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APPUNTAMENTI

Sentinelle in quattro piazze italiane

Bergamo, Cremona, Riccione, Treviso: sono le quattro città in cui le Sentinelle in Piedi scenderanno in piazza per manifestare in silenzio contro il progetto di legge sull'omofobia, che vuole limitare la libertà di espressione.

Famiglia 18_01_2014

Pubblichiamo il comunicato stampa delle Sentinelle in Piedi, relativo agli appuntamenti di questo fine settimana.

Che domani, se venisse approvato il ddl Scalfarotto, la libertà d’espressione sarà fortemente a rischio lo conferma il fatto che già oggi, per il solo fatto di stare fermi e in silenzio, si viene accusati di omofobia. E mentre le Sentinelle in Piedi scendono in questo fine settimana in quattro piazze italiane per dire no a questo disegno di legge, a Bergamo e Cremona sono state organizzate due contro-manifestazioni in cui le Sentinelle in Piedi sono presentate come movimento omofobo o ancora omofobi di nuova generazione. Sta dunque succedendo esattamente quello che le Sentinelle in Piedi vanno denunciando da mesi con la loro presenza silenziosa nelle piazze.

Presentato come necessario per fermare atti di violenza nei confronti di persone con tendenze omosessuali, il ddl Scalfarotto, già approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato,  è invece incostituzionale in quanto non specifica cosa si intenda per omofobia e dunque potrebbe essere denunciato, e rischiare fino a un anno e mezzo di carcere, chiunque si dica contrario alle adozioni da parte di coppie formate da persone dello stesso sesso o sostenga che la famiglia sia fondata sull’unione tra un uomo e una donna.  

Gli appuntamenti del fine settimana:

Bergamo sabato 18 gennaio alle 16:30 sul Sentierone

Cremona domenica 19 gennaio alle 16:30 in Piazza Duomo

Riccione domenica 19 gennaio alle 16:00 in Piazzale Giardini dell’Aba

Treviso domenica 19 gennaio in Piazza dei Signori alle 16:00

Ritti, silenti, con un libro in mano simbolo di formazione continua, vigiliamo sulla realtà, su chi legifera e chiediamo che la libertà d’espressione, sancita anche dalla Costituzione, non venga messa in discussione da un da una testo che è un capolavoro di ambiguità. Il provvedimento in discussione è infatti un compromesso fatto da un lato per far credere che chiunque possa divulgare le proprie idee se si agisce all’interno di un’associazione – tramite il famoso emendamento Gitti- , e dall’altro per tranquillizzare la lobby gay poiché le opinioni contrarie potranno essere espresse soltanto a porte chiuse, e dunque solo all’interno di partiti, associazioni o organizzazioni religiose.

Negli ultimi giorni in risposta ai nostri appuntamenti nelle piazze a Bergamo e a Cremona sono state organizzate due contro manifestazioni dal titolo “Rompiamo il silenzio”, poiché il solo fatto di opporsi silenziosamente ad un disegno di legge viene considerato omofobia. Questo non è che la conferma di quello che andiamo denunciando da mesi: se l’omofobia non è definita, qualunque cosa detta può essere considerata arbitrariamente come omofoba. E se oggi il solo stare fermi in silenzio è considerato atto omofobo, cosa succederà domani se la legge passerà?

A chi vorrebbe “Rompere il silenzio” rispondiamo con le parole di Jean Pier Delaume Myard, omosessuale che in Francia si è opposto alla legge Taubira sul matrimonio tra persone delle stesso sesso. Portavoce nazionale della Manif pour tous Francia, negli scorsi giorni ha saputo della contro-manifestazione in terra orobica e ha scritto alle Sentinelle in Piedi di Bergamo un messaggio che verrà letto integralmente sabato sul Sentierone. «Bisogna rompere il silenzio per dire che gli omosessuali non hanno nulla a che vedere né da vicino né da lontano con la lobby gay che ha il solo scopo di voler distruggere la famiglia. Bisogna rompere il silenzio per dire che non possiamo ragionevolmente accettare di privare un bambino dei suoi riferimenti sociali. […] Ma rompere il silenzio non vuol dire provocare la violenza, rompere il silenzio non vuol dire utilizzare parole astiose.[…] Voi Sentinelle Siate rassicurate che l’insieme degli omosessuali non ha nulla a che vedere con questa lobby gay aggressiva perché non è l’orientamento sessuale che guida la nostra vita, bensì il nostro stato di cittadini integralmente.»