Sergio, il grande pacificatore
Il principale tratto distintivo di Sergio Mattarella ieri alla Camera è parso quello del grande pacificatore, di colui che riesce a promuovere l’unità nazionale rinsaldando il patto sociale e stemperando le divisioni e le asprezze tra le forze politiche. La presenza di Silvio Berlusconi ieri al Quirinale ne è la riprova.
Quali i passaggi più significativi del discorso di insediamento del nuovo Presidente della Repubblica? Gli osservatori e i commentatori ufficiali sono stati pressochè unanimi nell’elogiarne la sobrietà, il rigore morale, la proiezione europea, l’attenzione agli ultimi, il richiamo alla responsabilità. Il principale tratto distintivo di Sergio Mattarella ieri alla Camera è tuttavia parso quello del grande pacificatore, di colui che riesce a promuovere l’unità nazionale rinsaldando il patto sociale e stemperando le divisioni e le asprezze tra le forze politiche.
La presenza di Silvio Berlusconi ieri al Quirinale ne è la riprova. Il clima era assolutamente disteso, pare ci sia stato un invito personale e diretto da parte di Mattarella al leader di Forza Italia, implicitamente riconosciuto come uno dei soggetti decisivi per il processo di riforme avviato nel 2014 e del quale il nuovo inquilino del Colle ha auspicato una celere e positiva conclusione.
Il nuovo Capo dello Stato ha indicato quelli che saranno i due fari del suo settennato: la difesa dell’unità nazionale e della Costituzione italiana; la coltivazione dell’ideale europeista, nella speranza che l’unità europea si consolidi anche sul piano strettamente politico, e non solo monetario.
La parola speranza è stata adoperata spesso da Mattarella nel suo discorso di insediamento, soprattutto con riferimento a giovani, donne, malati, soggetti deboli, nuovi poveri. Positiva la sottolineatura dell’importanza del pluralismo dell’informazione, essenza della democrazia, e della necessità di colmare il divario digitale tra chi usa le nuove tecnologie e chi risulta ancora marginale nei processi di estensione della cittadinanza elettronica. Il richiamo all’articolo 3 della Costituzione e al principio di uguaglianza formale, ma soprattutto sostanziale, è apparso cruciale nelle parole di Mattarella, che rilancia il concetto di politica come servizio al bene comune e come attività virtuosa di una democrazia che non è mai una conquista definitiva, bensì «va inverata continuamente».
La crisi, come ha ricordato il nuovo Presidente della Repubblica, ha fiaccato l’economia e ora occorre certamente tenere i conti in ordine, ma nel contempo consolidare la crescita e promuovere lo sviluppo, soprattutto in termini occupazionali, al fine di non rubare il futuro ai giovani.
Per creare una cornice che favorisca questa rinascita del Paese diventa fondamentale riscoprire un senso forte della legalità, contro la corruzione dilagante e la criminalità diffusa.
Ma che previsioni si possono fare circa il profilo che Mattarella terrà nei prossimi sette anni? C’è da supporre che possa rivelarsi, nel medio periodo, meno interventista del suo predecessore. La centralità del Parlamento, ribadita dal nuovo Capo dello Stato ieri all’assemblea plenaria che lo ha eletto, sarà per lui una stella polare. Lui si candida ad essere “arbitro imparziale”, a patto che i giocatori lo aiutino “con la loro correttezza”. Un modo elegante per chiedere alle forze politiche di alimentare la dialettica con accenti anche critici, ma mai scorretti e irriguardosi nei confronti degli avversari.
In realtà, nel discorso di Mattarella, si può leggere anche un velato monito al governo, affinché rispetti il carattere parlamentare della nostra democrazia e non cerchi di bypassare le camere con il ricorso alla decretazione d’urgenza. Certe leggi che riguardano tutti i cittadini non è bene che si facciamo a colpi di maggioranza, con il semplice pretesto dei tempi ristretti. L’approfondimento e la ponderazione possono essere, al contrario, garanzia di equilibrio e di saggezza nell’emanazione dei provvedimenti legislativi.
Positivo il riferimento, nelle parole di Mattarella, al caso dei Marò, tema del tutto ignorato da Giorgio Napolitano nel suo ultimo discorso di fine anno, circa un mese fa.
Molto “moroteo”,infine, l’approccio del nuovo Presidente alle questioni etiche. Da una parte l’auspicio di un maggior sostegno alla famiglia, da lui definita «risorsa della società»; dall’altra, la declinazione del concetto di libertà «come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nella sfera personale e affettiva», che appare come un’apertura alle coppie di fatto e ad altre forme di famiglia diverse da quella naturale. Vedremo come si comporterà il governo in questo ambito e come reagirà Mattarella di fronte a eventuali normative di riconoscimento delle unioni civili.
In generale bisognerà verificare nei prossimi mesi se tale approccio dialogante a 360 gradi, mostrato da Mattarella in queste ore e assai gradito al centrodestra, possa infastidire quei settori del Pd antirenziano che speravano nel definitivo tramonto del Patto del Nazareno e che vorrebbero condizionare il premier costringendolo a rivedere il testo dell’Italicum e quello della riforma del Senato. In altri termini, la minoranza dem presenterà il conto a Renzi ora che i rapporti tra Palazzo Chigi e Berlusconi si sono raffreddati? Nel giro di qualche settimana si capirà anche questo.