti, dice che nella fisionomia della Rivoluzione del Sessantotto - testuali parole - rientra anche il fatto che “la pedofilia sia stata diagnosticata come permessa e conveniente”. È il relativismo che ha permesso di dire che in fondo in fondo “l’amore” tra adulti e bambini è una cosa positiva. Come dargli torto su questa analisi della pedofilia, per ieri e per oggi, dove le lobby pedofile nel mondo hanno preso il sopravvento, e la sua “normalizzazione e accettazione” è palesemente evidente. Non sto a riportare migliaia e migliaia di portali pro-pedofilia e il sostenuto tentativo di normalizzazione e giustificare.
La Chiesa, nella sua bimillenaria esistenza, ha sempre combattuto la pedofilia e gli abusi sui minori; ma nei secoli è prevalsa la soffusa idea che “i panni sporchi” si dovessero lavare in famiglia offrendo più “garantismo” a chi si è macchiato di tali nefandezze. Dimenticando le vittime.
Le parole di Joseph Ratzinger analizzano con lucidità disarmante come la crisi di fede abbia generato l’abbassamento morale. Non solo: la crisi ha impedito ai cristiani di riconoscere il male, non farsi sedurre da esso, vivere da testimoni di vita nuova nel Signore. Per i progressisti, ripresentare l’itinerario catecumenale potrebbe essere antagonista a un’evanescente fede che invece di illuminare si adatta al politically correct. Un cattolicesimo senza identità, appunto evanescente, relegato in un rapporto privato, e quel “gridate dai tetti” si è tramutato nello: “State zitti nei sottoscala” (il virgolettato è una mia citazione!).
Benedetto ricorda come dagli anni ’60 agli ‘80 si siano costituiti dei club omosessuali, nei seminari e nei poli culturali teologici che, diciamolo pure, hanno offerto modelli nella formazione che oggi più di ieri sono di imbarazzo e di non facile soluzione: la lobby gay (come l'ha chiamata anche papa Francesco) e le tante, forse ormai troppe dichiarazioni di esponenti del clero, prelati, vescovi e cardinali, oltre che di laici, che non devono essere rese pubbliche. Non è un essere contro nessuno, ma almeno il tentativo di dire le cose come stanno, con onestà e ragionevolezza. Però, Benedetto XVI, come anche papa Francesco, lo ha detto e ribadito. È altissima la percentuale di sacerdoti con tendenze omosessuali che hanno abusato di minori, come anche eterosessuali. Non è spaccare il capello in più parti, ma è da ribadire - e pochi condividono - che l’abuso è abuso da qualunque parte provenga.
Avere fede in Dio che è amore. Ritornare a Lui con e nell’Eucarestia, fons et culmen della vita cristiana: già anche questa è una espressione antica, figuriamoci - pensa chi non crede - se gli abusi si risolveranno con questo ritorno alla fede autentica in Colui che fa nuove tutte le cose. La vita nel Signore, a ragion veduta, per noi sacerdoti e consacrati, per tutti i cristiani, non è paravento che copre la doppia vita, non è solo un ospedale da campo, la Chiesa, perché non si può rimanere sempre in ospedale, ma devo essere curato e guarito; devo annunciare che il peccato (che genera la morte) è stato sconfitto: va’ e non peccare più.
Dobbiamo fare di tutto per contrastare (estirpare è troppo!) ogni forma di abuso, la pedofilia, la pedopornografia e tutte quelle abiette forme di violenza e sfruttamento nella Chiesa e nella società.
L’intervento di Benedetto XVI, papa emerito, lo aspettavo e non lo ritengo (da parroco di periferia è da 30 anni che mi occupo di abusi sui minori) una “ingerenza” (così molti vaticanisti si sono espressi) che sta mettendo in “imbarazzo il Vaticano”, alimentando “tifoserie e sponde opposte” dei due Papi.
Non credo che alle vittime degli abusi interessino questi commenti contrapposti, proprio non credo. Riguardo alla lotta tra i progressisti e i conservatori, mi veniva in mente: “vi riconosceranno dall’unità e come vi amate”. Perché solo uniti si può contribuire a proteggere i bambini, nella Chiesa e nella società. Benedetto XVI ci ha indicato, con i suoi preziosi appunti, una strada tutta da percorrere sempre in avanti, non dimenticando chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. In profonda comunione con papa Francesco per l’azione da anni intrapresa, con impegno e con determinazione. Molto dipende anche dai suoi collaboratori e da tutta la comunità ecclesiale sparsa nel mondo.
Gli abusi e ogni forma di violenza, corruzione e malaffare nascono dalla crisi di fede; pur non dimenticando che la pedofilia è fenomeno lontano, non è un bene per i bambini, per i prediletti del Signore. Già, anche queste sono parole di un visionario, di un sognatore che ama e protegge i piccoli, i bambini e la Chiesa, Madre di tutti, anche se alcuni hanno pensato di sedere su una “cattedra di pestilenza” e non su una “cattedra d’amore”.
Leggere e approfondire questi appunti è un servizio che possiamo fare alle vittime del passato, del presente e speriamo mai del futuro. Non è da snobbare. Mi aspetterei dai teologi, dagli intellettuali, dagli addetti al fenomeno nella tutela dei piccoli e delle persone vulnerabili un intento chiaro e comune: la pedofilia e gli abusi sui minori sono un crimine, un reato, un peccato grave? Bisogna affermarlo.
Grazie Benedetto XVI, papa emerito. Grazie Francesco, papa.