«Servono voci che chiedano chiarezza su AL»
Il vescovo Schneider difende l'operato del professor Seifert, allontanato per aver rispettosamente chiesto chairezza su alcune frasi di Amoris Laetitia e auspica che altre voci, dopo i cardinali dei Dubia, si alzino per difendere la dottrina
Mons. Athanasius Schneider, vescovo ausiliare di Astana, e firmatario, insieme al prof. Josef Seifert e molti altri dell’Appello Filiale al Pontefice affinché facesse chiarezza su alcune affermazioni ambigue relative ad Amoris Laetitia, ha commentato in una lunga intervista con il sito cattolico OnePeterFive l’allontanamento di autorità del prof. Seifert dall’Accademia Internazionale di Filosofia a Granada, proprio per aver espresso, in maniera rispettosa, le proprie perplessità e timori su alcuni punti di Amoris Laetitia. E ha parlato anche del dovere di parlare, da parte di vescovi e cardinali, e della situazione attuale della Chiesa: una nave che rischia di affondare nella tempesta.
È un’intervista molto lunga e documentata, e consigliamo a chi padroneggia l’inglese di vederla sul sito originale.
Ne abbiamo tradotto alcuni brani, che ci sono sembrati di particolare interesse. Dice mons. Schneider: “Il professore Seifert ha compiuto un atto urgente e molto meritorio formulando pubblicamente e in modo rispettoso domande critiche riguardo ad alcune affermazioni di Amoris Laetitia evidentemente ambigue, considerando che queste affermazioni stanno causando un’anarchia morale e disciplinare nella vita della Chiesa, un’anarchia che è sotto gli occhi di tutti e che nessuno che usi la sua ragione e abbia vera fede può negare. La misura punitiva contro il professor Seifert da parte di un responsabile di un ufficio ecclesiastico non è solo ingiusta, ma rappresenta in fondo una fuga dal dialogo che è proclamato come la maggiore priorità nella vita della Chiesa nei nostri giorni. Un comportamento clericale del genere contro un vero intellettuale cattolico come è il professor Seifert, mi ricorda le parole con cui San Basilio il Grande descriveva una situazione analoga nel IV secolo, quando i chierci ariani hanno invaso e occupato la maggioranza delle sedi vescovili: “Una sola offesa è ora vigorosamente punita – l’accurata osservanza delle tradizioni dei nostri padri….le persone religiose restano silenziose, ma ogni lingua blasfema è scatenata”.
Mons. Schneider ricorda che la base dell’autentica unità nella Chiesa è la verità, un principio valido sin dai tempi apostolici. “Sin dall’inizio della Chiesa Dio ci ha mostrato l’obbligo di difendere la verità, quando è in pericolo di essere deformata da parte di un membro qualsiasi della Chiesa, anche se questo fosse pronunciato da parte del Supremo Pastore della Chiesa, come è stato nel caso di Pietro ad Antiochia. Questo principio della correzione fraterna dentro la Chiesa è stato valido in ogni tempo, anche verso il Papa e dovrebbe essere valido anche nei nostri tempi”. Ma oggi chi osa affermare la verità, anche se lo fa con rispetto “è classificato come un nemico dell’unità”.
La situazione nella Chiesa è critica, secondo mons. Schneider, che ha condiviso le osservazioni del professor Seifert e ha parole severe verso le persone come il card. Maradiaga e Schönborn che hanno criticato i cardinali dei Dubia. “Possiamo paragonare la situazione a quella di una nave in un mare tempestoso, in cui il capitano ignora gli ovvi pericoli, dove la maggioranza degli ufficiali si avvolge nel silenzio dicendo: ‘Va tutto benissimo nella nave che affonda’. Quando in tale situazione una piccola parte degli ufficiali della nave alzano la voce per amore della salvezza di tutti i passeggeri, loro sono grottescamente e ingiustamente criticati dai loro colleghi come dei guastafeste o degli ammutinati. Anche se lì per lì il capitano trova la voce dei pochi ufficiali fastidiosa, riconoscerà con gratitudine il loro auto più tardi, quando dovrà affrontare il pericolo, guardandolo in faccia, e quando apparirà davanti al Giudice divino”. Saranno ricordati nella Storia con gratitudine i nomi di quei pochi ufficiali che parlarono; “ma non quelli di coloro che per opportunismo, ignoranza o servilismo hanno taciuto hanno assurdamente criticato chi ha agito in quella nave che affondava”.
Ora che due cardinali, dei quattro firmatari dei “Dubia” sono scomparsi, è necessario che altre voci si levino per chiedere al Pontefice una parola di chiarezza: “Spero che sempre più cardinali, come gli ufficiali di quella nave nel mare in tempesta, uniranno ora le loro voci a quella dei quattro cardinali, senza tenere conto della lode o del biasimo”. C’è il rischio che esprimendo perplessità si esca dalla comunione con la Chiesa? Mons. Schneider risponde così:
“Quando sacerdoti e laici rimangono fedeli all’insegnamento costante e immutabile e alla pratica dell’intera Chiesa, sono in comunione con tutti i papi, i vescovi ortodossi e i santi di duemila anni, e in particolare comunione con San Govani Battista, San Tommaso Moro, San John Fisher e gli innumerevoli coniugi abbandonati che sono rimasti fedeli al loro voto matrimoniale”.