Sentenza woke: anche donne nelle confraternite maschili
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Dopo 16 anni di battaglia una donna vede riconosciuto dalla Corte costituzionale spagnola il diritto di entrare in una confraternita di uomini. Il principio della non discriminazione vince su tutto, anche sul buon senso. E può minare la libertas Ecclesiae. L'allarme dell'Observatorio libertad religiosa alla Bussola.
La Corte Costituzionale spagnola, sempre più palesemente manipolata dal premier socialista Pedro Sanchez, decide di tutelare una credente esclusa da una confraternita per soli maschi di Tenerife ed impone un pericoloso principio di non discriminazione, che potrebbe portare alla possibile riscrittura delle migliaia di statuti delle confraternite laiche, alla violazione delle regole monastiche, alla abolizione delle scuole di soli maschi o sole femmine e persino, in via di principio, alla richiesta di accogliere le donne nella chiesa come diaconesse e sacerdotesse.
La Corte Costituzionale spagnola, ampiamente in sintonia con i socialisti in questi anni, con una decisione sconcertante e scandalosa dello scorso 5 novembre, ha ritenuto che la decisione della confraternita della “Schiavitù Pontificia, Reale e Venerabile del Santo Cristo” di La Laguna, nell’isola di Tenerife, di non consentire l'incorporazione di María Teresita Laborda tra i suoi membri, sia contraria al diritto alla non discriminazione.
La ricorrente si batteva dal 2008 contro il veto femminile nelle associazioni religiose, in rappresentanza di 35 donne che sono state escluse sia dalla confraternita che dal giudizio successivo del vescovado. Quattro secoli dopo la sua creazione, la confraternita è una Associazione Pubblica di Fedeli fondata nel 1545, gli aderenti hanno difeso la sua storia e tradizione che la vuole creata e partecipata da soli “gentiluomini" e, si specifica nel primo articolo dello statuto, si tratta di «un'associazione religiosa di cavalieri, costituita per promuovere tra i suoi associati una vita cristiana più perfetta, l'esercizio di opere di pietà evangelica e l'aumento della devozione e del culto alla Sacra Immagine di Nostro Signore Crocifisso» e non permette dunque l'ingresso delle donne.
La signora Laborda aveva già presentato e viste approvate le proprie ragioni con i suoi ricorsi nei tribunali locali, da parte sia del Tribunale di Primo Grado di Santa Cruz de Tenerife che del Tribunale Provinciale. Entrambe le corti avevano emesso sentenze che riconoscevano il diritto delle donne di aderire alla organizzazione laica religiosa senza alcuna discriminazione. Successivamente, la Corte Suprema aveva nel 2021 accolto un ricorso della confraternita nel 2021. Allora, la Corte aveva ritenuto che il diritto del ricorrente alla non discriminazione fondata sul sesso non fosse stato violato, né lo era il suo diritto di associazione e non gli fosse stato causato alcun danno dalla decisione di non accettarla tra i membri della confraternita, proponendo alle donne di creare una propria associazione religiosa con gli stessi scopi.
Tre anni dopo, la Corte Costituzionale ha concordato invece con la signora Laborda, e le donne da lei rappresentate, concludendo che la sentenza della Corte Suprema «è contraria al diritto alla non discriminazione sulla base del genere e al diritto di associazione» sancito dalla Costituzione. Con questa sentenza, la Corte pur riconoscendo a un'associazione privata il diritto di scegliere liberamente i propri membri, stabilisce anche che «questo potere non può implicare una discriminazione sulla base del sesso quando l'associazione detiene una posizione "privilegiata" o "dominante" in campo economico, culturale, sociale o professionale, per cui la mancata appartenenza a tale associazione comporta una violazione oggettiva degli interessi delle donne in questi ambiti».
Questo è ciò che accade, secondo i giudici socialisti e costituzionali, nel caso della confraternita della “Schiavitù del Santo Cristo” di La Laguna, vista la sua importanza a Tenerife.
Ora per i confratelli e per la stessa diocesi di Tenerife è possibile ricorrere contro la pronuncia della Corte costituzionale davanti alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, anche se in ogni caso, un ricorso non sospenderebbe l'esecuzione della decisione giudiziaria. L’estrema gravità di questa sentenza woke, improntata ad una giurisprudenza assolutamente creativa, risiede nella decisione della Corte di estendere il divieto di non discriminazione, molto chiaro nello spazio pubblico, anche nella sfera privata e delle associazioni ed organizzazioni religiose di carattere privato.
Maria Garcia, presidente dell'“Observatorio libertad religiosa” di Spagna, contattata da La Bussola, ha confermato le gravi preoccupazioni per la sentenza, perché essa «può violare il diritto alla libertà religiosa se si crea un precedente e solo le istituzioni religiose maschili o femminili sono costrette ad ammettere donne o uomini. Anche alcune scuole religiose solo per ragazzi o ragazze sono costrette a diventare miste o, in caso contrario, perdono il sussidio (la maggior parte sono sovvenzionate, cioè istituzioni private ma che ricevono parte del denaro pubblico). Una sentenza che può avere un impatto negativo su altre confraternite e organizzazioni religiose e rappresenta un pericolo per la loro autonomia e libertà».